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Finanza islamica vs finanza convenzionale

Davidia Zucchelli
International Research Network – Dir. Studi e Ricerche

Istituto di Scienze Religiose
Milano, 22 maggio 2021

Agenda

2

3 Strumenti di raccolta e di finanziamento: caratteristiche analoghe ma diverso utilizzo
1 Economics of religions e Finanza Islamica

Operatori: banche e altri intermediari finanziari.
Lo shadow banking

1

4 Il grado di inclusione finanziaria

5 Fintech e Prospettive

Economia e credo religioso: quale relazione?

Economia e religione: un legame storicamente molto forte
«Economics and religion are closer than some might believe”, Sriya Iyer, The
New Economics of Religion, Journal of Economic Literature, n. 54, 2016.
“The more polarized the system of ethical religious and political beliefs, the
more help the economic development of a State”, L. Kian, Political and
Religious Contributions in Economic Development, Integrated Journal of
Business and Economics, 2018.
Criticità
È difficile includere nei modelli economici le variabili di fede (partecipazione
funzioni, …), ma
«believing matters more than belonging», poiché il credere sostiene (ovvero
può frenare) la crescita e il progresso economico, misurato
dall’atteggiamento verso la cooperazione, le autorità, la donna, il diritto, il
risparmio. Ma forse l’elemento fondamentale che supporta l’economia è la
fiducia, nell’uomo in sé stesso, negli altri e nelle istituzioni.

2

Finanza convenzionale vs finanza islamica

Confronto fra due diverse visioni della vita e dell’Uomo
non si tratta di un confronto fra specifici strumenti tecnici né delle modalità di
implementazione ma di un diverso modo di concepire l’economia e i suoi
strumenti (denaro, …), le sue finalità, la posizione dell’Uomo, …
La storia
Capitalismo e banche occidentali affondano le radici nei secoli.
Pur avendo alle spalle una grande tradizione, specie commerciale, la
finanza/economia islamica è esperienza relativamente recente, non ancora
chiaramente delineata (nei principi, strumenti tecnici, …), considerata – al suo
interno – ancora «in laboratorio».
L’attuale crisi di identità del pensiero islamico, in un contesto definito di
Islamic resurgence, emerge anche in economia/finanza.
Differenziazione
Interpretazione delle fonti (p. Paolo Nicelli).
Territoriale: prima sostanziale distinzione fra sciiti e sunniti.

3

Globalizzazione ed emigrazione (le rimesse)
L’emigrazione non è fuga o diserzione, anzi, nell’Islam è un’azione positiva, uno
strumento di (auto)correzione. I paesi del Golfo sono importanti generatori di rimesse,
soprattutto verso i paesi asiatici. I paesi con reddito basso (EG, BH, PK, PH) ricevono
consistenti flussi di rimesse, dagli stessi paesi del Golfo e dalle economie avanzate. In
Iran ed Indonesia i flussi sono minimi.

Fonte: elaborazioni ISP su dati World Bank

Rimesse dei migranti
(flussi in % sul PIL, 2019)

00
02
04
06
08
10
12
14

EG IND IR KW MY BD BH OM PK PH QA SA TY UAE

Inflows Outflows

4

Finanza islamica: diffusione nel mondo

Nota: *MESA comprende Afghanistan, Bangladesh, Iran,
Iraq, Jordan, Lebanon, Maldives, Palestine, Pakistan e Sri
Lanka. Fonte: elaborazioni ISP su dati IFSB

Fonte: elaborazioni ISP su dati IFSB

FI: ripartizione del TA per area geografica

(%, 2019)

FI: ripartizione del TA per paese

(%, 2019)

I paesi del Golfo coprono la quota più elevata sul TA delle banche del mondo
(45.4%, 2019). L’area Middle East and South Asia (MESA) copriva il 26%, mentre il Sud
Est asiatico rappresentava il 23.5%. Pur sommando Nord Africa e Sub-Sahara, la
quota risulta marginale (1.6%). Fra i singoli paesi, la quota più elevata è riferita all’Iran
(circa 29% del totale), seguito dall’Arabia Saudita (25%).

Paesi del
Golfo 45,4

MESA* 25,9
Sud Asia 23,5

Africa 1,6 altri 3,6

Iran 28,6

Arabia S.
Malesia 11,1 24,9
EAU 8,7
Kuwait 6,3
Qatar 6,1
Turchia 2,6
Bangladesh 2,1
Indonesia 2
Bahrain 1,8 Pakistan 1,1

Giordania
0,7

Sudan 0,6

Oman 0,7 Egitto 0,8 altri 2
5

Finanza islamica: volumi e quote % su totale nazionale
In Iran e Sudan (Stato islamizzato) la quota è 100%. Fra gli altri paesi non vi è perfetta
corrispondenza fra le dimensioni del settore (misurato in mld USD) e la quota delle
banche islamiche. L’Arabia S. mostra una quota significativa (60%), e volumi elevati
(circa 450 mld). In Kuwait la quota è al 50%. Turchia e Indonesia mostrano quote
modeste rispetto al sistema convenzionale (attorno al 6%). In Egitto è irrisoria (4%).

Fonte: elaborazioni ISP su dati IFSB

Banche islamiche

(TA e quota % sul TA del sistema bancario del paese, 2019)

0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100

0
100
200
300
400
500
600

Iran
Arabia S.
Malesia
EAU
Kuwait
Qatar
Turchia
Bangladesh
Indonesia
Bahrain
Pakistan
Giordania
Sudan
Oman
Egitto

mld USD

Assets mld USD Quota mercato su tot del paese (sc.ds., %)

6

Agenda

2

3 Strumenti di raccolta e di finanziamento: caratteristiche analoghe ma diverso utilizzo
1

Operatori: banche e altri intermediari finanziari.
Economics of religions e Finanza Islamica

7

4 Il grado di inclusione finanziaria

5 Fintech e Prospettive

Finanza ed intermediari finanziari: un uguale ruolo?

Economia vs finanza. Mons. Ravasi: «Economia non è sinonimo di finanza, caso
mai quest’ultima ne è uno strumento» e, citando Amartya Sen, «l’economia
deve tornare ad essere una scienza umanistica che ha come base la filosofia
morale».

Banche vs banking («il banking è necessario, ma non le banche», B.Gates 1994)
Sistemi finanziari bancocentrici (dove il ruolo delle banche è prevalente, es.
Europa, e nei paesi islamici), e sistemi finanziari orientati ai mercati (es. paesi
anglosassoni). Nei paesi islamici, oltre alle banche vi sono enti per microcredito,
mentre altri intermediari (takaful,…) si vanno diffondendo con gradualità.
Fintech. Intermediari finanziari digitali («social media platforms may be the banks
of the future», World Economic Forum). Come incide sulla relazione con la
clientela?

8

Assets finanziari per tipologia di intermediario e segmento

Nota: dati riferiti a 21 paesi+ area euro.
Fonte: elaborazioni ISP su dati FSB

Fonte: elaborazioni ISP su dati IFSB

Finanza convenzionale

(2019)

Finanza islamica
(2019)

Le banche svolgono un ruolo prevalente nella finanza islamica con oltre il
70% del TA. I sukuk (cartolarizzazioni) coprono oltre il 20%, e la loro quota va
rapidamente rafforzandosi, anche sui mercati internazionali.

Banche
39%

Altri interm.
30%
Assicurazioni
9%
Fondi Pens.
9%

BC
13%

Banche TA
72,4%

Sukuk 22,3%

Fondi Isl.
Assets 4,2% Takaful 1,1%

9

Banche islamiche: modalità di presenza

La presenza islamica in un sistema bancario si realizza in tre forme alternative, a
seconda del grado di islamizzazione.
Alcuni paesi hanno islamizzato i propri sistemi finanziari, quali il Pakistan, Iran e
Sudan.
I più numerosi, dove si registra una presenza significativa di banche
islamiche, consentono la contemporanea presenza di banche islamiche e di
banche convenzionali, quali l’Indonesia e la Malesia. Una presenza
significativa si registra anche in Turchia, Siria e Giordania.
In altri paesi le banche convenzionali hanno costituito, soprattutto in UK,
società denominate Islamic Windows o società “gemelle” in grado di offrire
sia in Europa che nei paesi islamici servizi conformi alla legge islamica.
rispettando la separazione del fondo islamico e di quello convenzionale,
nonché dei rispettivi sistemi informativo e contabile.
Non mancano tuttavia le critiche sulla possibilità di emettere prodotti islamici
da parte di banche convenzionali. Nel 2011 il Qatar lo ha vietato, come ha
vietato l’apertura di Islamic windows.

10

Banche islamiche in Europa

Presenza prevalente a Londra. Nel mondo risultano operative 235 banche, di cui
9 nei 27 paesi dell’Unione Europea (fonte Bankscope).
Nell’Est Europa la prima banca islamica, Bosna Bank International (con 23 filiali
nel paese a fine 2020), è stata costituita in Bosnia nel 2000, da parte della Islamic
Development Bank.
L’insediamento della finanza islamica incontra vari ostacoli:
Storicamente, la modesta presenza di musulmani sul territorio. La
globalizzazione e l’emigrazione rappresentano importanti drivers per la
crescita del comparto.
Un ulteriore fattore limitativo è dato dalla mancanza di persone specializzate
nel settore finanziario.
Non meno importante è stato l’effetto negativo che la denominazione
“islamico” ha avuto dopo l’attentato dell’11 settembre.
I singoli governi non supportano di fatto la diffusione di tale attività.
Manca una regolamentazione specifica. Le banche islamiche debbono
pertanto rispettare la normativa relativa alle banche convenzionali.

11

Lo shadow banking nell’Enciclica OePQ
Par. 29. Non è più possibile ignorare fenomeni quali il diffondersi nel mondo di
sistemi bancari collaterali (Shadow banking system), i quali, benché
comprendano al loro interno anche tipologie di intermediari la cui operatività
non appare immediatamente critica, di fatto hanno determinato una perdita di
controllo sul sistema da parte di varie autorità di vigilanza nazionali e quindi, di
fatto, hanno favorito in modo sconsiderato l’uso della cosiddetta finanza
creativa, nella quale il motivo principale dell’investimento di risorse finanziarie è
soprattutto di carattere speculativo, se non predatorio, e non un servizio
all’economia reale. Ad esempio, molti convengono che l’esistenza di tali sistemi
“ombra” sia una delle principali concause che hanno favorito lo sviluppo e la
diffusione globale della recente crisi economico-finanziaria, iniziatasi in USA on
quella dei mutui subprime nell’estate del 2007.
Par 22. Un grande aiuto, allo scopo di evitare crisi sistemiche, sarebbe delineare
una chiara definizione e separazione, per gli intermediatori bancari di credito,
dell’ambito dell’attività di gestione del credito ordinario e del risparmio da
quello destinato all’investimento (…). Tutto ciò allo scopo di evitare il più possibile
situazioni di instabilità finanziaria.

Banche Interconnessioni Altri intermediari

12

Agenda

2

3 Strumenti di raccolta e di finanziamento: caratteristiche analoghe ma diverso utilizzo
1

Operatori: banche e altri intermediari finanziari.
Economics of religions e Finanza Islamica

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4 Il grado di inclusione finanziaria

5 Fintech e Prospettive

L’operatività delle banche islamiche: principi

Modello client-partner. La banca
partecipa ai progetti imprenditoriali, e può
essere promotore di iniziative di business e
partner attivo con le imprese clienti.
Nell’attivo si trovano oltre al capitale
circolante, le partecipazioni della banca
nelle imprese che comportano una
condivisione degli utili e delle perdite
sempre in conformità con i principi della
sharia (specie i contratti mudarabah,
musharaka, murabaha). È diffuso il
modello leasing. Il finanziamento della
casa prevede l’acquisto da parte della
banca.

Dep. a vista in c/c non remunerati: tre tipi:
l’amanah o trust deposit (banca
fiduciario (trustee), il qard hassan o good
loan e il wadiah o safe deposit (contratto
di custodia, la banca restituisce il denaro
su richiesta del cliente). Banca
autorizzata a investire il denaro
depositato in attività Sharia-compliant,
non corrisponde interesse né profitti con i
depositanti, ma solo doni (hiba);
Dep. partecipativi per impiego in attività
rischiose (restricted o unrestricted);
Dep. partecipativi speciali con
partecipazione ai risultati.
ATTIVO PASSIVO

Anche le banche islamiche ricevono i depositi e finanziano la clientela, imprese e
famiglie, ma con rilevanti specificità. Non è previsto – nella quasi totalità dei casi –
l’obbligo di rimborso/non vi è debito. Il modello di finanza islamica si basa sul
principio profit and loss sharing (PLS) cioè sulla partecipazione agli utili e alle perdite
derivanti dagli investimenti dei propri clienti.

14

I depositi: caratteristiche e finalità

Drivers della crescita
Non sono consentiti gli interessi, ma è prevista la partecipazione ai risultati
della banca. Rispetto ai paesi occidentali, con interessi bassi e in calo, questo
può aver rappresentato un fattore di sostegno dei depositi da parte della
clientela, famiglie e imprese, allettata piuttosto dai risultati attesi dalla banca.
Entrano nel sistema dei pagamenti.
Finalità di custodia, ma divieto di tesaurizzare. L’accumulazione di risorse
finanziarie non è consentita dalla legge islamica. Il denaro ha valore cioè non
in sé, ma solo come strumento utile per lo sviluppo e la crescita, e non può
essere accantonato, deve essere fatto circolare.
Nei paesi islamici specie quelli meno ricchi permane la necessità di attuare
strategie di mobilizzazione delle risorse finanziarie.
Entrambi queste funzioni – custodia e mobilizzazione – assumono una rilevanza
notevole in genere nei paesi emergenti, che ancora sono impegnati nella
implementazione della propria struttura industriale e produttiva.

15

Il divieto di corresponsione degli interessi

Definizione. Il termine arabo riba letteralmente significa “incremento”, “eccesso”,
“crescita”. La nozione di riba è stata ampiamente studiata e dibattuta fra le
scuole giuridiche islamiche con una pluralità di interpretazioni e spiegazioni. Tutte
le religioni monoteiste hanno condannato l’usura.
Obiettivo. L’istituzione del riba risponde all’obiettivo di conseguire condizioni di
equità e giustizia economico-sociale prevenendo ogni forma di privilegio,
attraverso l’ottenimento di rendite finanziarie, senza una partecipazione
lavorativa.
Protezione dei poveri. Poiché la ricchezza e gli assets generano interessi, il povero
non può ottenere interessi ed accumulare ricchezza. Il ricco può generare
ricchezza dalla ricchezza, tramite appunto gli interessi.
La condivisione dei rischi e dei risultati consente di ottenere un beneficio
comune. Tutti partecipano al rischio di default e sono spinti a lavorare insieme
verso un obiettivo comune. Le parti e la società tutta sono protette da attività
fraudolente e da tensioni sociali.
Dubbi. Alcuni aspetti sono tuttora in discussione, quali: il divieto riguarda solo gli
interessi composti e non l’interesse semplice, solo le imprese, anche i mussulmani
che vivono in paesi non islamici, …?

16

Agenda

2

3 Strumenti di raccolta e di finanziamento: caratteristiche analoghe ma diverso utilizzo
1

Operatori: banche e altri intermediari finanziari.
Economics of religions e Finanza Islamica

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4 Il grado di inclusione finanziaria

5 Fintech e Prospettive

L’inclusione finanziaria

L’inclusione finanziaria si riferisce alla possibilità di accedere ai servizi finanziari e
quindi in primo luogo ad avere un conto corrente bancario. Il grado di
inclusione finanziaria in altre parole è misurato dalla quota di individui ed
imprese che si avvalgono di servizi finanziari.
Inclusione finanziaria ed accesso ai servizi finanziari non sono sinonimi. La
mancanza di utilizzo non significa necessariamente impossibilità di accesso.
Taluni possono avere accesso ai servizi finanziari – a prezzi adeguati – ma non se
ne avvalgono a causa dei costi eccessivamente elevati o per la presenza di
altre barriere (regolamentari o altro).
Escluso pertanto è colui che – non per sua volontà – non può accedere ai
servizi finanziari.

OePQ riferimenti nel testo
par. 12 (generico) (nella promozione di ciò che serve al compiuto sviluppo di
ciascuna persona umana e della società tutta).
Fratelli tutti
par. 130 (necessità di consentire a tutti di aprire un conto).

18

Fonte: Banca Mondiale
L’inclusione finanziaria

Inclusione
finanziaria

Possibilità di usare
servizi finanziari:
– Prossimità
– accessibilità

Prodotti e servizi
adeguati in linea con i
bisogni dei clienti

Utilizzo effettivo di
prodotti/ servizi finanziari:
– Regolarità
– Frequenza
– Durata di utilizzo

Effetti per la vita
dei clienti:
– Sanità/consumi
– Persone/ imprese

19

L’inclusione finanziaria: perché è importante?

L’inclusione finanziaria può essere un fattore decisivo per la crescita
economica/sviluppo e la riduzione della povertà. L’accesso ai servizi finanziari
può sostenere il lavoro/l’occupazione, riduce la vulnerabilità a shock e aumenta
gli investimenti nel fattore umano.
Senza sistemi di inclusione finanziaria, individui ed imprese devono contare sulle
proprie risorse (limitate, costose, pericolose).
Dal punto di vista delle autorità centrali, una crescente inclusione favorisce
l’attuazione di politiche monetarie/stabilità più efficaci ed efficienti.
L’inclusione finanziaria è problematica quando è involontaria, cioè quando gli
individui vorrebbero utilizzare servizi finanziari ma non possono a causa di
barriere.
Secondo le rilevazioni della WB (triennali), il 69% degli adulti nel mondo era
titolare di uno o più conti bancari nel 2017 (62% nel 2014 e 51% nel 2011). La
dispersione è molto elevata. Nei paesi HI, la quota era prossima al 100% nel 2017,
negli emergenti al 56%.

20

Inclusione finanziaria nei paesi islamici
Molto elevata nei paesi del Golfo, con gli EAU e il Kuwait che mostrano quote
superiori all’80% della popolazione adulta, e in Malesia (85%). Negli altri paesi asiatici
le % sono molto più modeste ma in aumento (al 50% in Bangladesh e Indonesia, ferma
al 21% in Pakistan), da ricondurre ai più modesti livelli di reddito. I paesi con quote più
elevate sono paesi HI, gli altri con quote più basse appartengono alla categoria LMI.

Nota: LMI=Lower middle income, UMI=Upper Middle Income, HI=High income. (*) media della categoria
di reddito di appartenenza. Fonte: nostre elaborazioni su dati World Bank, Global Findex database.

Adulti con un c/c bancario

(alcuni paesi islamici, % età superiore a 15 anni)

0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%

0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%

BD LMI BH UMI EG LMI ID LMI IRN
UMI
KW HI MY
UMI
OM HI PK LMI QA HISA HITR UMI UAE
HI

2011 2014 2017 2017*

21

Inclusione finanziaria…alcune considerazioni

Va notato che in tutti i paesi riportati nel grafico – quelli dove la finanza islamica
assume un peso rilevante o prevalente – il grado di inclusione appare più modesto
rispetto alla media internazionale della categoria di reddito di appartenenza,
definita considerando tutti gli intermediari finanziari, prevalentemente
occidentali/convenzionali.
L’Iran rappresenta una significativa eccezione, poiché con un sistema totalmente
costituito da banche islamiche, copre circa un terzo del totale attivo di tutto il
comparto islamico nel mondo e mostra nel contempo un grado di inclusione
molto elevato.
In genere nei paesi islamici, il grado di diffusione di strumenti di risparmio è meno
diffusa rispetto a quello riferito ai finanziamenti. Ciò può essere spiegato, da un
lato, con una particolare abilità della finanza islamica di supportare le PMI, dove
la richiesta di risorse finanziarie può essere incentivata nel caso di condivisione dei
rischi, che è propria degli operatori islamici, dove infatti molto diffuse sono le
pratiche di private equity e venture capital. Nei paesi occidentali, l’accesso al
credito da parte delle PMI è sempre stato oggetto di critica al sistema finanziario,
per la richiesta di adeguate garanzie e alla credit history dell’impresa affidata.
22

Donne: un gap ancora marcato
Il grado di inclusione finanziaria è molto più basso nelle donne rispetto agli uomini,
ma si è sensibilmente rafforzato negli ultimi anni, in tutti i paesi, segnando un balzo
soprattutto in Egitto (dal 7% delle donne nel 2011 al 27% nel 2017). Il gap si è
mantenuto elevato in Bangladesh e in Pakistan (circa 30pp nel 2017). Sorprende
che anche in Turchia il gap di genere fosse ancora pari a circa 30pp nel 2017.

Nota: LMI=Lower middle income, UMI=Upper Middle Income, HI=High income. (*) media della categoria
di reddito di appartenenza. Fonte: nostre elaborazioni su dati World Bank, Global Findex database.

Donne con un c/c bancario

(alcuni paesi islamici, % età superiore a 15 anni)

0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%

0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%

BD LMI BH
UMI
EG
LMI
ID
LMI
IRN
UMI
KW
HI
MY
UMI
OM
HI
PK
LMI
QA
HI
SA
HI
TR
UMI
UAE
HI

2011 2014 2017 2017* Uomini

23

Inclusione finanziaria: barriere

La principale barriera è data
da insufficienti somme
disponibili (60%), ma
significativa è anche la quota
di coloro che si avvalgono di
un c/ detenuto di altri
famigliari o considerano i costi
troppo elevati. Le motivazioni
di carattere “psicologico”
(sfiducia negli istituti finanziari
o motivi religiosi), pur presenti,
mostrano una minore
incidenza (6%).

Nota: la rilevazione si riferisce ai soli paesi emergenti.
Fonte: elaborazioni Intesa-Sanpaolo su dati World Bank, GFDR 2018

Finanza convenzionale –

Principali barriere all’apertura di un conto

(adulti, %, 2017)

0 40 80

non bisogno
motivi religiosi
mancanza fiducia
documentazione
lontananza
altri famigliari
costi elevati
non suff disponibiità

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Agenda

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3 Strumenti di raccolta e di finanziamento: caratteristiche analoghe ma diverso utilizzo
1

Operatori: banche e altri intermediari finanziari.
Economics of religions e Finanza Islamica

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4 Il grado di inclusione finanziaria

5 Fintech e Prospettive

Fintech: importante strumento di inclusione
Fra i vari canali, importante il mobile phone, specie per i pagamenti. La WB stima che
2/3 delle persone ancora senza c/c (circa 1.7 mld) possiede un cellulare utilizzabile
per effettuare pagamenti. La maggior parte dei paesi islamici rientra fra i 50 che
mostrano il grado di penetrazione dei cellulari più elevato. L’Indonesia ha quota più
elevata (66% della popolazione), Malesia 57.5%, Pakistan 43%. L’Egitto si ferma al
28%. Percentuali elevate lontane dalla media del 96% nelle economie avanzate.

Fonte: Newzoo Global Mobile Market Report, September 2018.

Diffusione degli smartphone in alcuni paesi islamici (2018)

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70%

Indonesia
Malesia
Pakistan
Bangladesh
Nigeria
Iran
Egitto

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Consistenti tassi di crescita. Prospettive positive
Negli ultimi decenni, i tassi di crescita dell’attivo sono stati elevati. Nel 2020, anche i
paesi musulmani sono stati colpiti dal COVID-19, con il PIL in calo. Le prospettive sono
positive grazie a vari fattori: la domanda di prodotti sharia compliant è attesa
rimanere sostenuta, anche per l’attenzione ai prodotti ESG e la sostenibilità;
consistenti misure di sostegno ed operazioni di fusione fra banche islamiche e
convenzionali.

Nota: tasso annuo di crescita composto. Fonte: Moody’s.

TA (CAGR, %, 2015 – 9/2020)

-5 0 5 10 15 20 25 30
Arabia S.
Qatar
Kuwait
Malesia
Indonesia
Bangladesh
Oman
Turchia

Banche Conv. Fin. Islamica

27

Finanza islamica e finanza etica

Fonte: V. Cattelan, Islamic finance and ethical investments: some points of reconsideration, in M. Khan,
M. Porzio, Islamic Banking and Finance in the European Union, Edward Elgar, 2010.
Visione tradizionale Approccio neutrale

Nella FI il sistema basato su un codice comportamentale etico-religioso non solo ispirato,
come nella finanza etica, a valori religiosi, ma regolamentato completamente dalla
Legge islamica. Una vera e propria ortoprassia islamica in campo economico. FI e FE si
ispirano entrambe a modelli non di pura competitività tra i soggetti economici, di mera
efficienza e di profitto utilitaristico, ma di cooperazione sociale e di complementarietà.
Più che di un’economia “etica” (proposta dalla riflessione cristiana) o “religiosa” (in senso
islamico) è auspicabile un recupero di un’“etica economica” al fine dello sviluppo di una
società più giusta.

Finanza
Islamica

Investimenti
etici

Mercati
finanziari

Mercati
finanziari

Finanza
Islamica

Investimenti
etici

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Importanti comunicazioni
Gli economisti che hanno redatto il presente documento dichiarano che le opinioni, previsioni o stime contenute nel documento stesso sono il
risultato di un autonomo e soggettivo apprezzamento dei dati, degli elementi e delle informazioni acquisite e che nessuna parte del proprio
compenso è stata, è o sarà, direttamente o indirettamente, collegata alle opinioni espresse.
La presente pubblicazione è stata redatta da Intesa Sanpaolo S.p.A. Le informazioni qui contenute sono state ricavate da fonti ritenute da Intesa
Sanpaolo S.p.A. affidabili, ma non sono necessariamente complete, e l’accuratezza delle stesse non può essere in alcun modo garantita. La
presente pubblicazione viene a Voi fornita per meri fini di informazione ed illustrazione, ed a titolo meramente indicativo, non costituendo pertanto la
stessa in alcun modo una proposta di conclusione di contratto o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di qualsiasi strumento finanziario. Il
documento può essere riprodotto in tutto o in parte solo citando il nome Intesa Sanpaolo S.p.A.
La presente pubblicazione non si propone di sostituire il giudizio personale dei soggetti ai quali si rivolge. Intesa Sanpaolo S.p.A. e le rispettive
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di qualsiasi informazione a cui tale materiale si ispira prima che lo stesso venga pubblicato e messo a disposizione della clientela.
Comunicazione dei potenziali conflitti di interesse
Intesa Sanpaolo S.p.A. e le altre società del Gruppo Bancario Intesa Sanpaolo (di seguito anche solo “Gruppo Bancario Intesa Sanpaolo”) si sono
dotate del “Modello di organizzazione, gestione e controllo ai sensi del Decreto Legislativo 8 giugno 2001, n. 231” (disponibile sul sito internet di Intesa
Sanpaolo, all’indirizzo: https://group.intesasanpaolo.com/it/governance/dlgs-231-2001) che, in conformità alle normative italiane vigenti ed alle
migliori pratiche internazionali, include, tra le altre, misure organizzative e procedurali per la gestione delle informazioni privilegiate e dei conflitti di
interesse, ivi compresi adeguati meccanismi di separatezza organizzativa, noti come Barriere informative, atti a prevenire un utilizzo illecito di dette
informazioni nonché a evitare che gli eventuali conflitti di interesse che possono insorgere, vista la vasta gamma di attività svolte dal Gruppo
Bancario Intesa Sanpaolo, incidano negativamente sugli interessi della clientela.
In particolare, l’esplicitazione degli interessi e le misure poste in essere per la gestione dei conflitti di interesse – facendo riferimento a quanto
prescritto dagli articoli 5 e 6 del Regolamento Delegato (UE) 2016/958 della Commissione, del 9 marzo 2016, che integra il Regolamento (UE) n.
596/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le norme tecniche di regolamentazione sulle disposizioni tecniche per la
corretta presentazione delle raccomandazioni in materia di investimenti o altre informazioni che raccomandano o consigliano una strategia di
investimento e per la comunicazione di interessi particolari o la segnalazione di conflitti di interesse e successive modifiche ed integrazioni, dal FINRA
Rule 2241, così come dal FCA Conduct of Business Sourcebook regole COBS 12.4 – tra il Gruppo Bancario Intesa Sanpaolo e gli Emittenti di strumenti
finanziari, e le loro società del gruppo, nelle raccomandazioni prodotte dagli analisti di Intesa Sanpaolo S.p.A. sono disponibili nelle “Regole per Studi
e Ricerche” e nell’estratto del “Modello aziendale per la gestione delle informazioni privilegiate e dei conflitti di interesse”, pubblicato sul sito internet
di Intesa Sanpaolo S.p.A all’indirizzo https://group.intesasanpaolo.com/it/research/RegulatoryDisclosures. Tale documentazione è disponibile per il
destinatario dello studio anche previa richiesta scritta al Servizio Conflitti di interesse, Informazioni privilegiate ed altri presidi di Intesa Sanpaolo S.p.A.,
Via Hoepli, 10 – 20121 Milano – Italia.
Inoltre, in conformità con i suddetti regolamenti, le disclosure sugli interessi e sui conflitti di interesse del Gruppo Bancario Intesa Sanpaolo sono
disponibili all’indirizzo https://group.intesasanpaolo.com/it/research/RegulatoryDisclosures/archivio-dei-conflitti-di-interesse ed aggiornate almeno al
giorno prima della data di pubblicazione del presente studio. Si evidenzia che le disclosure sono disponibili per il destinatario dello studio anche
previa richiesta scritta a Intesa Sanpaolo S.p.A. – Industry & Banking Research, Via Romagnosi, 5 – 20121 Milano – Italia.

Davidia Zucchelli
International Research Network – Dir. Studi e Ricerche

Istituto di Scienze Religiose
Milano, 22 maggio 2021

Agenda

2

3 Strumenti di raccolta e di finanziamento: caratteristiche analoghe ma diverso utilizzo
1 Economics of religions e Finanza Islamica

Operatori: banche e altri intermediari finanziari.
Lo shadow banking

1

4 Il grado di inclusione finanziaria

5 Fintech e Prospettive

Economia e credo religioso: quale relazione?

Economia e religione: un legame storicamente molto forte
«Economics and religion are closer than some might believe”, Sriya Iyer, The
New Economics of Religion, Journal of Economic Literature, n. 54, 2016.
“The more polarized the system of ethical religious and political beliefs, the
more help the economic development of a State”, L. Kian, Political and
Religious Contributions in Economic Development, Integrated Journal of
Business and Economics, 2018.
Criticità
È difficile includere nei modelli economici le variabili di fede (partecipazione
funzioni, …), ma
«believing matters more than belonging», poiché il credere sostiene (ovvero
può frenare) la crescita e il progresso economico, misurato
dall’atteggiamento verso la cooperazione, le autorità, la donna, il diritto, il
risparmio. Ma forse l’elemento fondamentale che supporta l’economia è la
fiducia, nell’uomo in sé stesso, negli altri e nelle istituzioni.

2

Finanza convenzionale vs finanza islamica

Confronto fra due diverse visioni della vita e dell’Uomo
non si tratta di un confronto fra specifici strumenti tecnici né delle modalità di
implementazione ma di un diverso modo di concepire l’economia e i suoi
strumenti (denaro, …), le sue finalità, la posizione dell’Uomo, …
La storia
Capitalismo e banche occidentali affondano le radici nei secoli.
Pur avendo alle spalle una grande tradizione, specie commerciale, la
finanza/economia islamica è esperienza relativamente recente, non ancora
chiaramente delineata (nei principi, strumenti tecnici, …), considerata – al suo
interno – ancora «in laboratorio».
L’attuale crisi di identità del pensiero islamico, in un contesto definito di
Islamic resurgence, emerge anche in economia/finanza.
Differenziazione
Interpretazione delle fonti (p. Paolo Nicelli).
Territoriale: prima sostanziale distinzione fra sciiti e sunniti.

3

Globalizzazione ed emigrazione (le rimesse)
L’emigrazione non è fuga o diserzione, anzi, nell’Islam è un’azione positiva, uno
strumento di (auto)correzione. I paesi del Golfo sono importanti generatori di rimesse,
soprattutto verso i paesi asiatici. I paesi con reddito basso (EG, BH, PK, PH) ricevono
consistenti flussi di rimesse, dagli stessi paesi del Golfo e dalle economie avanzate. In
Iran ed Indonesia i flussi sono minimi.

Fonte: elaborazioni ISP su dati World Bank

Rimesse dei migranti
(flussi in % sul PIL, 2019)

00
02
04
06
08
10
12
14

EG IND IR KW MY BD BH OM PK PH QA SA TY UAE

Inflows Outflows

4

Finanza islamica: diffusione nel mondo

Nota: *MESA comprende Afghanistan, Bangladesh, Iran,
Iraq, Jordan, Lebanon, Maldives, Palestine, Pakistan e Sri
Lanka. Fonte: elaborazioni ISP su dati IFSB

Fonte: elaborazioni ISP su dati IFSB

FI: ripartizione del TA per area geografica

(%, 2019)

FI: ripartizione del TA per paese

(%, 2019)

I paesi del Golfo coprono la quota più elevata sul TA delle banche del mondo
(45.4%, 2019). L’area Middle East and South Asia (MESA) copriva il 26%, mentre il Sud
Est asiatico rappresentava il 23.5%. Pur sommando Nord Africa e Sub-Sahara, la
quota risulta marginale (1.6%). Fra i singoli paesi, la quota più elevata è riferita all’Iran
(circa 29% del totale), seguito dall’Arabia Saudita (25%).

Paesi del
Golfo 45,4

MESA* 25,9
Sud Asia 23,5

Africa 1,6 altri 3,6

Iran 28,6

Arabia S.
Malesia 11,1 24,9
EAU 8,7
Kuwait 6,3
Qatar 6,1
Turchia 2,6
Bangladesh 2,1
Indonesia 2
Bahrain 1,8 Pakistan 1,1

Giordania
0,7

Sudan 0,6

Oman 0,7 Egitto 0,8 altri 2
5

Finanza islamica: volumi e quote % su totale nazionale
In Iran e Sudan (Stato islamizzato) la quota è 100%. Fra gli altri paesi non vi è perfetta
corrispondenza fra le dimensioni del settore (misurato in mld USD) e la quota delle
banche islamiche. L’Arabia S. mostra una quota significativa (60%), e volumi elevati
(circa 450 mld). In Kuwait la quota è al 50%. Turchia e Indonesia mostrano quote
modeste rispetto al sistema convenzionale (attorno al 6%). In Egitto è irrisoria (4%).

Fonte: elaborazioni ISP su dati IFSB

Banche islamiche

(TA e quota % sul TA del sistema bancario del paese, 2019)

0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100

0
100
200
300
400
500
600

Iran
Arabia S.
Malesia
EAU
Kuwait
Qatar
Turchia
Bangladesh
Indonesia
Bahrain
Pakistan
Giordania
Sudan
Oman
Egitto

mld USD

Assets mld USD Quota mercato su tot del paese (sc.ds., %)

6

Agenda

2

3 Strumenti di raccolta e di finanziamento: caratteristiche analoghe ma diverso utilizzo
1

Operatori: banche e altri intermediari finanziari.
Economics of religions e Finanza Islamica

7

4 Il grado di inclusione finanziaria

5 Fintech e Prospettive

Finanza ed intermediari finanziari: un uguale ruolo?

Economia vs finanza. Mons. Ravasi: «Economia non è sinonimo di finanza, caso
mai quest’ultima ne è uno strumento» e, citando Amartya Sen, «l’economia
deve tornare ad essere una scienza umanistica che ha come base la filosofia
morale».

Banche vs banking («il banking è necessario, ma non le banche», B.Gates 1994)
Sistemi finanziari bancocentrici (dove il ruolo delle banche è prevalente, es.
Europa, e nei paesi islamici), e sistemi finanziari orientati ai mercati (es. paesi
anglosassoni). Nei paesi islamici, oltre alle banche vi sono enti per microcredito,
mentre altri intermediari (takaful,…) si vanno diffondendo con gradualità.
Fintech. Intermediari finanziari digitali («social media platforms may be the banks
of the future», World Economic Forum). Come incide sulla relazione con la
clientela?

8

Assets finanziari per tipologia di intermediario e segmento

Nota: dati riferiti a 21 paesi+ area euro.
Fonte: elaborazioni ISP su dati FSB

Fonte: elaborazioni ISP su dati IFSB

Finanza convenzionale

(2019)

Finanza islamica
(2019)

Le banche svolgono un ruolo prevalente nella finanza islamica con oltre il
70% del TA. I sukuk (cartolarizzazioni) coprono oltre il 20%, e la loro quota va
rapidamente rafforzandosi, anche sui mercati internazionali.

Banche
39%

Altri interm.
30%
Assicurazioni
9%
Fondi Pens.
9%

BC
13%

Banche TA
72,4%

Sukuk 22,3%

Fondi Isl.
Assets 4,2% Takaful 1,1%

9

Banche islamiche: modalità di presenza

La presenza islamica in un sistema bancario si realizza in tre forme alternative, a
seconda del grado di islamizzazione.
Alcuni paesi hanno islamizzato i propri sistemi finanziari, quali il Pakistan, Iran e
Sudan.
I più numerosi, dove si registra una presenza significativa di banche
islamiche, consentono la contemporanea presenza di banche islamiche e di
banche convenzionali, quali l’Indonesia e la Malesia. Una presenza
significativa si registra anche in Turchia, Siria e Giordania.
In altri paesi le banche convenzionali hanno costituito, soprattutto in UK,
società denominate Islamic Windows o società “gemelle” in grado di offrire
sia in Europa che nei paesi islamici servizi conformi alla legge islamica.
rispettando la separazione del fondo islamico e di quello convenzionale,
nonché dei rispettivi sistemi informativo e contabile.
Non mancano tuttavia le critiche sulla possibilità di emettere prodotti islamici
da parte di banche convenzionali. Nel 2011 il Qatar lo ha vietato, come ha
vietato l’apertura di Islamic windows.

10

Banche islamiche in Europa

Presenza prevalente a Londra. Nel mondo risultano operative 235 banche, di cui
9 nei 27 paesi dell’Unione Europea (fonte Bankscope).
Nell’Est Europa la prima banca islamica, Bosna Bank International (con 23 filiali
nel paese a fine 2020), è stata costituita in Bosnia nel 2000, da parte della Islamic
Development Bank.
L’insediamento della finanza islamica incontra vari ostacoli:
Storicamente, la modesta presenza di musulmani sul territorio. La
globalizzazione e l’emigrazione rappresentano importanti drivers per la
crescita del comparto.
Un ulteriore fattore limitativo è dato dalla mancanza di persone specializzate
nel settore finanziario.
Non meno importante è stato l’effetto negativo che la denominazione
“islamico” ha avuto dopo l’attentato dell’11 settembre.
I singoli governi non supportano di fatto la diffusione di tale attività.
Manca una regolamentazione specifica. Le banche islamiche debbono
pertanto rispettare la normativa relativa alle banche convenzionali.

11

Lo shadow banking nell’Enciclica OePQ
Par. 29. Non è più possibile ignorare fenomeni quali il diffondersi nel mondo di
sistemi bancari collaterali (Shadow banking system), i quali, benché
comprendano al loro interno anche tipologie di intermediari la cui operatività
non appare immediatamente critica, di fatto hanno determinato una perdita di
controllo sul sistema da parte di varie autorità di vigilanza nazionali e quindi, di
fatto, hanno favorito in modo sconsiderato l’uso della cosiddetta finanza
creativa, nella quale il motivo principale dell’investimento di risorse finanziarie è
soprattutto di carattere speculativo, se non predatorio, e non un servizio
all’economia reale. Ad esempio, molti convengono che l’esistenza di tali sistemi
“ombra” sia una delle principali concause che hanno favorito lo sviluppo e la
diffusione globale della recente crisi economico-finanziaria, iniziatasi in USA on
quella dei mutui subprime nell’estate del 2007.
Par 22. Un grande aiuto, allo scopo di evitare crisi sistemiche, sarebbe delineare
una chiara definizione e separazione, per gli intermediatori bancari di credito,
dell’ambito dell’attività di gestione del credito ordinario e del risparmio da
quello destinato all’investimento (…). Tutto ciò allo scopo di evitare il più possibile
situazioni di instabilità finanziaria.

Banche Interconnessioni Altri intermediari

12

Agenda

2

3 Strumenti di raccolta e di finanziamento: caratteristiche analoghe ma diverso utilizzo
1

Operatori: banche e altri intermediari finanziari.
Economics of religions e Finanza Islamica

13

4 Il grado di inclusione finanziaria

5 Fintech e Prospettive

L’operatività delle banche islamiche: principi

Modello client-partner. La banca
partecipa ai progetti imprenditoriali, e può
essere promotore di iniziative di business e
partner attivo con le imprese clienti.
Nell’attivo si trovano oltre al capitale
circolante, le partecipazioni della banca
nelle imprese che comportano una
condivisione degli utili e delle perdite
sempre in conformità con i principi della
sharia (specie i contratti mudarabah,
musharaka, murabaha). È diffuso il
modello leasing. Il finanziamento della
casa prevede l’acquisto da parte della
banca.

Dep. a vista in c/c non remunerati: tre tipi:
l’amanah o trust deposit (banca
fiduciario (trustee), il qard hassan o good
loan e il wadiah o safe deposit (contratto
di custodia, la banca restituisce il denaro
su richiesta del cliente). Banca
autorizzata a investire il denaro
depositato in attività Sharia-compliant,
non corrisponde interesse né profitti con i
depositanti, ma solo doni (hiba);
Dep. partecipativi per impiego in attività
rischiose (restricted o unrestricted);
Dep. partecipativi speciali con
partecipazione ai risultati.
ATTIVO PASSIVO

Anche le banche islamiche ricevono i depositi e finanziano la clientela, imprese e
famiglie, ma con rilevanti specificità. Non è previsto – nella quasi totalità dei casi –
l’obbligo di rimborso/non vi è debito. Il modello di finanza islamica si basa sul
principio profit and loss sharing (PLS) cioè sulla partecipazione agli utili e alle perdite
derivanti dagli investimenti dei propri clienti.

14

I depositi: caratteristiche e finalità

Drivers della crescita
Non sono consentiti gli interessi, ma è prevista la partecipazione ai risultati
della banca. Rispetto ai paesi occidentali, con interessi bassi e in calo, questo
può aver rappresentato un fattore di sostegno dei depositi da parte della
clientela, famiglie e imprese, allettata piuttosto dai risultati attesi dalla banca.
Entrano nel sistema dei pagamenti.
Finalità di custodia, ma divieto di tesaurizzare. L’accumulazione di risorse
finanziarie non è consentita dalla legge islamica. Il denaro ha valore cioè non
in sé, ma solo come strumento utile per lo sviluppo e la crescita, e non può
essere accantonato, deve essere fatto circolare.
Nei paesi islamici specie quelli meno ricchi permane la necessità di attuare
strategie di mobilizzazione delle risorse finanziarie.
Entrambi queste funzioni – custodia e mobilizzazione – assumono una rilevanza
notevole in genere nei paesi emergenti, che ancora sono impegnati nella
implementazione della propria struttura industriale e produttiva.

15

Il divieto di corresponsione degli interessi

Definizione. Il termine arabo riba letteralmente significa “incremento”, “eccesso”,
“crescita”. La nozione di riba è stata ampiamente studiata e dibattuta fra le
scuole giuridiche islamiche con una pluralità di interpretazioni e spiegazioni. Tutte
le religioni monoteiste hanno condannato l’usura.
Obiettivo. L’istituzione del riba risponde all’obiettivo di conseguire condizioni di
equità e giustizia economico-sociale prevenendo ogni forma di privilegio,
attraverso l’ottenimento di rendite finanziarie, senza una partecipazione
lavorativa.
Protezione dei poveri. Poiché la ricchezza e gli assets generano interessi, il povero
non può ottenere interessi ed accumulare ricchezza. Il ricco può generare
ricchezza dalla ricchezza, tramite appunto gli interessi.
La condivisione dei rischi e dei risultati consente di ottenere un beneficio
comune. Tutti partecipano al rischio di default e sono spinti a lavorare insieme
verso un obiettivo comune. Le parti e la società tutta sono protette da attività
fraudolente e da tensioni sociali.
Dubbi. Alcuni aspetti sono tuttora in discussione, quali: il divieto riguarda solo gli
interessi composti e non l’interesse semplice, solo le imprese, anche i mussulmani
che vivono in paesi non islamici, …?

16

Agenda

2

3 Strumenti di raccolta e di finanziamento: caratteristiche analoghe ma diverso utilizzo
1

Operatori: banche e altri intermediari finanziari.
Economics of religions e Finanza Islamica

17

4 Il grado di inclusione finanziaria

5 Fintech e Prospettive

L’inclusione finanziaria

L’inclusione finanziaria si riferisce alla possibilità di accedere ai servizi finanziari e
quindi in primo luogo ad avere un conto corrente bancario. Il grado di
inclusione finanziaria in altre parole è misurato dalla quota di individui ed
imprese che si avvalgono di servizi finanziari.
Inclusione finanziaria ed accesso ai servizi finanziari non sono sinonimi. La
mancanza di utilizzo non significa necessariamente impossibilità di accesso.
Taluni possono avere accesso ai servizi finanziari – a prezzi adeguati – ma non se
ne avvalgono a causa dei costi eccessivamente elevati o per la presenza di
altre barriere (regolamentari o altro).
Escluso pertanto è colui che – non per sua volontà – non può accedere ai
servizi finanziari.

OePQ riferimenti nel testo
par. 12 (generico) (nella promozione di ciò che serve al compiuto sviluppo di
ciascuna persona umana e della società tutta).
Fratelli tutti
par. 130 (necessità di consentire a tutti di aprire un conto).

18

Fonte: Banca Mondiale
L’inclusione finanziaria

Inclusione
finanziaria

Possibilità di usare
servizi finanziari:
– Prossimità
– accessibilità

Prodotti e servizi
adeguati in linea con i
bisogni dei clienti

Utilizzo effettivo di
prodotti/ servizi finanziari:
– Regolarità
– Frequenza
– Durata di utilizzo

Effetti per la vita
dei clienti:
– Sanità/consumi
– Persone/ imprese

19

L’inclusione finanziaria: perché è importante?

L’inclusione finanziaria può essere un fattore decisivo per la crescita
economica/sviluppo e la riduzione della povertà. L’accesso ai servizi finanziari
può sostenere il lavoro/l’occupazione, riduce la vulnerabilità a shock e aumenta
gli investimenti nel fattore umano.
Senza sistemi di inclusione finanziaria, individui ed imprese devono contare sulle
proprie risorse (limitate, costose, pericolose).
Dal punto di vista delle autorità centrali, una crescente inclusione favorisce
l’attuazione di politiche monetarie/stabilità più efficaci ed efficienti.
L’inclusione finanziaria è problematica quando è involontaria, cioè quando gli
individui vorrebbero utilizzare servizi finanziari ma non possono a causa di
barriere.
Secondo le rilevazioni della WB (triennali), il 69% degli adulti nel mondo era
titolare di uno o più conti bancari nel 2017 (62% nel 2014 e 51% nel 2011). La
dispersione è molto elevata. Nei paesi HI, la quota era prossima al 100% nel 2017,
negli emergenti al 56%.

20

Inclusione finanziaria nei paesi islamici
Molto elevata nei paesi del Golfo, con gli EAU e il Kuwait che mostrano quote
superiori all’80% della popolazione adulta, e in Malesia (85%). Negli altri paesi asiatici
le % sono molto più modeste ma in aumento (al 50% in Bangladesh e Indonesia, ferma
al 21% in Pakistan), da ricondurre ai più modesti livelli di reddito. I paesi con quote più
elevate sono paesi HI, gli altri con quote più basse appartengono alla categoria LMI.

Nota: LMI=Lower middle income, UMI=Upper Middle Income, HI=High income. (*) media della categoria
di reddito di appartenenza. Fonte: nostre elaborazioni su dati World Bank, Global Findex database.

Adulti con un c/c bancario

(alcuni paesi islamici, % età superiore a 15 anni)

0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%

0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%

BD LMI BH UMI EG LMI ID LMI IRN
UMI
KW HI MY
UMI
OM HI PK LMI QA HISA HITR UMI UAE
HI

2011 2014 2017 2017*

21

Inclusione finanziaria…alcune considerazioni

Va notato che in tutti i paesi riportati nel grafico – quelli dove la finanza islamica
assume un peso rilevante o prevalente – il grado di inclusione appare più modesto
rispetto alla media internazionale della categoria di reddito di appartenenza,
definita considerando tutti gli intermediari finanziari, prevalentemente
occidentali/convenzionali.
L’Iran rappresenta una significativa eccezione, poiché con un sistema totalmente
costituito da banche islamiche, copre circa un terzo del totale attivo di tutto il
comparto islamico nel mondo e mostra nel contempo un grado di inclusione
molto elevato.
In genere nei paesi islamici, il grado di diffusione di strumenti di risparmio è meno
diffusa rispetto a quello riferito ai finanziamenti. Ciò può essere spiegato, da un
lato, con una particolare abilità della finanza islamica di supportare le PMI, dove
la richiesta di risorse finanziarie può essere incentivata nel caso di condivisione dei
rischi, che è propria degli operatori islamici, dove infatti molto diffuse sono le
pratiche di private equity e venture capital. Nei paesi occidentali, l’accesso al
credito da parte delle PMI è sempre stato oggetto di critica al sistema finanziario,
per la richiesta di adeguate garanzie e alla credit history dell’impresa affidata.
22

Donne: un gap ancora marcato
Il grado di inclusione finanziaria è molto più basso nelle donne rispetto agli uomini,
ma si è sensibilmente rafforzato negli ultimi anni, in tutti i paesi, segnando un balzo
soprattutto in Egitto (dal 7% delle donne nel 2011 al 27% nel 2017). Il gap si è
mantenuto elevato in Bangladesh e in Pakistan (circa 30pp nel 2017). Sorprende
che anche in Turchia il gap di genere fosse ancora pari a circa 30pp nel 2017.

Nota: LMI=Lower middle income, UMI=Upper Middle Income, HI=High income. (*) media della categoria
di reddito di appartenenza. Fonte: nostre elaborazioni su dati World Bank, Global Findex database.

Donne con un c/c bancario

(alcuni paesi islamici, % età superiore a 15 anni)

0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%

0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%

BD LMI BH
UMI
EG
LMI
ID
LMI
IRN
UMI
KW
HI
MY
UMI
OM
HI
PK
LMI
QA
HI
SA
HI
TR
UMI
UAE
HI

2011 2014 2017 2017* Uomini

23

Inclusione finanziaria: barriere

La principale barriera è data
da insufficienti somme
disponibili (60%), ma
significativa è anche la quota
di coloro che si avvalgono di
un c/ detenuto di altri
famigliari o considerano i costi
troppo elevati. Le motivazioni
di carattere “psicologico”
(sfiducia negli istituti finanziari
o motivi religiosi), pur presenti,
mostrano una minore
incidenza (6%).

Nota: la rilevazione si riferisce ai soli paesi emergenti.
Fonte: elaborazioni Intesa-Sanpaolo su dati World Bank, GFDR 2018

Finanza convenzionale –

Principali barriere all’apertura di un conto

(adulti, %, 2017)

0 40 80

non bisogno
motivi religiosi
mancanza fiducia
documentazione
lontananza
altri famigliari
costi elevati
non suff disponibiità

24

Agenda

2

3 Strumenti di raccolta e di finanziamento: caratteristiche analoghe ma diverso utilizzo
1

Operatori: banche e altri intermediari finanziari.
Economics of religions e Finanza Islamica

25

4 Il grado di inclusione finanziaria

5 Fintech e Prospettive

Fintech: importante strumento di inclusione
Fra i vari canali, importante il mobile phone, specie per i pagamenti. La WB stima che
2/3 delle persone ancora senza c/c (circa 1.7 mld) possiede un cellulare utilizzabile
per effettuare pagamenti. La maggior parte dei paesi islamici rientra fra i 50 che
mostrano il grado di penetrazione dei cellulari più elevato. L’Indonesia ha quota più
elevata (66% della popolazione), Malesia 57.5%, Pakistan 43%. L’Egitto si ferma al
28%. Percentuali elevate lontane dalla media del 96% nelle economie avanzate.

Fonte: Newzoo Global Mobile Market Report, September 2018.

Diffusione degli smartphone in alcuni paesi islamici (2018)

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70%

Indonesia
Malesia
Pakistan
Bangladesh
Nigeria
Iran
Egitto

26

Consistenti tassi di crescita. Prospettive positive
Negli ultimi decenni, i tassi di crescita dell’attivo sono stati elevati. Nel 2020, anche i
paesi musulmani sono stati colpiti dal COVID-19, con il PIL in calo. Le prospettive sono
positive grazie a vari fattori: la domanda di prodotti sharia compliant è attesa
rimanere sostenuta, anche per l’attenzione ai prodotti ESG e la sostenibilità;
consistenti misure di sostegno ed operazioni di fusione fra banche islamiche e
convenzionali.

Nota: tasso annuo di crescita composto. Fonte: Moody’s.

TA (CAGR, %, 2015 – 9/2020)

-5 0 5 10 15 20 25 30
Arabia S.
Qatar
Kuwait
Malesia
Indonesia
Bangladesh
Oman
Turchia

Banche Conv. Fin. Islamica

27

Finanza islamica e finanza etica

Fonte: V. Cattelan, Islamic finance and ethical investments: some points of reconsideration, in M. Khan,
M. Porzio, Islamic Banking and Finance in the European Union, Edward Elgar, 2010.
Visione tradizionale Approccio neutrale

Nella FI il sistema basato su un codice comportamentale etico-religioso non solo ispirato,
come nella finanza etica, a valori religiosi, ma regolamentato completamente dalla
Legge islamica. Una vera e propria ortoprassia islamica in campo economico. FI e FE si
ispirano entrambe a modelli non di pura competitività tra i soggetti economici, di mera
efficienza e di profitto utilitaristico, ma di cooperazione sociale e di complementarietà.
Più che di un’economia “etica” (proposta dalla riflessione cristiana) o “religiosa” (in senso
islamico) è auspicabile un recupero di un’“etica economica” al fine dello sviluppo di una
società più giusta.

Finanza
Islamica

Investimenti
etici

Mercati
finanziari

Mercati
finanziari

Finanza
Islamica

Investimenti
etici

28

Importanti comunicazioni
Gli economisti che hanno redatto il presente documento dichiarano che le opinioni, previsioni o stime contenute nel documento stesso sono il
risultato di un autonomo e soggettivo apprezzamento dei dati, degli elementi e delle informazioni acquisite e che nessuna parte del proprio
compenso è stata, è o sarà, direttamente o indirettamente, collegata alle opinioni espresse.
La presente pubblicazione è stata redatta da Intesa Sanpaolo S.p.A. Le informazioni qui contenute sono state ricavate da fonti ritenute da Intesa
Sanpaolo S.p.A. affidabili, ma non sono necessariamente complete, e l’accuratezza delle stesse non può essere in alcun modo garantita. La
presente pubblicazione viene a Voi fornita per meri fini di informazione ed illustrazione, ed a titolo meramente indicativo, non costituendo pertanto la
stessa in alcun modo una proposta di conclusione di contratto o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di qualsiasi strumento finanziario. Il
documento può essere riprodotto in tutto o in parte solo citando il nome Intesa Sanpaolo S.p.A.
La presente pubblicazione non si propone di sostituire il giudizio personale dei soggetti ai quali si rivolge. Intesa Sanpaolo S.p.A. e le rispettive
controllate e/o qualsiasi altro soggetto ad esse collegato hanno la facoltà di agire in base a/ovvero di servirsi di qualsiasi materiale sopra esposto e/o
di qualsiasi informazione a cui tale materiale si ispira prima che lo stesso venga pubblicato e messo a disposizione della clientela.
Comunicazione dei potenziali conflitti di interesse
Intesa Sanpaolo S.p.A. e le altre società del Gruppo Bancario Intesa Sanpaolo (di seguito anche solo “Gruppo Bancario Intesa Sanpaolo”) si sono
dotate del “Modello di organizzazione, gestione e controllo ai sensi del Decreto Legislativo 8 giugno 2001, n. 231” (disponibile sul sito internet di Intesa
Sanpaolo, all’indirizzo: https://group.intesasanpaolo.com/it/governance/dlgs-231-2001) che, in conformità alle normative italiane vigenti ed alle
migliori pratiche internazionali, include, tra le altre, misure organizzative e procedurali per la gestione delle informazioni privilegiate e dei conflitti di
interesse, ivi compresi adeguati meccanismi di separatezza organizzativa, noti come Barriere informative, atti a prevenire un utilizzo illecito di dette
informazioni nonché a evitare che gli eventuali conflitti di interesse che possono insorgere, vista la vasta gamma di attività svolte dal Gruppo
Bancario Intesa Sanpaolo, incidano negativamente sugli interessi della clientela.
In particolare, l’esplicitazione degli interessi e le misure poste in essere per la gestione dei conflitti di interesse – facendo riferimento a quanto
prescritto dagli articoli 5 e 6 del Regolamento Delegato (UE) 2016/958 della Commissione, del 9 marzo 2016, che integra il Regolamento (UE) n.
596/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le norme tecniche di regolamentazione sulle disposizioni tecniche per la
corretta presentazione delle raccomandazioni in materia di investimenti o altre informazioni che raccomandano o consigliano una strategia di
investimento e per la comunicazione di interessi particolari o la segnalazione di conflitti di interesse e successive modifiche ed integrazioni, dal FINRA
Rule 2241, così come dal FCA Conduct of Business Sourcebook regole COBS 12.4 – tra il Gruppo Bancario Intesa Sanpaolo e gli Emittenti di strumenti
finanziari, e le loro società del gruppo, nelle raccomandazioni prodotte dagli analisti di Intesa Sanpaolo S.p.A. sono disponibili nelle “Regole per Studi
e Ricerche” e nell’estratto del “Modello aziendale per la gestione delle informazioni privilegiate e dei conflitti di interesse”, pubblicato sul sito internet
di Intesa Sanpaolo S.p.A all’indirizzo https://group.intesasanpaolo.com/it/research/RegulatoryDisclosures. Tale documentazione è disponibile per il
destinatario dello studio anche previa richiesta scritta al Servizio Conflitti di interesse, Informazioni privilegiate ed altri presidi di Intesa Sanpaolo S.p.A.,
Via Hoepli, 10 – 20121 Milano – Italia.
Inoltre, in conformità con i suddetti regolamenti, le disclosure sugli interessi e sui conflitti di interesse del Gruppo Bancario Intesa Sanpaolo sono
disponibili all’indirizzo https://group.intesasanpaolo.com/it/research/RegulatoryDisclosures/archivio-dei-conflitti-di-interesse ed aggiornate almeno al
giorno prima della data di pubblicazione del presente studio. Si evidenzia che le disclosure sono disponibili per il destinatario dello studio anche
previa richiesta scritta a Intesa Sanpaolo S.p.A. – Industry & Banking Research, Via Romagnosi, 5 – 20121 Milano – Italia.