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Dopo una campagna elettorale scialba, dense di promesse non mantenibili e scarsa di proposte concrete per far uscire il Paese dalla crisi profonda in cui è scivolato da anni, il risultato elettorale ha dato pochi, ma chiari responsi.

Le coalizioni con il rosatellum non hanno fatto presa, né a destra, né a sinistra, in nessun dei due casi si sfiora la maggioranza adatta a governare.

Prevalgono, sia a destra come a sinistra-centro la forza dei singoli partiti o  movimenti, percepiti come più innovatori o più spregiudicati nelle loro scelte indicate agli elettori, è il caso di M5s e Lega. In quest’ultimo caso peraltro il partito di Salvini “affonda” Forza Italia e assume semmai la guida della coalizione, dove non avanza neppure Fdi.

Gli elettori sembrano aver timore del partito unico al comando e così non sfonda completamente l’M5s, ma neppure si fidano completamente delle coalizioni, preferirebbero “coalizioni” tra diversi, in grado di marcarsi e di creare un clima di minore estremizzazione dei temi politici sul tappeto. Questo sarà il busillis delle prossime settimane, il coraggio di alcuni di mettersi insieme, seppure diversi ad altri, il coraggio di Salvini di decretare la fine della coalizione, di Di Maio di porre fine alla singolarità o al Pd di scendere nell’agone e mettersi in gioco per non decretare la fine di ogni fortuna elettorale. Per gli altri, i comprimari non resta che leccarsi le ferite e ragionare sugli errori di calcolo e sui sogni infranti.

Ares