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SINTESI DELLE PROPOSTE PER LO SVILUPPO ECONOMICO E SOCIALE DELLE AREE COLPITE DAL SISMA

terremoto amatriceIl lungo percorso di ricostruzione, sia materiale che di comunità, potrà dare un futuro ed una
migliore prospettiva ai luoghi colpiti dal sisma solo se si costituirà, a tutti i livelli un laboratorio di
partecipazione. Un forte coordinamento su una strategia condivisa che si prefiguri come un “Patto
per lo Sviluppo”. A tale scopo CGIL CISL UIL hanno elaborato alcune proposte per contribuire a
dare coerenza alle fasi dell’emergenza e della ricostruzione con quella del rilancio economico e
sociale.
Individuare oggi un modello di sviluppo per le aree colpite dal sisma significa dare alla
popolazione coinvolta, una prospettiva e una speranza di vedere migliorate le proprie condizioni
economiche e sociali anche rispetto a quelle precedenti il terremoto. Se un obiettivo largamente
condiviso è quello di evitare che il fenomeno di spopolamento che era già in corso possa
trasformarsi in definitivo abbandono, sarà decisivo che qualsiasi progetto di sviluppo metta al
centro la persona. Ciò significa garantire alle comunità: lavoro e servizi essenziali. Attraverso una
ricostruzione economica e sociale oltre a quella materiale, che può costituire una prima importante
opportunità di sviluppo e occupazione se realizzata in legalità e sicurezza.
Come la ricostruzione materiale, anche quella economica e sociale dovrà avere come obiettivo
non tanto quello di ripristinare in modo assoluto il preesistente ma piuttosto quello di generare una
opportuna innovazione del sistema economico e produttivo e della rete territoriale
dell’organizzazione dei servizi essenziali.
Lo sviluppo del sistema economico e produttivo deve partire dalla valorizzazione delle vocazioni
territoriali e delle filiere esistenti: da quelle dell’agro-alimentare, della manifattura tipica del made in
Italy, a quelle del turismo e della cultura. In questa direzione, occorre rilanciare le imprese
manifatturiere ed artigiane attraverso una loro innovazione legata ai temi dell’ambiente e
valorizzazione del legame con il territorio di origine e delle competenze impiegate. E occorre,
inoltre, collegare il patrimonio storico, artistico, culturale e architettonico ad una qualificazione ed
integrazione dell’offerta turistica, che può rappresentare anche un’occasione importante per la
promozione di prodotti tipici del territorio,
In considerazione della particolare fragilità del territorio, le attività di manutenzione e di
sistemazione idraulico forestale possono costituire oltre che strumento di prevenzione dal rischio
idro-geologico (fortemente presente assieme a quello sismico), un volano economico e
occupazionale, a partire dalla valorizzazione del bosco e della filiera del legno. Anche l’importante
presenza di Parchi Naturali può costituire un potenziale importante se valorizzato, in un unico
sistema dei Parchi Appenninici, attraverso attività economiche appropriate e compatibili con
modelli di sviluppo sostenibile.
I servizi di welfare – quelli scolastici, socio-sanitari e della mobilità – costituiscono una
condizione essenziale per prevenire l’abbandono del territorio e ricostruire le comunità. In una
prospettiva di medio lungo termine, è necessario riflettere su come cogliere l’occasione della
riattivazione di tutti i servizi di welfare come un momento di riprogettazione e innovazione: nuovi
servizi, costruiti e offerti in una logica integrata di territorio capaci di esprimere standard di qualità
competitivi e attrattivi, attraverso l’avvio di forme anche importanti di associazionismo comunale e
di gestione associata di funzioni.
Per ognuno dei possibili campi d’intervento si rende necessaria una mappatura aggiornata delle
condizioni territoriali, sociali ed economiche, e delle loro opportunità e criticità, dalla quale potranno
emergere utili indicazioni per verificare e riorentare gli interventi già programmati che coinvolgono i
territori colpiti dal sisma e finalizzare quelli straordinari, a partire dalle risorse aggiuntive dei fondi
comunitari FESR e PSR, pari rispettivamente a 248 e 160 milioni di euro.

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In una situazione straordinaria e drammatica come quella causata dagli eventi sismici le
politiche di ricostruzione delle aree colpite dal sisma possono diventare un prezioso laboratorio di
innovazione dei metodi di coinvolgimento democratico, partecipazione e empowerment delle
comunità locali. In tal senso, è necessario che la Regione Marche favorisca un reale confronto su
tutti gli aspetti relativi al sisma (ricostruzione, utilizzo fondi europei, lavoro, agricoltura, cultura e
turismo), con l’istituzione di un tavolo regionale sul sisma che consenta una visione d’insieme e il
costante monitoraggio degli aspetti trasversali della gestione della ricostruzione.
Al contempo, anche valorizzando esperienze locali già avviate, è necessario dare la possibilità
ai territori di definire le strategie di sviluppo, coordinando tavoli provinciali di confronto con le
istituzioni locali università e forze sociali, economiche e culturali, che possono rappresentare una
cerniera tra la Regione e le istanze del territorio, uno strumento privilegiato di dialogo per una
ricostruzione partecipata e condivisa.
Infine, in considerazione delle caratteristiche omogenee dei territori coinvolti dal sisma – in
quanto appartenenti all’Appennino Centrale – sarebbe auspicabile che la Regione si faccia
promotrice di un coordinamento tra le quattro regioni interessate per condividere obiettivi a cui
orientare con maggiore efficacia alcuni interventi, come quelli per l’attuazione della strategia delle
aree interne e delle azioni dei Fondi Comunitari, opportunamente riprogrammati.
Luglio 2017