Fermo

I comunisti sulla Toolk

Noi comunisti vogliamo esprimere tutta la nostra solidarietà nei confronti dei dipendenti del calzaturificio Toolk, a cui viene negato un diritto fondamentale, quello del lavoro, e che rischiano di perdere anche gli ammortizzatori.

Le crisi aziendali, che si susseguono dentro e al di fuori del nostro territorio, dovrebbero far capire che non può esistere una ripresa economica se le istituzioni, a partire dallo Stato e dalla Regione, non svolgono una vera e propria politica industriale. Non si tratta semplicemente di aiutare quelle imprese che investono sul territorio, rispettano i contratti di lavoro e assumono in maniera stabile. Si tratta anche di intervenire direttamente sulle imprese in crisi, rilevandole e dandone la gestione ai lavoratori stessi, supportandoli sul piano economico ed organizzativo.

Come nel caso dei dipendenti della Toolk, va garantito ai lavoratori che perdono il lavoro un degno sostegno economico, ma non basta: bisogna assicurare la formazione professionale e che ci siano posti di lavoro stabili e dignitosamente pagati. Secondo un recente rapporto Eurostat solo una minima percentuale di inoccupati, nel nostro Paese, ha la speranza di trovare un lavoro. Perché?

Innanzitutto lo Stato, seguendo le politiche liberiste e austeritarie dell’Unione Europea, invece di controllare e investire risorse nei servizi e nei settori economici strategici, ha ridotto la spesa pubblica, ha privatizzato, non ha garantito l’esistenza di numerosi posti di lavoro. In secondo luogo, all’interno del sistema euro, si sono volute favorire le esportazioni delle imprese comprimendo i costi e i diritti dei lavoratori. Infine, tutto ciò ha contribuito all’impoverimento generale dei lavoratori e, di conseguenza, alla crisi della piccola e media impresa più legata al mercato interno.

Noi comunisti crediamo che le istituzioni della Repubblica italiana abbiano il dovere di agire nell’interesse dei lavoratori, combattendo in ogni modo i mali della disoccupazione e del precariato. Riteniamo pertanto che si debba invertire la rotta: occorre aumentare diritti e salari dei lavoratori, combattere precariato e disoccupazione, diminuire l’orario di lavoro a parità di salario, abbassare l’età pensionabile e ritornare al sistema retributivo, aumentare la spesa e le assunzioni nei servizi pubblici, rilanciare il ruolo diretto dello Stato nei servizi e nei settori economici strategici, accrescere il mercato interno a tutto beneficio delle piccole e medie imprese.

Giorgio Raccichini, lista “Comunista! Per le Marche”