Infolampo: Macerata – Fisco
“Macerata libera” dice no a violenza, razzismo e fascismo
Si è svolto il corteo organizzato dal Comune e 30 organizzazioni, tra cui Cgil, Cisl, Uil, Anpi, Arci, con la
partecipazione di una ventina di sindaci.
Dopo i tragici fatti, la comunità si è ripresa la città Sfidando la pioggia e il freddo, domenica 18 febbraio
si è svolta la manifestazione organizzata dal Comune e da 30 organizzazioni e associazioni tra le quali
Cgil, Cisl, Uil, Anpi, Arci, le università di Macerata e Camerino e tanti altri, a cui hanno partecipato
anche una ventina di sindaci di altre città: la comunità si è ripresa la città, dopo i tragici fatti di due
settimane fa. Dietro allo striscione con la scritta ‘Macerata è libera – non violenta, antirazzista,
antifascista’, il lungo corteo ha attraversato le vie della città marchigiana, da piazza della Libertà fino al
Monumento ai Caduti, dove un gigantesco tricolore è stato srotolato lungo la gradinata del monumento,
mentre venivano letti i primi 12 articoli della Costituzione.
“L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”, ha scandito con emozione Lucian Romila, il
giovane muratore rumeno che con la sua denuncia ha consentito di portare allo scoperto le irregolarità e
gli abusi nei cantieri delle Sae per i terremotati. “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al
lavoro…”, ha invece letto con orgoglio Giuseppe Cerquetti, classe 1928, storica figura della Camera del
lavoro, nonché tra coloro che nel dopoguerra hanno contribuito a ricostituire la Cgil a Macerata. Questa
manifestazione rappresenta un punto di partenza di un percorso che dovrà portare a parlare con tutti e
tutte, dalle scuole al mondo associativo, dai centri di aggregazione ai luoghi di lavoro, per affermare i
valori della Costituzione: valori di libertà, uguaglianza, rispetto e per contrastare ogni forma di violenza,
razzismo e fascismo.
“I fascismi vanno combattuti quotidianamente, in ogni luogo, perché si annidano ovunque: nei luoghi di
lavoro, negli appalti, negli spazi pubblici e nel disagio di una popolazione sempre più abbandonata a se
stessa, con la ferita del terremoto ancora aperta”, dichiara Daniel Taddei, segretario generale della Cgil di
Macerata, il quale aggiunge: “il percorso intrapreso dalla Rete antifascista ha proprio questo scopo:
allargare il fronte il più possibile a tutte le forze democratiche ed esercitare un’azione costante contro il
fascismo, il razzismo e la violenza e per la legalità. Storicamente, la Cgil è stata un baluardo in questa
battaglia e il nostro impegno continuerà con sempre più vigore”.
Aggiunge Daniela Barbaresi, segretaria generale Cgil Marche: “Ieri eravamo in piazza con tutte le forze
democratiche del Paese: dalle istituzioni alle forze sociali, dalla politica al mondo della cultura, assieme ai
cittadini di Macerata e delle Marche, perché fascismo, razzismo, violenza si devono combattere uniti, in
un fronte che sia il più ampio possibile: questo è il presupposto per una risposta forte ed efficace. Una
risposta da costruire insieme, in un percorso lungo e impegnativo in cui la Cgil è e sarà protagonista. Ora
il nostro prossimo appuntamento deve essere la manifestazione nazionale di sabato prossimo a Roma”.
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Un fisco forte con i deboli e debole con i forti
Bisognerebbe ripartire dalla rimodulazione della struttura delle aliquote irpef in modo da garantire una
potenziata progressività dell’imposta ed il rispetto del principio della capacità contributiva sancito
dall’art.53 della Costituzione
di Lucrezia Fanti
Dopo lo scoppio della crisi dei debiti sovrani del 2010, la XVII legislatura si è aperta nel segno di uno
scenario macroeconomico estremamente complesso. In materia di politica fiscale, pur se ampiamente
smentita dall’evidenza empirica, ha prevalso la convinzione che una rigida restrizione fiscale, basata
principalmente su tagli lineari della spesa pubblica, avrebbe consentito di rilanciare la crescita delle
economie in sofferenza, tra cui quella italiana.
In questo contesto, il Trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance (noto come “Fiscal
Compact”), i cui dettami sul pareggio di bilancio sono inseriti nell’art. 81 della nostra Costituzione, ha
tracciato la rotta delle manovre finanziarie degli anni successivi; una rotta seguita dai Governi Letta,
Renzi e Gentiloni lungo il “sentiero stretto” della ripresa e della correzione dei conti, nel rispetto dei
vincoli europei.
Ricordiamo che, come ulteriore garanzia della tenuta dei conti pubblici, sono stati stabiliti già dal 2011
aumenti automatici delle entrate tributarie, le cosiddette “clausole di salvaguardia”. Per operare la loro
sterilizzazione e rimandare gli aumenti delle aliquote Iva e delle accise, nel corso della legislatura è stata
impiegata un’ingente quantità di risorse, più di 50 miliardi di euro. Per comprendere l’entità delle
coperture richieste, basti pensare che nell’ultima Legge di Bilancio 2018, su un totale di circa 28 miliardi,
ben 15 sono stati destinati alla sterilizzazione delle clausole.
L’analisi dei principali provvedimenti fiscali degli ultimi anni rivela che, sul fronte dell’offerta, si è
tentato di rilanciare la competitività del Paese con incentivi all’investimento e di favorire le assunzioni
attraverso l’abbassamento del costo del lavoro, sul fronte della domanda, si è assistito invece a poco
riusciti tentativi redistributivi e di stimolo dei consumi.
Si possono identificare quattro direttrici principali su cui si incardinano tali provvedimenti: lo
spostamento del carico fiscale dai patrimoni ai redditi, la detassazione dei redditi di impresa e da rendite
immobiliari (anziché dei redditi da lavoro), il ricorso a regimi di tassazione separata, la concessione di
bonus ai lavoratori dipendenti come (unica) misura redistributiva e di stimolo dei consumi, primo fra tutti
il “bonus irpef” di Renzi.
Lo spostamento del carico fiscale dai patrimoni ai redditi viene operato principalmente dal Governo Letta
che abolisce, all’interno della Legge di Stabilità 2014, l’Imposta municipale unica (Imu) sull’abitazione
principale (e la successiva riduzione di Imu e Tasi per gli immobili in locazione con canone concordato).
Questo è stato senza dubbio un provvedimento di facile consenso, ma ha di fatto rappresentato un passo
indietro rispetto alla costruzione di un sistema impositivo patrimoniale progressivo che riesca a tenere
conto della tipologia e della dimensione dei patrimoni – anche e non solo immobiliari – che sia preceduto
dalla necessaria riforma di un sistema catastale datato 1939 (il calcolo della base imponibile Imu è infatti
centrato sulla rendita catastale dell’immobile).
L’abolizione dell’Imu comporta una notevole riduzione del gettito fiscale – circa 4 miliardi di euro
soltanto nel 2013, il primo anno di implementazione della misura – e un inevitabile aumento dei costi
amministrativi legati al meccanismo di compensazione dei Comuni.
Lo stesso Ministero dell’Economia e della Finanza[1] prima della suddetta abolizione, evidenziava la
scarsa efficienza di tale ipotesi e le notevoli criticità sotto il profilo redistributivo (ossia dell’equità) con
un impatto regressivo rispetto al reddito e con effetti territoriali distorsivi, dovuti alla sperequazione delle
rendite catastali, avvantaggiando i comuni del centro e del nord Italia rispetto ai comuni meridionali.
Prendendo in considerazione il beneficio medio di tale misura per diverse classi di reddito, viene
quantificato tale beneficio in 187 e 195 euro medi annui per le fasce di reddito, rispettivamente, fino a
10.000 euro e tra 10.000 e 26.000 euro annui, con un beneficio medio di 629 euro per i redditi superiori ai
120.000 euro annui. Nella stessa indagine viene stimato che tali maggiori benefici per i percettori di
redditi alti, sarebbero stati spesi per oltre un terzo in risparmio e per meno di due terzi in consumi.
La detassazione dei redditi di impresa e da rendite immobiliari si realizza prevalentemente su iniziativa
del Governo Renzi con l’adozione di diverse misure, tra cui la riduzione, con la Legge di Stabilità 2016,
dell’aliquota sul reddito di impresa (Ires) dal 27,5 al 24% e l’esenzione di banche e fondi d’investimento
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