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Le nuove frontiere del sesso – dal ratto delle sabine alle valli

Codice Penale, art. 587
Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell’atto in cui ne scopre la illegittima
relazione carnale e nello stato d’ira determinato dall’offesa recata all’onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni. Alla stessa pena soggiace chi, nelle dette circostanze, cagiona la morte
della persona che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella.

Il ratto delle Sabine è forse il primo evento di questo genere nella storia umana, un rapimento non a scopo
di violenza, ma al fine di convolare felicemente a nozze. L’Italia è uno di quei paesi che era arrivato non solo a dare valenza sociale al ‘matrimonio riparatore’, unica via per estinguere il ratto della fanciulla senza
spargere il sangue dell’incauto amante, ma a dare valenza giuridica alla motivazione tramite una generica
attenuazione della pena in caso di ‘delitto d’onore’.
Ancora nel XIX° secolo in Serbia il rapimento era all’ordine del giorno, anche per l’impossibilità di alcune
famiglie di sostenere il peso economico di un matrimonio secondo tutti i crismi. In caso di mancata
risoluzione della promessa conseguente al ratto scorreva il sangue o si incendiavano le proprietà come
extrema ratio. Zone in cui non si scherzava tanto, arrivando a creare la mitologia della dea Lada, che attrae
gli uomini e li infiamma di passione per spingerli al rapimento ed al rituale che ne segue.
Se in Ucraina si poteva rapire perfino la figlia del proprio signore, con l’obbligo di riuscire a sfuggire alle
ricerche per almeno 24 ore pena la decapitazione senza processo; presso i Drevliani era pericolosissimo
abbeverarsi, le fonti erano presidiate da rapitori seriali in cerca di appetitose fanciulle. Nell’altipiano
centrale del Kenya, presso i Kykuyu, il matrimonio è preceduto da un rapimento rituale della sposa da parte delle donne della famiglia dello sposo.
Dagli antichi documenti pare che nella comunità slava di un tempo fosse norma che in caso di coniuge
infertile la moglie potesse giacere con il parroco per farsi ingravidare, una norma che poi molti preti
cattolici hanno adottato, magari tralasciando l’inseminazione, ma abbassando l’età dei soggetti di loro
interesse. D’altronde la donna è stata creata attraverso il ratto, sperabilmente non doloroso, di una costola
dall’uomo, per la religione cristiana è sempre stata considerata inferiore ed anche al giorno d’oggi esclusa
da molte funzioni.
Ma per chi volesse cimentarsi in rapimenti di donzelle senza incorrere negli strali della legge esiste ancora
una possibilità, nelle vallate ladine (Val Badia, Val Gardena, Val di Fassa, Livinallongo, Colle Santa Lucia e
Cortina d’Ampezzo) durante i banchetti nuziali, in alcuni casi, è ancora viva la tradizione del “Furto della
sposa”: un rituale più diffuso di quel che non si pensi e che affonda le radici in tempi remotissimi.
MAURIZIO DONINI