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Infolampo: Innovazione 4.0

4_0-formazione-business-tecnologia-ridottaInnovazione, una sfida da vincere insieme
La Cgil organizza a Torino, alla vigilia del G7, il Forum nazionale sull’industria. Intervista ad Alessio
Gramolati: “Necessario un principio di inclusività pensando anche ai molti che non lavorano, come
accade soprattutto nelle regioni meridionali”
di Maurizio Minnucci
Si tiene nei prossimi giorni a Torino il G7 su lavoro, scienza e industria, un appuntamento cruciale per la
vita e il benessere dei popoli. “Finalmente i governi tornano a occuparsi di temi appaltati negli ultimi anni
unicamente al mercato, nell’idea imperante secondo cui sarebbe
bastato lasciare le mani libere per ottenere il benessere diffuso. È una
discussione che, per la portata dei cambiamenti legati
all’innovazione, non può essere fatta a compartimenti stagni. C’è la
necessità di una riflessione collettiva che parta proprio da chi al G7
non ci sarà, cioè il mondo del lavoro, quello accademico-scientifico
e anche le imprese. Diamo un segno di apertura e ribadiamo la
volontà di un confronto, convinti come siamo che questa sfida la
possano vincere i sistemi, non i singoli poteri”. Alessio Gramolati,
responsabile dell’Ufficio Progetto Lavoro 4.0 e del coordinamento
Politiche industriali della Cgil, spiega così a Rassegna il significato
del Forum nazionale dell’industria, del lavoro e dell’innovazione che
si svolge oggi, 21 settembre (qui il programma).
Rassegna Il Forum sarà concentrato in un’unica giornata con una
formula che si annuncia innovativa. Puoi darci qualche dettaglio?
Gramolati Ci saranno molte novità. Anzitutto sarà l’occasione per
presentare la Consulta industriale legata al mondo accademico e
della scienza, con decine di esperti e studiosi che hanno offerto il
loro contribuito volontario. Saranno protagonisti, al pari di tutti gli
altri che parteciperanno, tramite due modalità d’intervento: nei tavoli
tematici, alla maniera tradizionale, oppure online sulla piattaforma
Idea diffusa. Un mix tra il vecchio e il nuovo, perché maggiore
partecipazione equivale a maggiore qualità del confronto. Al termine
della giornata, questo imponente lavoro con gli stakeholder sarà
sintetizzato nella tavola rotonda con il segretario generale della Cgil Susanna Camusso e un gruppo di
qualificati rappresentanti del sistema delle imprese, coordinata dal vicedirettore del Sole 24 Ore.
Rassegna Qual è il vostro obiettivo?
Gramolati L’innovazione non può essere un motore di accumulazione di ricchezza e disuguaglianze, lo
sosteniamo da tempo. Le democrazie si devono dotare di politiche industriali più sostenibili, inclusive e
Leggi tutto: http://www.rassegna.it/articoli/innovazione-una-sfida-da-vincere-insieme

Dalla A alla Z – Vademecum
sociosanitario

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Industria 4.0, una lettura controcorrente
Il processo indotto dalla trasformazione di Industria 4.0 è bidirezionale e non unidirezionale. La robotica
è solo un pezzo del paradigma. E la politica economica e industriale giocheranno un ruolo fondamentale
di Roberto Romano
Industria 4.0 e la Storia
Il capitalismo è una particolare organizzazione della società; questa (società) evolve e cambia nel tempo
perché con il passare “del tempo” muta la domanda, il salario di sussistenza, la tecnica e, infine, il
contenuto del capitale e del lavoro. Sebbene Industria 4.0 possa sembrare qualcosa di inedito e
paradigmatico, la storia del capitale e dello sviluppo ci ricordano che “Non è quello che viene fatto, ma
come viene fatto, con quali mezzi di lavoro, ciò che distingue le epoche economiche. I mezzi di lavoro
non servono soltanto a misurare i gradi dello sviluppo della forza lavoro umana, ma sono anche indici dei
rapporti sociali nel cui quadro vien compiuto il lavoro”(Marx[1]). Più in particolare, “La borghesia non
potrebbe sopravvivere senza rivoluzionare continuamente gli strumenti di produzione, i rapporti di
produzione, dunque i rapporti sociali”.
Sebbene l’elenco delle potenziali innovazioni afferenti a Industria 4.0 sembrino rivoluzionarie, queste lo
sono nella misura in cui adottano tecniche che nella classificazione (aggiornata[3]) di Freeman e Soete
(1997) precedono il paradigma della Green Economy che, nel silenzio più assordante, sembra scomparsa

dal dibattito economico e politico. Quindi, non proprio tecniche che modificano il paradigma tecno-
economico nel senso stretto del termine. Semmai, sorprende l’enfasi posta da alcuni commentatori che

assegnano a Industria 4.0 questa categorizzazione. Infatti, le tecniche legate a Industria 4.0 non delineano
un mutamento sostanziale della domanda e dell’offerta come e quanto potrebbe la Green Economy,
ovvero non consentono di sviluppare quelle che Leon P. (1965) chiamava tecniche superiori di
produzione. In altri termini, la crescita del reddito che da un lato comprime taluni tipi di consumo
primario, dall’altro ne espande altri tipi, così che in definitiva l’effetto di composizione dinamica delle
due forze risulta in realtà positivo. In ultima analisi, il mutamento qualitativo che attraversa la domanda
nella componente di consumo si estende alla componente di investimento, influenzando il processo di
cambiamento della struttura produttiva (e dunque dell’offerta e della domanda di lavoro). Industria 4.0, al
massimo, permetterà di integrare informatica, servizi e manifattura, ma siamo pur sempre all’interno di un
paradigma che non consente di accrescere il valore e il lavoro come e quanto altri paradigmi sono riusciti
a realizzare nella storia. È cambiata la geografia del lavoro, ma il numero di occupati è costantemente
aumentato, nonostante tra il 1980-2015 si sia dispiegata la più importante rivoluzione tecnologica che il
capitalismo abbia mai sperimentato.
La tecnica è un prodotto sociale
Innanzitutto è necessario ricordare che il progresso tecnico si diffonde in modo disomogeneo nei diversi
settori produttivi, mentre gli effetti sulla produttività non sempre si manifestano là dove esso si genera. E’
quello che in molti non hanno esitato a definire con grande enfasi il “paradosso della produttività”,
proprio quando negli anni ’90 la precedente rivoluzione delle tecnologie dell’informazione e della
comunicazione (Ict) andava alimentando straordinarie aspettative. Al netto della teoria della
compensazione (D. Ricardo), il tema dell’innovazione è soggetto a gravi errori di valutazione: in troppi
indagano la tecnica come se fosse un fenomeno di pura conoscenza, dimenticando che la società cambia
assieme alla tecnica, modificando il paradigma di accumulazione; quando si passa da un paradigma a un
altro, non sappiamo come i settori produttivi coinvolti reagiranno. Cosa accadrà nei settori maturi e/o
emergenti? Sebbene i settori maturi saranno investiti da un cambio di paradigma senza precedenti storici,
la dimensione e la grandezza degli oligopoli suggerisce prudenza nella valutazione dell’impatto delle
macchine sul lavoro. Più che un effetto sostituzione di lavoro per mezzo di macchine, probabilmente ci
sarà un effetto sostituzione di lavoro a basso contenuto conoscitivo con un lavoro a maggiore conoscenza.
La combinazione tra ridisegno dei vecchi settori e la nascita di nuovi settori produttivi delinea un nuovo
modello di produzione e/o sviluppo. Evidentemente non discutiamo di trasferimento tecnologico e/o
innovazione. C’è differenza tra innovazione tecnologica, con il tempo sempre più programmabile (Ferrari,
2014), e paradigma produttivo. Il limite della discussione relativa a Industria 4.0 è nella sottovalutazione
del paradigma, che non può essere ridotto all’integrazione tra industria e servizi, con l’effetto di
alimentare e probabilmente sostenere una discussione bipolare tra chi sostiene che Industria 4.0 è una
grande occasione per rilanciare il sistema economico, e chi intravvede nel progetto il rischio di una
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