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Anno nuovo tasse nuove!

La trimestrale pubblicata oggi dall’Istat indica che l'incidenza del deficit delle Amministrazioni pubbliche sul Pil ha segnato nel terzo trimestre un miglioramento, ma purtroppo l’aumento dell’avanzo primario è stato assorbito dalla
crescita della spesa per interessi dovuta all’aumento dello spread, registrando il passaggio dai 14,376 miliardi del 2017 a 16,103 miliardi. L’istituto misura anche un incremento di reddito delle famiglie italiane dello +0,1% a fronte di un aumento della spesa per consumi dello +0,3%; il che ha comportato una riduzione di -0,2% della propensione al risparmio che si attesta allo 8,3%. Il taglio del previsionale sulla crescita del pil dal 1,5% al 1% ed un outlook negativo a livello mondiale sul 2019, incide ovviamente sul famoso rapporto debito/pil. Resta il problema di finanziare le bandiere del nuovo governo a guida gialloverde, flat tax, reddito di cittadinanza, quota 100. Il risultato è stato, dopo anni di cali, per quanto modici, si è deciso un incremento delle tasse dello 0,4% ritornando a quota 42,4%.
Sono € 598 le maggiori tasse che ogni cittadino italiano versa in tasse rispetto la media europea secondo i dati diffusi dall’Ufficio Studi CGIA di Mestre. Triste primato che si fa restare in cima alla classifica dei più vessati anche in confronto ai paesi dell’eurozona, pur fermandosi € 285 pro-capite. Versano più di noi solo i francesi con € 1.765, seguiti dai belgi e gli svedesi (rispettivamente 1.196 e 712 euro più di noi); tutti gli altri europei risultano meno tassati, con la palma d’onore all’Irlanda ferma a € 5.352 in meno. Il ‘bonus’ degli € 80 abbassa leggermente tale quota, ma sul 2019 pesa l’incognita della sparizione del blocco delle tasse locali in vigore dal 2015, facile prevedere una impennata in tal senso vista la fame di soldi degli enti periferici.
Moody’s misura in due miliardi di tasse aggiuntive il nuovo carico posto sulle spalle dei cittadini dall’aumento delle tasse locali, con un possibile dilatarsi dei tempi provocato dalle elezioni comunali che si terranno in 4.000 comuni sparsi in 6 regioni. L’agenzia di rating ricorda come l’addizionale Irpef non sia applicata in oltre la metà dei 7.954 comuni italiani e che anche l’Irap è spesso sotto il livello minimo previsto. Dato che le grandi città già avevano raggiunto la soglia massima o quasi delle aliquote, i possibili incrementi si verificheranno più probabilmente nei piccoli comuni.
MAURIZIO DONINI