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Infolampo: Contante – Acquarius

Il denaro contante fa molto male al Paese
L’Italia è uno degli Stati più dipendenti dall’uso di moneta cartacea. L’86% dei pagamenti avviene “a
mano”. E il ministro Salvini vorrebbe eliminare addirittura qualsiasi limite. Testa (Fisac Cgil): “Sarebbe
follia, il mondo va nella direzione opposta”
di Fabrizio Ricci
Sembra incredibile eppure nell’ultimo decennio il denaro contante in circolazione in Italia è cresciuto
costantemente. Ci riempiamo la bocca di digital revolution, gig economy, e-commerce e tutto il resto, ma
poi in realtà continuiamo a essere un paese terribilmente attaccato
alle banconote, tanto che nel 2017 l’86% dei pagamenti è stato
effettuato con denaro contante (fonte Osservatorio Community
Cashless Society di The European House – Ambrosetti) e il nostro
paese è risultato il primo tra i Big-5 dell’Unione europea per
incremento del valore dei prelievi da sportelli Atm (+8,9% nel
periodo 2008-2016, rispetto a +2,3% in Germania e a -0,6% nel
Regno Unito).
E quale è il problema? Beh, il problema c’è ed è anche bello
grosso. Infatti, le principali attività criminali, dal narcotraffico
all’usura, passando per evasione fiscale, lavoro nero, riciclaggio,
etc., si fondano tutte sulle transazioni cash, che per loro natura
sono molto più facilmente occultabili, rispetto a qualsiasi altro tipo
di pagamento tracciato. Un problema di dimensioni enormi nel
paese delle tante mafie, eppure, è di pochi giorni fa l’affermazione
del ministro dell’interno e vicepremier Matteo Salvini che all’assemblea di Confesercenti ha dichiarato
che “ognuno è libero di usare i soldi come vuole” e che, se fosse per lui, “non ci sarebbe nessun tetto
all’uso del contante”.
Intanto il mondo, o almeno la sua parte più avanzata, va nella direzione esattamente opposta. Non solo il
nord Europa, dove la cash-less society è un obiettivo ormai non molto lontano (la Svezia è il primo Paese
al mondo con una incidenza del contante circolante sul Pil pari all’1,5%), ma anche negli Usa dove “in
molti Stati ormai se provi a pagare in contanti chiamano lo sceriffo”. A raccontarlo è Maurizio Testa,
esperto di antiriciclaggio e uno dei due coordinatori del dipartimento nazionale legalità della Fisac,
guidato dal segretario nazionale Maurizio Viscione.
Il sindacato dei lavoratori del credito della Cgil ha infatti assunto la battaglia per la riduzione dell’uso del
denaro contante tra le sue priorità, tanto da promuovere un’iniziativa in collaborazione con le principali
università di ogni regione del paese (da ultimo quella di Perugia). “Abbiamo lanciato un concorso di idee
rivolto agli studenti di Economia – spiega Testa – che punta a promuovere progetti e soluzioni concrete
per una drastica riduzione dell’uso di contante nel nostro paese. Il tutto nella convinzione che questo
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Le millenial e il lavoro
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Aquarius, cinico gioco a scacchi Italia-Europa
Sulla vicenda della nave dell’ong Sos Méditerranée, una partita non solo italiana che punta ad
esternalizzare le frontiere in Paesi considerati “sicuri”. Ma l’ingresso dovrebbe essere possibile anche a
chi cerca lavoro. Invece dal 2011 non esiste più in Italia un decreto flussi decente.
di Martino Mazzonis
Il nuovo governo italiano ha, con cinismo, messo il dito su una piaga che porta il nome di gestione dei
flussi migratori e riforma del Regolamento di Dublino. La scelta di non far attraccare la nave Aquarius
nei porti italiani ha infatti generato reazioni da parte dei governi europei che rimescolano le carte della
complicatissima vicenda dell’accoglienza dei migranti che attraversano il Mediterraneo su mezzi di
fortuna. Riferendo in Senato il ministro degli Interni Matteo Salvini ha persino avuto buon gioco a
rinfacciare ai suoi colleghi francesi – che hanno usato toni molto duri nei confronti dell’atteggiamento
italiano – il nulla di fatto in materia di accoglienza in questi anni. Salvini, tra le altre cose, ha anche avuto
modo di elogiare l’operato in materia di immigrazione del suo predecessore Marco Minniti.
Proviamo a mettere alcuni elementi in fila per fare chiarezza su una vicenda davvero ingarbugliata che
vede alleanze trasversali e non coerenti negli schieramenti europei. Ma partiamo innanzitutto da una
premessa: l’aver chiuso i porti italiani è un fatto grave che non ha niente a che vedere con l’accoglienza
dei migranti in senso stretto. La nave era (è) sovraccarica di persone e sarebbe compito di ciascuno Stato
civile offrire riparo a quelle persone, molte delle quali minori, anche qualora si decidesse poi di
rimpatriarle tutte senza nemmeno accogliere la richiesta di asilo. Il punto è questo e da qui viene la
reprimenda delle autorità francesi come la scelta del governo spagnolo di rompere l’impasse che si era
creato invitando la Aquarius ad attraccare a Valencia. La riforma di Dublino o il “contrasto
all’immigrazione” (obiettivo quest’ultimo considerato prioritario da tutti i governi europei, non da noi)
non si fanno giocando con le vite di coloro che sono già partiti, sono in mare, sono stremati e
potenzialmente in pericolo.
E però tutti ricordiamo ciò che è successo a Ventimiglia, tutti sappiamo dei processi contro chi ha aiutato
i migranti a passare il confine o ha offerto loro ospitalità a Mentone o altrove nel Sud della Francia. Non
solo, tutti sappiamo che Parigi, come tutte o quasi le altre capitali europee, non hanno implementato il
piano di ricollocamento dei migranti deciso dal consiglio europeo nel 2015. Che Danimarca o Ungheria,
dove nelle maggioranze di governo siedono partiti dell’estrema destra populista e xenofoba si siano
rifiutate di prendere impegni è tristemente comprensibile, che la Francia e altri con lei abbiano preso
impegni (piccoli) per poi non rispettarli, è un fatto grave e rende l’Europa poco credibile in una materia
dove servirebbe la stessa fermezza che viene pretesa quando si tratta di questioni di bilancio.
Il segnale che il governo italiano manda è utile a capire quali siano le sue intenzioni.
Da un lato c’è la volontà di proseguire nella demolizione mediatica delle ONG e di chi lavora
nell’accoglienza: nell’aula del Senato il ministro degli Interni ha parlato di “business dei ricorsi per gli
avvocati”, ha detto “chi vuole il business vada nelle cooperative non in un’aula del Senato”. I cattivi in
questa storia insomma sarebbero quelli che recuperano le persone dai barconi, i “taxi del mare” come li
ha definiti in più di un’occasione il vicepresidente del Consiglio Di Maio. Le insinuazioni e allusioni al
fatto che costoro siano in fondo disonesti, lo facciano per soldi, siano in combutta con la Guardia costiera
libica e i trafficanti si rinnovano a ogni crisi. Il risultato è quello di indicare un cattivo con cui prendersela
(un classico del populismo dei tempi in cui viviamo). Nella vicenda Aquarius i cattivi sono prima le ONG
e poi i francesi. Si badi, la retorica anti ONG, come se fosse il lavoro meritorio delle organizzazioni
umanitarie a generare i flussi migratori, è tanto falsa quanto efficace. E questo è un male.
Dall’altro c’è la volontà di continuare a bloccare i flussi sulla costa libica o alla frontiera Sud del Paese,
come già fatto dal governo precedente.
Ma veniamo all’Europa ripartendo ancora dalle comunicazioni di Salvini in aula. Ringraziando la Spagna,
il ministro ha polemizzato con il neo-premier Sanchez: noi ospitiamo 170mila richiedenti asilo, loro
16mila, hanno ampio margine per migliorare in termini di solidarietà. Vero, come è vero che a Ceuta e
Melilla le autorità spagnole si comportano nel peggiore dei modi possibili. Ma anche falso: i flussi in
ingresso, oggi, passano per la Libia e questa è più vicina alle acque italiane e le regole europee, oggi,
dicono che l’asilo si chiede nel posto in cui sbarchi. La sproporzione nei numeri si spiega così, non con la
maggiore o minore propensione alla solidarietà. Non solo: se l’Italia avesse in questi anni emanato decreti
flussi degni di questo nome, le persone che intendono raggiungere il Paese per ragioni economiche
Dal sito Cronache di Ordinario razzismo, per gentile concessione

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