Europa

Occorrono più attenzione e coordinamento nella spesa UE per i siti culturali, sostiene la Corte

Misure adottate dalla Corte dei conti europea a fronte della pandemia di Covid-19La Corte dei conti europea ha adottato le necessarie misure per poter continuare a svolgere un’efficace servizio di audit del settore pubblico nell’UE e per produrre in tempo utile, per quanto possibile nelle difficili circostanze attuali, relazioni di audit, pareri e analisi nel corso della pandemia di Covid-19. Allo stesso tempo, la Corte esprime la propria gratitudine a tutti coloro che operano per salvare vite e combattere la pandemia, in Lussemburgo, nell’UE o ovunque nel mondo. La Corte ribadisce inoltre il proprio impegno a sostenere la politica del governo lussemburghese per salvaguardare la salute pubblica. Al fine di contenere gli effetti dell’attuale crisi sanitaria sul proprio personale, ha adottato misure precauzionali per ridurre al minimo, per quanto possibile, i rischi per il personale e le rispettive famiglie.

Comunicato stampa

Lussemburgo, 23 aprile 2020

Occorrono più attenzione e coordinamento nella spesa UE per i siti culturali, sostiene la Corte

Per promuovere i siti di interesse culturale sono state sviluppate varie iniziative europee. Stando a una nuova relazione della Corte dei conti europea, però, il loro coordinamento con i meccanismi di finanziamento è troppo limitato e gli investimenti UE non sono sufficientemente mirati alla conservazione e alla sostenibilità finanziaria dei siti stessi. Inoltre, gli investimenti culturali non sono considerati una priorità, bensì perlopiù uno strumento per promuovere obiettivi economici, afferma la Corte.

La ricchezza della propria diversità culturale può essere motivo d’orgoglio per l’UE, che ha posto in essere una serie di iniziative per far sì che il patrimonio culturale europeo sia tutelato e sviluppato. A tale scopo possono contribuire vari fondi UE, tra i quali il più importante è il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR). La Corte ha analizzato gli effetti di tali investimenti e ha valutato la sostenibilità finanziaria e fisica di una serie di siti destinatari di aiuti. Sono stati presi in esame 27 progetti in sette Stati membri: Germania, Francia, Croazia, Italia, Polonia, Portogallo e Romania.

Quasi la metà dei progetti a favore di siti culturali non sarebbero stati realizzati senza gli investimenti dell’UE”, ha dichiarato Pietro Russo, il Membro della Corte dei conti europea responsabile della relazione. “Non è chiaro, tuttavia, cosa l’UE intenda conseguire con le iniziative in corso, che risentono della mancanza di un indirizzo ben definito e di coordinamento.”

La cultura è inglobata, o “integrata”, in diverse strategie e politiche a livello dell’UE. Secondo la Corte, la compresenza di più quadri di riferimento contraddistinti da attori differenti nonché da periodi e obiettivi sovrapposti è fonte di eccessiva complessità e può generare confusione. Inoltre, la Corte ha constatato che le iniziative culturali dell’UE hanno un impatto limitato sulla disponibilità di fondi UE. In particolare, la partecipazione dei siti culturali alle iniziative UE non è presa in conto dalle autorità degli Stati membri, quando si tratta di finanziare i progetti.

Con circa 750 milioni di euro messi a disposizione ogni anno tra il 2010 e il 2017, il FESR costituisce per pressoché un terzo degli Stati membri dell’UE un’importante fonte di finanziamento a favore degli investimenti pubblici nei siti culturali. La dimensione culturale, tuttavia, non è ritenuta una priorità per il finanziamento FESR, che rimane imperniato su considerazioni economiche e sociali. Gli investimenti nei siti culturali costituiscono quindi un mezzo per raggiungere un fine, da finanziare solo quando concorrono ad accrescere la competitività economica o a promuovere lo sviluppo.

Il prevalere degli obiettivi economici, inoltre, fa sì che non si presti sufficiente attenzione alla sostenibilità dei siti culturali. Al momento, il FESR non può finanziare un’azione in un sito se non si prevede che produca effetti economici e sociali, anche qualora sia necessario un intervento urgente.

In genere, per il proprio funzionamento e per il finanziamento degli investimenti, i siti culturali dell’UE dipendono dalle sovvenzioni pubbliche. Sono comunque scarsamente incentivati ad accrescere le entrate, segnala la Corte. Infatti, per i progetti generatori di entrate, i requisiti del FESR sono tali per cui quanto maggiori sono le entrate nette, tanto minore è il sostegno UE accordato.

Nel complesso, la valutazione della Corte evidenzia luci e ombre per quanto riguarda l’efficacia e la sostenibilità dei progetti FESR a favore dei siti culturali.

Per ovviare alle carenze individuate, la Corte raccomanda alla Commissione europea di:

·       migliorare l’attuale quadro strategico dell’UE a favore della cultura, nei limiti delle competenze definite dai trattati;

·       incoraggiare il ricorso a fondi privati per salvaguardare il patrimonio culturale europeo;

·       potenziare la sostenibilità finanziaria dei siti culturali finanziati dal FESR;

·       adottare azioni più specifiche per la conservazione dei siti del patrimonio culturale.

Note agli editori

La relazione speciale 08/2020, intitolata “Gli investimenti dell’UE nei siti di interesse culturale meritano maggiore attenzione e coordinamento” è disponibile in 23 lingue dell’UE sul sito Internet della Corte (eca.europa.eu).

La Corte presenta le proprie relazioni speciali al Parlamento europeo e al Consiglio dell’UE, nonché ad altre parti interessate, come i parlamenti nazionali, i portatori di interessi del settore e i rappresentanti della società civile. La grande maggioranza delle raccomandazioni formulate nelle relazioni della Corte è posta in atto.

Vincent Bourgeais – e-mail: vincent.bourgeais@eca.europa.eu