Immigrazione tra ipocrisia e mezze verità
L’immigrazione verso l’Italia è terreno di scontro e polemica continuo, l’ignoranza e la grettezza di un
popolo grasso e benestante che è al primo posto nella classifica europea dell’analfabetizzazione e
nell’acquisto di costosissimi cellulari top di gamma, sono il fertile terreno per facili populismi. I luoghi
comuni su questo argomento si sprecano, leghisti e grassi possidenti, almeno il 40% degli italici indigeni,
vedono gli immigrati come un costo, un fastidio, come chi viene a rubare posti di lavoro. L’incendio di
Rignano Garganico che ha posto fine ad uno scempio indegno di un paese civile arriva dopo anni di
inettitudine e voluta cecità della politica. La mafia aveva attecchito in maniera radicata all’interno della
bidonville, sfruttando poveri nullatenenti affamati disposti a spezzarsi la schiena raccogliendo i pomodori
dei latifondisti per pochi euro al giorno, si aspettano di vedere i ‘bravi’ italiani disposti a farlo al loro posto.
L’invasione paventata da quel bugiardo sprofondato di Salvini è immane, ma trova facili consensi, a fronte
del nulla di fatto della politica che si limita a stringere accordi con il premier libico Al Sarraj, quando tutti
sanno che non controlla nulla ed il vero uomo forte è Haftar, serve solo a versare soldi in cambio di nulla.
Nel 2016 sono stati 361.678 gli immigrati giunti in Europa, ben meno del 2015, non certo per merito di
particolari iniziative, nel totale sui 510 milioni di abitanti europei parliamo di un miserrimo 0,2%. Dei 3,5
milioni di extracomunitari presenti in Italia, 1 milione sono bambini, il restante è forza lavoro giovane, solo
1×100 è over 75 contro 1×10 italiano, il che significa che gli ‘invasori’ versano all’INPS 10 miliardi contributi
che servono a pagare le pensioni agli intolleranti ed ai politici.
I 3,5 milioni presenti in Italia sono meno dei 4.000.000 di morti che le guerre di ‘liberazione’ condotte
dall’occidente civilizzato, Italia compresa, seconda nella produzione di armi al mondo, hanno causato nel
mondo islamico. Tutto in nome della difesa dei diritti o delle fantomatiche armi di distruzione di massa cui
non credeva nemmeno Paperino, difesa dei diritti portata in Iraq, in Afghanistan, ma al seguito degli USA di
Bush non ci si è messi il problema di andare a difenderli anche in paesi come Arabia Saudita e dintorni dove
invece facciamo grossi affari. L’ipocrisia dell’affarismo che corre spalmata sui missili e sopra le mine
antiuomo abbondantemente sparse in nome del Pil. Guerre che a loro volta provocano morti, odii,
vendette, distruzione e quindi migrazione.
Immigrati indispensabili però a garantire il tenore di vita del paese, ben pronto ad assumerli in nero come
badanti, colf, sguatteri, raccolta nei campi, ma altrettanto veloci ad indicarli come la causa di tutti i mali. La
pratica per concedere o meno lo status di rifugiato politico dura due anni, in cui gli immigrati vivono in una
specie di limbo, senza uno status niente permesso di soggiorno, e se manca questo niente lavoro, né altre
cose banali che riteniamo scontate. Se lo status non viene concesso il tutto prosegue, i tanto acclamati
rimpatri invocati dai nostri politici si scontrano con un paio di fattori su cui beatamente sorvolano. Il primo
è che il numero dei possibili rimpatriati prevederebbe un numero di voli enorme con costi altissimi a carico
del paese, altro che i costi di accoglienza, il secondo che se non ci sono accordi con il paese di provenienza
non puoi nemmeno darvi seguito all’operazione.
MAURIZIO DONINI