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Rivoluzione nelle supplenze per 700mila aspiranti prof

di Paola Pieroni
E’ ufficiale, la ricerca dei supplenti si farà tramite Gps. Ma qui la geolocalizzazione non ha ragione di esistere. Dietro lo stesso acronimo
Gps, stavolta si nascondono le graduatorie provinciali per le supplenze di 700 mila aspiranti docenti. Tra precari storici, laureati e
laureandi, dopo circa 20 anni i vecchi elenchi di istituto andranno in soffitta. L’intento di fondo è di rendere più semplice la chiamata alla
supplenze e parallelamente digitalizzare anche il sistema delle immissioni in ruolo. La nuova procedura sarà affidata agli uffici scolastici
territoriali e dunque non sarà più gestita dalle singole scuole. In questo modo i titoli vengono valutati in maniera più uniforme e ogni
docente si ritrova già in banca dati, una serie di informazioni utili a per altri fini, in primis la partecipazione ai concorsi. Insieme alla
richiesta di inserimento in Gps, i professori potranno anche essere inscritti alle graduatorie di istituto, con un massimo di 20 istituti, utili ai
dirigenti per affidare incarichi brevi e temporanei. In seconda fascia nella Gps, si potranno inserire anche gli iscritti al terzo, quarto e
quinto anno di scienze della formazione. Pur non essendo laureati, questo è il ragionamento fatto dal ministero, molti di loro hanno già
esperienza nel Mad e cioè nella Messa a Disposizione, con cadenza annuale. Anche sul punteggio dei titoli arrivano delle variazioni, come
la scelta di ridimensionare i master che valgono un solo punto per valorizzare il dottorato di ricerca che peserà invece ben 12 punti, come
un intero anno di servizio. Una stima precisa dei diretti interessati al momento non è ancora presente. Valorizzato anche il possesso di
una laurea triennale e per i diplomati dell’Accademia Santa Cecilia pronti subito 6 punti.