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Infolampo: Diseguaglianze – Nonni tuttofare

diseguaglianze-cartelloAlla base delle diseguaglianze
Negli ultimi trent’anni si è verificato un enorme spostamento di reddito dai salari ai profitti e alle
rendite. Preoccupa l’affermarsi di nuovi monopoli, la dipendenza dei governi dal potere economico,
l’esclusione di ampi settori della società
di Nuccio Iovene
“La disuguaglianza è il problema fondamentale del nostro tempo”. E’ questo l’incipit del Manifesto
contro la disuguaglianza presentato nei giorni scorsi a Roma da Nens (Nuova Economia Nuova Società),
il centro studi promosso nel 2001 da Pierluigi Bersani e
Vincenzo Visco, e Etica ed Economia, l’associazione
fondata nel 1990 da Luciano Barca. Il dato di partenza da cui
muove il Manifesto è che “negli ultimi 30 anni si è
verificato, in quasi tutti i Paesi dell’occidente, un enorme
spostamento di reddito dai salari ai profitti e alle rendite (un
tempo si sarebbe detto dal lavoro al capitale), mediamente
intorno ai 15 punti di Pil”. Una situazione che non è il frutto
del caso, ma di precise scelte politiche ispirate alle teorie
neoliberiste affermatesi fin dall’epoca della Thatcher in Gran
Bretagna e Reagan negli Stati Uniti e tuttora dominanti. A
partire da allora si sono registrati, ricorda il manifesto,
“mutamenti radicali nella distribuzione del potere
economico, tra sindacati ed imprese, all’interno delle imprese, mentre venivano indebolite le funzioni
delle democrazie nazionali” e si è assistito alla nascita di nuovi e potenti monopoli; a una maggiore
facilità per i ricchi di non pagare le tasse; a un più forte condizionamento dei governi da parte del potere
economico; all’esclusione di ampi settori della società dalla vita civile.
Già qualche anno fa il tema era stato sollevato a livello mondiale da Thomas Piketty con il suo libro,
diventato best seller, “Il Capitale nel XXI secolo”, ed è un bene che il dibattito si sposti finalmente dalle
sedi accademiche a quelle dei decisori politici. Come già il libro di Piketty aveva fatto anche il Manifesto
presentato nei giorni scorsi sottolinea che “anche a causa di tutto ciò la mobilità sociale è praticamente
scomparsa: il destino dei figli dipende sempre più dalle condizioni dei loro genitori e per i figli dei ricchi
è sistematicamente più roseo di quello dei figli della gente normale” tentando ne frattempo di sfatare
molti dei luoghi comuni sull’argomento come ad esempio quello secondo cui il vero e unico problema
sarebbe il numero di poveri, non le distanze economiche che separano gli individui, indipendentemente da
quanto esse siano giustificate.
Giustamente i promotori del manifesto ricordano che povertà e disuguaglianza sono fenomeni
strettamente connessi, e ridurre le disuguaglianze in generale significa anche contrastare la povertà. In
conclusione, preso atto che le disuguaglianze nei redditi sono cresciute moltissimo negli ultimi tre
Leggi tutto: http://www.radioarticolo1.it/articoli/2017/09/29/8144/alla-base-delle-diseguaglianze
3 ottobre: giornata delle
vittime dell’immigrazione

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www.lastampa.it
Quei nonni tuttofare che salvano le famiglie italiane
Sono 12,5 milioni e garantiscono servizi che il welfare non offre. Hanno sempre più responsabilità, non
soltanto verso i nipoti
di Linda Laura Sabbadini
Auguri di cuore ai dodici milioni e mezzo di nonni del nostro Paese. Nonni e nonne, figure davvero
splendide per i nipoti. Figure da festeggiare per il bellissimo rapporto che riescono a costruire con loro.
Ho un ricordo intensissimo dei miei nonni, il senso di giustizia e di difesa degli ultimi di mio nonno,
trasmessomi con i tanti racconti di battaglie per la libertà; la determinazione di mia nonna, maestra già nel
1915 e poi professoressa, e il suo insistere sull’investire in cultura. «Nessuno potrà rubartela mai», mi
dicevano tutti e due, preoccupati di allertarmi che essere ebrea avrebbe potuto significare essere
perseguitata, come era successo a loro e nella storia.
Ciascuno di noi sa il segno profondo che lasciano nel cuore i nonni. Perle di saggezza che si incidono
nella nostra memoria e non scompaiono più. Parole e gesti d’amore che si scolpiscono nel cuore. Lezioni
di vita che ti accompagnano anche da adulta. Affettuosi, complici, pazienti, sempre pronti a dare le
coccole al momento giusto, a sostenerti con forza e a capirti, i nonni e le nonne. Ora la situazione è
cambiata profondamente rispetto al passato, molto cambiata. Prima c’erano pochi nonni e tanti nipoti, ora
tanti nonni e pochi nipoti. Prima, la durata della vita era più breve, quindi i nonni non arrivavano ad età
avanzate, non tutti riuscivano a conoscere 4 nonni. Oggi, la durata della vita si è allungata, ma il calo
delle nascite e la permanente bassa fecondità si è accentuata e, a fronte di 4 nonni, si hanno sempre meno
nipoti, in media 3. Ma l’intensità dei rapporti non si riduce. Il ruolo attivo dei nonni cresce, l’affidamento
dei nipoti fino a 13 anni li coinvolge nell’86,9% dei casi, e coinvolge più le nonne. Si prendono cura dei
nipoti, mentre i genitori lavorano, oppure durante impegni occasionali dei genitori, in situazioni di
emergenza, quando il bambino è malato, e anche nei periodi di vacanza.
Sono facilitati dal fatto che fra i nonni il 43% vive a meno di un chilometro di distanza dal nipote più
vicino, il 40% fra uno e 16 chilometri e solo il 17% a più di 16 chilometri dal nipote più vicino. Al Sud un
po’ meno, perché sono più distanti. Dunque, sono una grande risorsa affettiva, sì, ma anche per la vita
quotidiana delle famiglie, soprattutto laddove le mamme lavorano. E sono diventati sempre più un
pilastro del sistema di welfare. Il contributo di ore di aiuto fornite dalle persone gratuitamente per
l’assistenza ai bambini al di fuori del proprio nucleo familiare è stato di 1 miliardo 322 milioni di ore in
un anno, secondo l’Istat, certo non tutti da parte dei nonni ma sicuramente una buona parte. Una cosa
enorme. La scarsa presenza di servizi sociali e la sperequata distribuzione sul territorio, accanto alla
difficoltà di pagare una baby sitter per la maggior parte delle famiglie con bambini rendono
indispensabile l’aiuto dei nonni, che suppliscono così, in Italia come in altri Paesi mediterranei, ad una
funzione a cui dovrebbero assolvere i nostri sistemi di welfare. E così i nonni, e soprattutto le nonne, si
prendono cura dei nipoti, per aiutare figlie e nuore in una catena di solidarietà femminile che diventa
sempre più difficile sorreggere.
Sì, difficile perché stanno diventando nonne, donne più istruite che fin da giovani avevano cominciato a
lavorare e non hanno lasciato il lavoro, ma la cui età pensionabile è diventata più alta di prima. Lavorano
più a lungo e quindi hanno meno tempo da dedicare al lavoro di cura dei nipoti. A ciò si aggiunge che
queste stesse donne hanno anche sempre di più genitori anziani non autosufficienti di cui prendersi cura.
Strette tra lavoro retribuito, assistenza ai nipoti e assistenza a genitori anziani non autosufficienti, le
nonne hanno un problema di sovraccarico non indifferente e non riescono a godersi i nipoti quanto
vorrebbero. Sono sempre più in affanno. Le nonne e i nonni sono assai diversi dal passato, come diversi
sono i loro nipoti. Più aperti che in passato a condividere e scambiare esperienze con una generazione di
piccoli così diversa nelle abitudini ed anche nei saperi. Più aperti ad imparare da loro oltre che a
trasmettere valori. Nonni pilastri del sistema di welfare, che non potranno più esserlo come prima, e che
hanno bisogno anch’essi che i servizi pubblici ne possano alleviare il carico, permettendo loro di
valorizzare il rapporto affettivo e formativo e crescere insieme ai loro nipoti.

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italiane-Mc1GacdbYrVe76sO1e4koK/pagina.html