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La maionese impazzita!

Lo scontro istituzionale affiorante da giorni è servito. Il premier incaricato G. Conte ha rinunciato all’incarico, nell’impossibilità di formare una lista dei ministri condivisa dal Presidente della Repubblica. Il “nodo” se così si può dire non si è sciolto intorno al nome dell’economista Paolo Savona, ma forse sul professore ex banchiere oggi ottantenne si è consumata la consapevolezza, innanzitutto della Lega, di realizzare solo una parte del programma di governo. Programma che già di per se aveva contribuito a raffreddare i rapporti delle due forze politiche contraenti l’accordo, M5s e Lega con il Presidente Mattarella. Incomprensibile è la rigidità di Salvini e Di Maio, incapaci o contrari a qualsiasi compromesso, incuranti del fatto che pur ritornando alle urne a ottobre, a meno di raggiungere la maggioranza assoluta, sempre con il Presidente Mattarella tocca condividere premier e lista dei ministri. Quindi è il solo Savona a bloccare il cosiddetto “governo del cambiamento”, ovvero qualcuno ha preferito autoescludersi da un gravoso impegno in maniera non convenzionale, anche a costo di rompere consuetudini e rituali consolidati, oltre che un necessario bon ton istituzionale, ma questo d’altro canto il governo dei barbari non l’avevano certo tenuto nel conto, incuranti delle conseguenze. Ora la parola passa, già da domani mattina a Carlo Cottarelli, ma quale  maggioranza potrebbe sostenerlo? Fantapolitica ci dice che Forza Italia e Pd potrebbero essere i responsabili in grado portare il Paese fuori dalle secche, rifare la legge elettorale, far decantare lo scontro e riportare il popolo alle urne in primavera.

ARES