Attualità a cura di Maurizio Donini

Il barometro politico di dicembre 2020

“Oggi abbiamo governi che hanno perso la loro sovranità di fronte al potere della grande finanza
internazionale, delle agenzie di rating, delle multinazionali. Si tratta di poteri “potenti e invisibili” di fronte
ai quali i nostri politici spesso risultano invece “impotenti e visibili”. Considerazioni ancora più evidenti data
la palese debolezza dei parlamenti nazionali e dei loro rappresentanti di fronte al potere delle istituzioni
comunitarie”.
La frase riportata appartiene allo scrittore Christian Salmon, membro del Centre de Recherches sur les Arts
et le Language -CNR- e collaboratore di Le Monde, e identifica la narrazione politica che oggi racconta ai
cittadini una realtà distorta. Così i politici raccontano una storia di forza e potenza, di positività e speranza,
che non ha riscontro nella realtà quotidiana, ma che ha ampia presa sull’elettorato. Un esempio per tutti?
La trasformazione della Lega Nord in Lega, passando dall’alveo padano allo scenario nazionale e andando a
mietere voti persino nel profondo sud prima tanto avversato.
Il governo Conte si è dimostrato maestro in questo, passando dalla modalità giallo-verde a quella giallo-
rossa, smentendo con nonchalance tutto quello fatto nella prima versione e transitando da un elettorato
all’altro. Inoltre, si è adempiuto vieppiù al dogma casaleggiano-grillino dell’inutilità del Parlamento come
luogo di espressione della democrazia, riducendolo a mero notaio di decisioni prese altrove.
“Come posso fare a meno di vedere quel che ho dinanzi agli occhi? Due più due fa quattro. A volte, Winston.
A volte fa cinque, a volte tre. A volte fa cinque, quattro e tre contemporaneamente. Devi sforzarti di più.
Non è facile diventare sani di mente”. Questa frase di George Orwell potrebbe ricondurre alle armi di
distruzione di massa, mai esistite, inventate da Bush per giustificare l’invasione dell’Iraq. Ma molto più
modestamente potremmo assumerla per le continue giustificazioni alle mistificazioni di Giuseppe Conte
per le sue decisioni, o indecisione qualsivoglia. La cabina di regia per il NextGenerationEu che di fatto
esautorava i ministeri di ogni competenza riportando tutto al premier, personaggio nominato da una
piccola società privata di consulenza tramite il partito da questa creato e sostenuto. Così come lo stesso
cerca di motivare la sua decisione, caso unico nella storia repubblicana, di tenere per sé la delega ai servizi
segreti, con una testardaggine che appare ogni giorno più sospetta.
Ma dicembre sicuramente rimane particolare per l’attacco sferrato da IV e Matteo Renzi sui due temi sopra
riportati. La domanda è: fino a che punto il rottamatore di Firenze è disposto a spingersi? La logica avrebbe
visto Conte cercare un accordo, così inizialmente sembrava, ma poi si è irrigidito invocando un confronto
parlamentare così come fece nello scontro con Salvini. La linea è pedissequa a quella scritta da Il Fatto
Quotidiano, che ogni giorni di più si propone come ufficio stampa del premier, che in più articoli invoca
proprio lo scontro parlamentare tra Conte e Renzi per liberarsi dell’incomodo, e richiama proprio il
precedente dello scorso anno. Fantapolitica? Mica tanto, i boatos degli ambienti politici romani parlano, in
caso di elezioni, di un partito Conte-Travaglio-Scanzi. L’attuale premier non ha molte sponde nell’attuale
vita del M5S, e le punzecchiature con Di Maio, l’uscita di Casaleggio, suo sponsor, dall’orbita pentastellata,
fanno ritenere difficile una sua collocazione in questo partito. Un ticket di Conte, con i due ospiti fissi nel
salotto della Gruber (con sporadiche apparizioni di Padellaro), appare in realtà assolutamente plausibile
rispetto l’attuale scenario politico.
MAURIZIO DONINI