Infolampo – violenza – pensioni
Violenza sulle donne. La battaglia inizia a scuola
Quando si parla di violenza sulle donne si dice sempre che bisogna combatterla partendo dall’educazione nelle scuole. A volte i buoni propositi restano lettera morta. Altre volte invece si concretizzano in progetti veri, in grado di coinvolgere gli studenti e gli insegnanti, insieme, in un percorso comune fatto di rispetto delle differenze di genere, educazione e sensibilità. La spinta arriva dai pensionati della Cgil che in Toscana, a Castelfiorentino, alle porte di Firenze, hanno dato vita a un progetto dal nome eloquente: “Rosa blu”.
Si è da poco concluso il percorso che ha visto coinvolte sette classe delle prime superiori. Lo scorso anno erano cinque. Il prossimo saranno destinate ad aumentare ancora, arrivando a dieci. Il progetto è stato pensato e realizzato insieme al centro antiviolenza Lilith. Con il centro antiviolenza i pensionati della Cgil lavorano da molto tempo e insieme hanno dato vita anche a “Binario donna”, un centro che offre aiuto alle vittime di violenza, nato dentro la stazione ferroviaria dismessa della città. Un luogo appartato dove le donne possono recarsi in piena tranquillità, lontane dagli sguardi indiscreti. “Il centro è diventato un importante luogo di riferimento ed è molto attivo, purtroppo”, ci spiegano allo Spi di Castelfiorentino. Già perché “se il centro funziona tanto vuol dire che c’è un gran bisogno ovvero che ci sono tanti, troppi, casi di violenza”.
Per questo l’intervento nelle scuole diventa ancora più importante. Il progetto “Rosa Blu” dà concretezza a un dialogo intergenerazionale che coinvolge giovanissimi studenti, docenti, le psicologhe del centro Lilith e i pensionati della Cgil. Con un unico obiettivo: prevenire e contrastare la violenza di genere. Tre incontri di 2 ore ciascuna con le classi, un incontro di 2 ore con i docenti e uno di 2 ore con i genitori. “I ragazzi si sono dimostrati molto interessati e sono stati chiamati ad esprimersi anche sui temi affrontati con degli elaborati finali. Siamo soddisfatti dei risultati raggiunti ed è per questo che il progetto verrà finanziato anche il prossimo anno”, dice Nadia Meacci segretaria dello Spi Cgil di Castelfiorentino. “I ragazzi coinvolti sono più o meno 150, con un’età compresa tra i 13 e i 15 anni, nel pieno dell’adolescenza, quando è bene ricevere un’educazione corretta su certe tematiche”, ci spiega Ivana Volterrani dello Spi.
“Noi crediamo sia importante dare degli strumenti, dei supporti utili per poter gestire dal punto di vista affettivo tutto quello che può capitare nella vita di un ragazzo, dall’adolescenza in poi”, ha detto Nadia Meacci pochi giorni fa durante l’evento conclusivo organizzato dalle scuole a chiusura di questo ricco percorso.
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È tutta questione di ipotesi: la spesa pensionistica nelle previsioni del FMI
Un recente working paper del Fondo Monetario Internazionale (FMI) dedicato all’Italia, curato da Andrle, Hebous, Kangur e Raissi, ha un titolo rassicurante – “Italy: Toward a Growth-Friendly Fiscal Reform” – ma propone analisi non altrettanto rassicuranti per le prospettive di finanza pubblica del nostro paese. Il documento, nel fornire una valutazione del piano fiscale contenuto nell’aggiornamento al DEF presentato dal Governo nel 2017, rileva la mancanza di una strategia concreta (al di là dell’indicazione di generiche aree di intervento) che garantisca la soddisfazione degli impegni assunti sugli obiettivi di bilancio di medio termine.
Scritto da: Massimiliano Tancioni
Il lavoro offre numerosi spunti di riflessione su diversi aspetti della condotta fiscale recente, derivandone una serie di prescrizioni di policy finalizzate al raggiungimento del duplice obiettivo di realizzare una traiettoria di finanza pubblica che metta in sicurezza gli obiettivi di medio termine e di creare condizioni favorevoli alla crescita economica.
I temi trattati sono molti – e su alcuni di essi tornerò in un successivo contributo – ma la maggiore attenzione nel dibattito nazionale è stata riservata all’analisi delle tendenze di medio-lungo termine della spesa pensionistica, tema a cui sono molto sensibili le forze politiche risultate maggioritarie alle ultime elezioni nazionali. Il lavoro del FMI propone una visione molto distante da quella adottata nel DEF, peraltro peggiorativa anche rispetto allo scenario “negoziato” in sede AWG (Ageing Working Group) dell’Unione Europea. Nei decenni a venire il rapporto tra spesa pensionistica e PIL subirebbe un aumento pari a circa cinque punti di PIL rispetto alle stime del nostro Governo.
Sebbene non coinvolga le opinioni del Fondo, la visione dei suoi economisti riportata nel Working Paper mette in discussione la sostenibilità di medio-lungo termine del sistema previdenziale italiano, un risultato fin qui ritenuto acquisito con il lungo e spesso doloroso processo di riforma intrapreso sin dal 1992.
Per capire i motivi alla base del cambiamento di prospettiva è necessario richiamare i punti caratterizzanti la tecnica di simulazione deterministica generalmente utilizzata dai produttori di proiezioni sull’evoluzione a lungo termine della spesa pensionistica. La riflessione sulla tecnica adottata porterà a comprendere la limitata validità scientifica delle proiezioni.
Essendo la variabile presa a riferimento l’evoluzione del rapporto tra spesa pensionistica e PIL (SPt/Yt), come vengono ottenute le due grandezze messe a rapporto?
L’evoluzione del PIL è definita dalla “soluzione in avanti” di una funzione di produzione in lavoro e livello della tecnologia, ossia dalla moltiplicazione del PIL osservato nel periodo precedente per un fattore di crescita definito dalla somma tra tasso di variazione della produttività e dello stock di occupazione, o dei fattori di produzione più in generale (in tal caso includendo anche il capitale). L’evoluzione della spesa è, per definizione, ottenuta dalla moltiplicazione del numero di pensioni per il loro importo medio.
È quindi necessario chiarire come viene definita l’evoluzione nel tempo di produttività, occupazione, salari, numero di pensioni e loro importi medi. Si assuma per semplicità la prospettiva di una prestazione pensionistica di vecchiaia erogata da un generico fondo previdenziale pubblico.
L’evoluzione della produttività è assunta per ipotesi. L’occupazione è definita dalla moltiplicazione del complemento ad uno del tasso di disoccupazione per lo stock di forza lavoro, dove quest’ultima grandezza è ottenuta moltiplicando la popolazione per il tasso di attività. Il numero di pensioni è ottenuto sommando le pensioni sopravvissute dal periodo precedente, pari alla moltiplicazione di quelle vigenti nel periodo precedente per il tasso di sopravvivenza, alle pensioni liquidate, ottenute moltiplicando il tasso di pensionamento alla popolazione esposta al rischio di pensionamento (per le pensioni di anzianità, l’occupazione). Gli importi medi delle pensioni sopravvissute sono ottenuti applicando le regole vigenti di indicizzazione nominale agli importi medi osservati nel periodo precedente, mentre quelli delle pensioni liquidate nel periodo sono ottenuti applicando le regole di computo vigenti sotto i diversi regimi che prevalgono o si accavallano nel tempo (per l’Italia, quello retributivo, contributivo e misto). Tali regole si applicano su una grandezza economica, il salario, la cui dinamica è assunta in linea con quella della produttività.
Assumendo che la rappresentazione matematica della relazione tra tassi di pensionamento, importi medi
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