Attualità a cura di Maurizio DoniniUltimissime Notizie

Il barometro politico di dicembre 2018

E finalmente Legge Finanziaria fu! Anche se mancano ancora i voti definitivi e tutti i decreti, ma l’impianto
pare messo in campo, la domanda che ci si pone è “Vera gloria fu?”. Spazzati via i peana dei protagonisti
governativi della salvimaionomics la realtà è ben diversa. I canti di guerra di Di Maio e Salvini, gli insulti a
Draghi, Juncker, Moscovici, tutto passato, invece di ‘spezzare le reni’ all’Europa, il duo dei vice-premier,
dopo aver fatto spendere 15 miliardi nel nulla al nostro paese ed avere portato la considerazione nei
confronti dell’Italia al punto più basso dai tempi di Berlusconi, hanno fatto i conti con una realtà fatta di
spread alle stelle e btp rimasti nel cassetto rinunciando ad una decina di miliardi di spesa aggiuntiva per
evitare, almeno per ora, la procedura di infrazione da parte della UE.
Il tutto è stato quadrato senza rinunciare alle manovre manifesto dei due governanti, Quota 100 e Reddito
di Cittadinanza, ma annacquando i provvedimenti in modo da lasciare la facciata svuotandone i contenuti.
Oltre a questo sono decine i punti dolenti, tagli alla cultura, alle pensioni in essere, nettissimo il calo sugli
investimenti, torniamo al vecchio ‘dare i pesci, ma non le canne’. Lo stesso governo ha abbassato le
ottimistiche ed irreali stime sulla crescita del pil 2019 dal 1,5% al 1%, il rapporto debito/pil è date dalle due
grandezze, se il pil cala aumenta il debito, come far quadrare i conti avendo le tasche vuote? Firmando
cambiali a 3 anni, se l’equilibrio di bilancio non sarà rispettato, e non lo sarà per i motivi testè descritti,
scatteranno aumenti dell’iva in maniera pesantissima anche sui generi di prima necessità. Le pensioni
normali verranno tagliate sull’adeguamento automatico, misure del precedente governo che sarebbero
decadute quest’anno, una linea continua PD- Salvimaionomics che recita ilarità. Per quanto riguarda le
pensioni d’oro, invece, alla fine il taglio colpirà chi percepisce più di 100mila euro lordi l’anno e la platea,
nel complesso, è composta da 16.644 persone che incassano pensioni oltre i 100mila euro, mentre sono
appena 23 quelle che prendono assegni oltre i 500mila euro. Nella seconda fascia, quella fra 130 e 200 mila
euro, le persone coinvolte sono 6.665 che poi scendono di molto nella terza fascia, quella i 200mila e i
350mila: sono solo 873. Davvero pochissimi, solo 82, poi quelli del penultimo gruppo, fra i 350 mila e i 500
mila euro.
Che questo governo si muova sulle ali dell’improvvisazione spostando l’attenzione su problemi fuorvianti
come un’immigrazione i cui flussi si sono esauriti da tempo è evidente, che l’impreparazione e
l’approssimazione siano la regola si è già visto abbondantemente, dal Tap alla TAV passando per il ponte
Morandi crollato e gli anatemi contro Autostrade oramai rientrati visti i problemi giuridici. Ma perché
accendere una cambiale a tre anni sapendo che non potrà essere onorata e costringendo quindi ad una
manovra lacrime e sangue fra una trentina di mesi?
Entrato al governo come stampella del vincitore Movimento 5 Stelle, Matteo Salvini, con l’abilità da
consumato animale della politica, si è presto ritagliato uno spazio di visibilità ben superiore ai voti ricevuti,
attingendo a piene mani nel malpancismo degli italiani. Complice una compagine pentastellata che ha
portato come unica competenza l’incompetenza, andando a raccogliere solo misere figure e suscitando
ilarità con i vari Di Maio, Toninelli e l’effimera Laura Castelli; il neo ministro degli interni ha portato al
governo persone con visioni casomai discutibili, come Savona e Giorgetti, ma dall’indiscutibile background
tecnico. E qui si inserisce un Berlusconi che sta cercando di far rientrare in ogni modo Salvini nella
compagine di centro-destra, suo naturale alveo, e come annunciato ha iniziato la sua campagna acquisti di
parlamentari portandosi in casa un pezzo pregiato come Matteo Dall’Osso, uno dei più fedeli pentastellati
della prima ora e molto ben visto nella platea grillina.
Bisogna quindi stupirsi se Matteo Salvini parla come Premier in pectore? Se nascono comitati “Per Salvini
premier”? Se l’attuale vice-premier leghista incontra Berlusconi per un caffè? Non si dimentichi che alle
elezioni lo schieramento vedeva unite Lega e Forza Italia nella coalizione di destra. Le dichiarazioni di Salvini

non fanno altro che mettere ancor più in evidenza i molteplici punti di attrito tra i due alleati di governo, lo
studio dell’Università di Bologna post elezioni di marzo mise in chiara evidenza, con sondaggi sull’elettorato
pentastellato, come le idee degli elettori grillini coincidessero al 47% con quelle degli elettori di sinistra, e
solo il 23% aderiva a quelle di destra.
Cosa bisogna aspettarsi per il futuro? Concordando perfettamente con l’acuta disamina del prof. Cacciari
che ho recentemente intervistato, nulla accadrà prima delle elezioni europee, ma è praticamente
impossibile che la legislatura si concluda con questa coalizione. Risulta quanto mai probabile che dopo le la
tornata elettorale comunitaria, ed il prevedibile successo della Lega, si vada verso la caduta del governo
attuale con la venuta al potere di una coalizione di destra capeggiata da Matteo Salvini.
MAURIZIO DONINI