News ItaliaUltimissime Notizie

Infolampo: Programma – Solitudine

«Governiamo il cambiamento»
Il segretario della Cgil Susanna Camusso chiude la due giorni di Milano: “La tecnologia può sostenere la
qualità e il valore del lavoro, ma bisogna muoversi nel perimetro dell’universalità dei diritti. Ci aspetta
una stagione di ricostruzione dei valori”
“Nell’economia mondiale c’è una distanza enorme tra ciò che si predica e ciò che si pratica. Germania e
Stati Uniti, i Paesi che hanno raccontato per anni al mondo la necessità del liberismo sfrenato, erogavano
contemporaneamente risorse pubbliche per determinare il primato della loro economia. Queste
contraddizioni, però, ci dicono che l’investimento pubblico è oggi possibile, soprattutto nella logica
dell’innovazione”. Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, chiudendo la
Conferenza di programma della Cgil “Buon lavoro. Governare l’innovazione, contrattare la
digitalizzazione.”
“Investire nel pubblico – ha continuato – si può fare nell’ottica del cambiamento e della sostenibilità. Per
questo le nostre rivendicazioni possono trovare spazio nei processi di trasformazione e di digitalizzazione
in atto. Spesso ci disegnano come coloro che parlano un linguaggio antico e che non si misurano con le
differenze. La realtà è che noi abbiamo ancora bisogno di quelle parole, ma dobbiamo coniugarle con la
realtà di oggi. Per far ciò bisogna disegnare un perimetro all’interno del quale provare a governare la
trasformazione dei processi produttivi determinata dalla tecnologia. Il tema della democrazia, un tema
fondamentale per il nostro sindacato, può e deve essere il centro intorno al quale muoversi”.
Luci e ombre dell’innovazione in azienda
di Emanuele Di Nicola
Lamborghini, Sorin, Tim e Perugina: quattro casi di gruppi alle prese con la digitalizzazione, raccontati
dai delegati. Per alcuni progetti virtuosi, per altri solo esuberi e risparmi
Lamborghini, Sorin, Tim e Perugina: quattro aziende, quattro grandi gruppi industriali a confronto con
l’innovazione: in alcuni casi sulla strada giusta, in altri con esuberi, tagli e risultati drammatici per le
tutele dei lavoratori. Se ne è parlato oggi, al Teatro Dal Verme di Milano, nel panel dal titolo “Contrattare
la condizione del lavoro nella digitalizzazione”, nel corso della conferenza di programma della Cgil (qui
lo speciale di Rassegna).
Giuseppe Amendola, delegato Lamborghini, ha illustrato la situazione della sua azienda. “Da noi il
progetto ‘sistema duale’ è nato nel 2013 – ha detto -, dalla forte volontà del gruppo e grazie all’impegno
dei lavoratori. Col finanziamento di 2,3 milioni di euro è partita la formazione duale: un percorso di due
anni in cui i ragazzi passano in azienda circa mille ore, seguiti da due tutor. Alla fine la norma consentiva
di assumere il 25 per cento dei giovani lavoratori, mentre gli altri sono riusciti comunque a trovare un
impiego sul territorio. La formazione è essenziale nell’azienda in cui si svolge, dunque, ma anche per
ottenere più facilmente un posto nel mondo del lavoro fuori”.
Alessio Ghigliotti è delegato della Sorin. “Nella nostra azienda – ha esordito – abbiamo dovuto gestire le
uscite volontarie. In una seconda fase, noi stessi abbiamo aiutato la proprietà a capire se i singoli addetti
Leggi tutto: http://www.rassegna.it/articoli/luci-e-ombre-dellinnovazione-in-azienda

www.lettera43.it
Elogio della solitudine, rifugio prezioso in un mondo
iperconnesso
Il Regno Unito istituisce un ministero per curare chi vive solo. Ma imparare a stare con sé stessi e
lontani dal flusso costante di interazioni digitali può avere benefici psichici e sociali. Cosa dice la
scienza.
di Gabriella Colarusso
Il Regno Unito avrà un ministero per la Solitudine: nove milioni di persone che vivono senza mogli, figli
o mariti saranno affidati alle cure della sottosegretaria Tracey Crouch. Così ha deciso Theresa May, e in
Germania c’è già chi pensa di seguire l’esempio inglese.
È SOLO UN FATTORE DI RISCHIO? Nell’ultimo decennio, in effetti, le scienze mediche e sociali
hanno indagato a fondo le conseguenze della solitudine sulla salute individuale, il benessere, la mortalità,
sui sistemi di welfare e sulle finanze pubbliche, soprattutto in continenti come l’Europa o in Paesi come il
Giappone dove la popolazione è sempre più anziana, mostrando come questa possa essere un fattore di
rischio sia fisico sia psicologico persino più significativo dell’obesità o del fumo.
NON SAPPIAMO PIÙ BASTARCI. Ma se è vero che gli effetti negativi della solitudine sono ormai
certificati dalla scienza, un numero crescente di ricercatori negli ultimi anni ha cominciato a studiare
l’altra faccia della medaglia, ossia la nostra incapacità di rimanere soli, immersi come siamo in un flusso
costante di interazioni digitali, con conseguenze sulle nostre capacità cognitive, emotive e relazionali non
sempre e non per forza positive. Ci sono sempre più persone sole, ma abbiamo anche disimparato a vivere
la solitudine che, in certe circostanze e se frutto di una libera scelta, può portare benefici psichici e sociali.
Matthew Bowker, docente del Medaille College, negli Stati Uniti, che ha studiato per diverso tempo il
tema, sostiene che imparare a stare da soli soprattutto nelle fasi di crisi o di passaggio, sottraendosi alle
distrazioni di una società iperconnessa, aiuta a ristabilire un principio di identità, la relazione con sé
stessi.
«UNA CONDIZIONE SOTTOVALUTATA». Sembrerebbe un’affermazione scontata, un esercizio
semplice, ma non lo è. Bowker alla rivista americana The Atlantic dice che «la solitudine non è mai stata
così sottovalutata come oggi». E la scienza offre più di una argomentazione a suo favore. Nel 2014 la
rivista Science pubblicò i risultati di una ricerca dell’Università della Virginia che aveva un titolo molto
esplicativo: “Non lasciatemi da solo con i miei pensieri”.
INCAPACITÀ DI NON ESSERE CONNESSI. I ricercatori americani descrivevano quanto fosse difficile
rimanere da soli, senza essere connessi a piattaforme social o coinvolti in altri tipi di interazioni non
online, per la maggior parte delle persone che erano state studiate in 11 diversi esperimenti: «Molti,
soprattutto gli uomini, avrebbero preferito l’elettroshock piuttosto che essere privati degli stimoli
sensoriali esterni», annotavano gli studiosi.
Vivere Da Soli
Nel Regno Unito nove milioni di persone vivono senza mogli, figli o mariti.
Nel suo La conversazione necessaria. La forza del dialogo nell’era digitale la docente del Mit Sherry
Turkle ha analizzato il modo in cui l’iperconnessione digitale ha ridotto notevolmente la nostra capacità di
avere interazioni faccia a faccia proprio perché ci impedisce di esperire la solitudine. «Nella solitudine
troviamo noi stessi, ci prepariamo alla conversazione», scrive Turkle. I social e i telefoni cellulari invece
ci consentono in qualsiasi momento di sottrarci al contatto personale con l’altro e a quello interiore con
noi stessi.
FORTE DIPENDENZA DAL CELLULARE. Una ricerca condotta da Common Sense Media nel 2016
descriveva per esempio gli adolescenti americani come dipendenti dal proprio cellulare: l’80% aveva
risposto di controllare il telefono almeno una volta ogni ora e circa il 72% di loro sentiva la necessità di
rispondere ai messaggi immediatamente.
SPAZIO A CREATIVITÀ E IMMAGINAZIONE. Recuperare la capacità di passare del tempo da soli è
fondamentale, sostiene Scott Campbell, docente di telecomunicazioni all’università del Michigan. «Stare
soli ha molti benefici. Garantisce libertà di pensiero e di azione. Rafforza la creatività. Offre spazio
all’immaginazione. Arricchisce il nostro stare assieme agli altri offrendo prospettive che rendono più forte
l’intimità e l’empatia», ha scritto in un intervento su The Conversation. Un ministero della Solitudine,
dunque, e uno per re-imparare a stare con i nostri pensieri.

Leggi tutto: http://www.lettera43.it/it/articoli/cultura-e-spettacolo/2018/01/28/solitudine-
iperconnessione-rapporti-sociali/217329/