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Infolampo: Buoneazioni – Debito

Investire in buone azioni
E’ possibile una finanza sostenibile e responsabile, in grado di sostenere l’economia reale ed il lavoro ed
al tempo stesso tutelare i risparmi, l’inclusione sociale e l’ambiente? Sì, ed è anche conveniente. Il ruolo
dei risparmiatori e dalle loro scelte
di Nuccio Iovene
La finanza che domina i mercati, li ricopre di derivati e titoli tossici, illude e truffa i risparmiatori, mette
in crisi intere nazioni e corrompe l’economia reale è davvero l’unica possibile? E’ possibile, invece, una
finanza sostenibile e responsabile, in grado di sostenere
l’economia reale ed il lavoro ed al tempo stesso tutelare i
risparmiatori e l’ambiente? Si, è possibile ed anche
conveniente. Basta leggere il report di impatto 2018 di Etica
Sgr, la società di gestione del risparmio del Gruppo Banca
Etica con la partecipazione di Banco Bpm, Bper Banca, Banca
Popolare di Sondrio e Cassa Centrale Banca – Credito
Cooperativo del Nord Est, pubblicato in questi giorni.
Rispetto al resto del mercato le società in cui vengono investiti
i fondi di Etica Sgr presentano emissioni medie (il carbon
footprint, l’impronta di carbonio rilasciata nell’atmosfera)
inferiori del 70% e quelle che hanno definito obiettivi di
riduzione delle emissioni sono il 49% in più del mercato. Allo
stesso tempo queste società hanno creato in media1.689 posti
di lavoro, un dato decisamente superiore al mercato mentre le
aziende con almeno 1 donna su 5 in ruoli dirigenziali sono
anch’esse il 14% in più rispetto al resto del mercato. Per arrivare a questi risultati Etica Sgr si muove su
due piani diversi: prima dell’investimento con la selezione dei titoli su cui investire che avviene tramite
criteri negativi di esclusione e criteri positivi di valutazione, dopo l’investimento attraverso il dialogo con
le imprese ed il voto nelle assemblee delle società partecipate.
Alla base delle esclusioni vengono poste attività e settori controversi come armi, tabacco, gioco
d’azzardo, energia nucleare, settore petrolifero ed estrattivo. I criteri positivi di valutazione si basano
invece su aspetti ambientali, sociali e di governance. L’obiettivo è individuare le aziende più attente alla
sostenibilità in ogni settore. Soltanto quei titoli che superano una soglia assoluta e risultano i migliori nel
loro settore entrano nell’universo investibile dei fondi di Etica Sgr. Su tutto il processo svolge un ruolo di
orientamento e controllo un organo indipendente, il Comitato Etico, composto da personalità di alto
profilo morale e di riconosciuta esperienza nel campo del sociale, dell’ambiente, dell’impegno civile, del
mondo religioso e dell’università.
Etica Sgr ha misurato così concretamente l’impatto degli investimenti attraverso specifici indicatori
Leggi tutto: http://www.radioarticolo1.it/articoli/2018/10/08/8414/investire-in-buone-azioni
Terzo valico al buio,
sciopero e sit-in a Roma

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Manovra economica: ogni promessa è debito…
Ogni promessa è debito: è forse questa la frase che sintetizza meglio la manovra economica del Governo.
di Rocco Artifoni
In campagna elettorale le due forze politiche che compongono la maggioranza hanno fatto tante promesse
agli elettori. Per mantenere quelle promesse adesso bisogna spendere in deficit, poiché le casse dello Stato
sono vuote, anzi, sono piene di debiti. Questa situazione non è una sorpresa: tutti gli osservatori attenti già
in campagna elettorale l’avevano prevista. Ma il popolo così ha votato in maggioranza e di conseguenza
siamo arrivati alla “manovra del popolo”. Tutto bene, dunque?
In realtà, ci sono diverse ragioni per sostenere che non va affatto bene. Anzitutto questa reiterata retorica
sul “popolo” è esagerata e fuori luogo. È il caso di ricordare che la Costituzione è posta come limite
anche alla sovranità popolare (art. 1). Non tutto può essere deciso dal popolo e non tutte le decisioni
possono essere prese con la semplice maggioranza.
Per fare un esempio, il referendum popolare è vietato per alcune materie: leggi tributarie e di bilancio, di
amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali. Semplificando, per motivi
facilmente comprensibili, non si può (ed è inutile) chiedere agli elettori se vogliono pagare meno tasse…
C’è un secondo punto non meno importante. Chi sta al Governo purtroppo cade spesso nell’errore di
attribuirsi la volontà popolare. Si dice: il popolo è con noi, i sondaggi ci danno la maggioranza, la gente ci
applaude. Tutti invece dovremmo sapere che il popolo è considerato un corpo unico soltanto nei regimi
dittatoriali. In una società democratica il popolo è plurale, come la parola “people” in lingua inglese.
Ridurre e semplificare il volere del popolo, intestandolo esclusivamente a se stessi, non è un buon segnale
per la democrazia. Il leaderismo non è il frutto migliore, ma un vizio dei sistemi politici moderni. Invece,
è la partecipazione a dare spessore ad una comunità democratica, non la delega ad una classe politica, ad
un partito, ad un capo.
Un antico detto ci esorta a considerare nelle nostre decisioni le ricadute sulle prossime sette generazioni.
Una “manovra del popolo” dovrebbe seriamente considerare le conseguenze sui posteri. Persistere nella
strada di indebitare ulteriormente lo Stato italiano, che ha già un debito altissimo, è una condanna nei
confronti del popolo di domani e dopodomani. Quali genitori lascerebbero in eredità ai propri figli un
debito? La famiglia Italia si sta dimostrando degenere, poiché persiste nel caricare pesi enormi sulle
spalle dei posteri, un popolo di sudditi del debito contratto dai padri e dai nonni.
L’Italia è un Paese in cui le risorse non mancano. Tutti i dati e le statistiche dimostrano che si potrebbe
chiudere il bilancio dello Stato in pareggio, anzi in attivo. Anche il debito potrebbe essere ridotto e
azzerato. Sarebbe una strada da perseguire con decisione: non perché ce lo chiede l’Europa, ma perché è
giusta e conveniente. È noto che già da 25 anni la differenza tra entrate e uscite (avanzo primario) del
bilancio italiano è positiva. Peccato che questo utile non sia mai sufficiente a pagare gli interessi sul
debito e tanto meno a ridurre il debito. Un debito, come sanno bene i cittadini che si sono trovati in questa
situazione, è un meccanismo che rischia di trasformarsi in un vicolo cieco, a maggior ragione se i tassi di
interesse sono elevati a tal punto da diventare usurai.
Perciò beato il popolo che non ha bisogno di fare debiti. Perché alla fine è sempre il popolo che deve
pagare sia il debito sia gli interessi. Per questo una manovra del popolo che aumenta l’indebitamento è in
realtà una manovra contro il popolo. O meglio: è una manovra contro i poveri, perché i poveri sono
sempre dalla parte dei debitori, mentre i ricchi da quella dei creditori.
Anche chi sta al timone del Governo dovrebbe saperlo: il debito in realtà rappresenta una promessa
vanificata, poiché diventa il principale ostacolo alla realizzazione di ogni promessa
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