Europa

L’azione dell’UE per contrastare la povertà infantile – afferma la Corte dei conti europea – deve essere maggiormente mirata

Secondo una nuova relazione della Corte dei conti europea, è quasi impossibile valutare come l’UE contribuisca agli sforzi profusi dagli Stati membri per ridurre la povertà infantile. La pertinenza e la forza degli strumenti dell’UE esaminati, non essendo questi giuridicamente vincolanti, sono limitate e strumenti più potenti, come il semestre europeo o il sostegno dei fondi dell’UE, raramente affrontano la povertà infantile in modo specifico. Pertanto – afferma la Corte – è difficile stabilire se l’intervento dell’UE contribuisca in maniera efficace agli sforzi intrapresi per risolvere questo grave problema.

Nell’UE, quasi un minore su quattro è a rischio di povertà o di esclusione sociale. Alcuni studi hanno dimostrato che i benefici economici degli investimenti a favore dei minori superano sensibilmente i costi finanziari inizialmente sostenuti. Nell’Unione, la lotta alla povertà infantile è di competenza dei singoli Stati membri. Il ruolo della Commissione europea è di integrare e sostenere, tramite strumenti giuridici e finanziari, le azioni svolte a livello nazionale per combattere la povertà infantile. La Corte si prefiggeva di valutare fino a che punto l’azione dell’UE abbia contribuito efficacemente, mediante questi strumenti, agli sforzi degli Stati membri.

La povertà infantile continua a rappresentare nell’UE un grave problema che non consente di creare una società sostenibile, equa ed inclusiva. Purtroppo, è probabile che la povertà infantile dilaghi ulteriormente a seguito della pandemia di COVID-19 attualmente in corso”, ha dichiarato Tony Murphy, il Membro della Corte dei conti europea responsabile della relazione. “Pertanto, è assolutamente indispensabile che in futuro i finanziamenti e le iniziative strategiche dell’UE per farvi fronte siano basati su informazioni affidabili per poter avere un impatto incisivo sul livello della povertà infantile nell’Unione.

La Corte ritiene che la raccomandazione della Commissione del 2013 “Investire nell’infanzia per spezzare il circolo vizioso dello svantaggio sociale” fosse un’iniziativa positiva dell’UE per combattere la povertà infantile in maniera integrata. Ciononostante, data l’assenza di valori-obiettivo e di tappe intermedie misurabili, non è possibile valutare i progressi compiuti nella sua attuazione. La Corte conclude che la raccomandazione ha avuto solo un impatto minimo sulle politiche nazionali degli Stati membri.

Il pilastro europeo dei diritti sociali (EPSR) è un altro strumento non vincolante, istituito nel 2017, per combattere la povertà infantile. La Corte riconosce che, grazie ad esso, vi è maggior consapevolezza nell’UE in merito alle politiche sociali; accoglie con favore la proposta di un piano d’azione EPSR da presentare nel 2021 e osserva che la sua attuazione sarà cruciale per tracciare un quadro dei progressi compiuti nell’attuazione dei princìpi sanciti dall’EPSR.

La lotta contro la povertà e l’esclusione sociale è parte integrante della strategia Europa 2020, che si prefigge di far uscire dalla povertà, entro il 2020, almeno 20 milioni di persone. La Corte fa presente che i progressi compiuti al riguardo sono stati limitati e che è improbabile che tale obiettivo sia raggiunto. Il semestre europeo coordina gli sforzi nazionali tesi a realizzare i valori-obiettivo della strategia, principalmente formulando raccomandazioni specifiche per paese (RSP) rivolte agli Stati membri su questioni economiche e sociali fondamentali. La Corte ha però constatato che le RSP formulate affrontano raramente in maniera esplicita la povertà infantile.

Infine, la Corte sottolinea che i minori in stato di povertà non costituiscono esplicitamente un gruppo di destinatari per il sostegno dell’UE. Non è noto l’ammontare dei fondi assegnati direttamente alla lotta contro la povertà infantile né che cosa sia stato realizzato in questo campo. Quanto al futuro, la Corte avverte che, data l’assenza di queste informazioni, vi è il rischio che, al momento di definire la futura garanzia europea per l’infanzia o altre iniziative strategiche, non vengano intraprese azioni appropriate e che non siano disponibili risorse finanziarie adeguate.

Per contribuire alle future iniziative dell’UE per il nuovo periodo di programmazione, la Corte raccomanda alla Commissione europea di:

·       inserire nel suo piano d’azione per il pilastro europeo dei diritti sociali azioni e obiettivi per la lotta contro la povertà infantile;

·       disporre di chiari orientamenti interni per individuare situazioni che potrebbero condurre a un’eventuale RSP direttamente connessa alla povertà infantile;

·       destinare investimenti alla lotta contro la povertà infantile nel periodo di programmazione 2021‑2027 e monitorarne l’esito; e

·       fare in modo che vi siano elementi sufficienti e affidabili per approntare a breve la garanzia europea per l’infanzia.