Politica

La lista “Comunista!” rappresenta un laboratorio politico

La lista “Comunista!” rappresenta un laboratorio politico che dalle Marche vuole allargarsi al resto d’Italia. Oggi nelle Marche e nel nostro Paese c’è bisogno dei Comunisti. Le enormi contraddizioni sociali, economiche e ambientali della nostra epoca certificano il fallimento del capitalismo. Se non voltiamo strada, le sofferenze per i lavoratori saranno sempre più gravi. Le ricchezze si concentreranno sempre di più in poche mani. I processi di automazione espelleranno milioni di persone dal mercato del lavoro e aumenteranno precarizzazione sfruttamento dei lavoratori. La povertà, le guerre, il surriscaldamento globale spingeranno inevitabilmente masse di persone a spostarsi in cerca di una speranza.

O si continua lungo questa strada fino a precipitare nel baratro oppure si organizza un cambiamento. E l’unica alternativa al capitalismo è il socialismo, una società incentrata sui bisogni e i diritti dei popoli e dei lavoratori e non sull’egoismo e le logiche del massimo profitto.

Questa alternativa dobbiamo cominciare a costruirla nei territori, come stiamo facendo noi. Le lotte che conduciamo sul territorio devono collegarsi alle lotte che portiamo avanti a livello nazionale e internazionale. Oggi è tutto strettamente collegato. Anche per questo non si può andare dietro a progetti civici e regionalisti di destra e di sinistra, perché rinunciano ad incidere su questioni politiche ed economiche generali che influenzano profondamente la vita dei cittadini delle nostra Regione.

Considerate per esempio la Sanità. Noi Comunisti siamo per una Sanità rigorosamente pubblica, che abbia personale e strumenti adeguati a tutelare la salute quotidiana dei cittadini. Tuttavia le politiche liberiste e austeritarie dell’Unione Europea, accettate da centrodestra e centrosinistra, hanno ridotto drasticamente le risorse per questo ed altri settori importantissimi per la vita di tutti noi. Negli ultimi dieci anni vi sono stati mancati finanziamenti alla Sanità per circa 37 miliardi di euro. In Italia, Marche comprese, sono stati ridotti i posti letto, il personale è numericamente carente, le liste d’attesa sono lunghe, reparti e ospedali sono stati chiusi. Il tutto ha favorito la Sanità privata alla quale la nostra Regione versa ingenti risorse.

Noi vogliamo mettere fine a tutto questo. Non accettiamo le politiche liberiste dell’Unione Europea e vogliamo ritornare alla sovranità popolare e costituzionale. Ricordiamo che la Costituzione pone il benessere dei lavoratori come uno degli obiettivi principali dell’azione della nostra Repubblica. A questa battaglia generale uniamo una battaglia regionale contro i soldi che vengono dati alla Sanità privata, perché vengano utilizzati innanzitutto per assumere più personale e per eliminare la vergogna delle liste d’attesa.

In queste settimane Mangialardi va in giro dicendo che riceverà miliardi di euro dall’Unione Europea, dal cosiddetto “Recovery fund”. Parla senza conoscere, pensando che questo “Recovery fund” sia un regalo. Assolutamente no: saranno in gran parte maggiori debiti dello Stato con i mercati finanziari. Il signor Mangialardi non sa forse che, quando si alza l’indebitamento dello Stato, prima o poi l’Unione Europea chiede il rigoroso rispetto dei vincoli di Maastricht e quindi più austerità, cioè meno risorse per lavoratori, pensionati, studenti, piccole e medie imprese. Non solo: tali aiuti sono condizionati a riforme che dovranno essere approvate dalla Commissione Europea. In sostanza l’Italia verrà commissariata e verranno imposte riforme liberiste che renderanno ancora più deboli e poveri i lavoratori.

Lo Stato e la Regione devono congiuntamente mettere in atto azioni per combattere il precariato e la disoccupazione: diminuire l’orario di lavoro a parità di salario; ridurre l’età pensionabile; assumere direttamente più personale nella Sanità, nel trasporto pubblico, nella Scuola e in altri servizi; controllare direttamente i settori strategici dell’economia (servizi pubblici importanti, trasporto pubblico locale, settore bancario, telecomunicazioni, autostrade e ferrovie, produzione di energia ecc.); rilevare le imprese che delocalizzano e chiudono e affidarle ai lavoratori stessi, aiutandoli sul piano economico e organizzativo; sostenere le imprese sulla base di criteri precisi: mantenimento della produzione nel territorio; assunzioni di lavoratori a tempo indeterminato e rispetto dei contratti di lavoro; rispetto dell’ambiente; produzione di qualità; capacità di fare rete. Bisogna altresì aiutare le imprese a piazzarsi sul mercato interno e sui mercati internazionali e questo si può fare in due modi: promuovendo la produzione di qualità e allacciando rapporti economici e culturali con vari Paesi del mondo, a partire dalla Cina, dalla Russia, dai Paesi emergenti dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina.

Noi mettiamo al centro della nostra proposta politica i lavoratori. Se i lavoratori stanno bene, se hanno servizi garantiti dallo Stato e se hanno lavoro stabile e dignitosamente pagato, anche la piccola e media impresa, legata soprattutto al mercato interno, può risorgere.

Giorgio Raccichini

Patrizia Serafini

Filippo Pannelli

Lucia Addario