Home

Intervista al Consigliere Delegato Victor Massiah

U43170331525954B1G-1224x916@Corriere-Web-Sezioni-593x443Dottor Massiah, quali sono gli elementi più rilevanti dell’ultimo trimestre,

particolarmente ricco di eventi, e come giudica i risultati del 2016?

L’ultimo trimestre del 2016 è stato senza dubbio estremamente vivace. Abbiamo portato a

termine la prima fase del progetto Banca Unica – che qualcuno chiama “Banca Unita”, e mi

piace molto questa definizione. La Popolare Commercio e Industria e la Banca Regionale

Europea sono state incorporate nel mese di novembre e, devo dire, con un numero di

“incidenti” ridottissimo, e un numero di reclami che si conta letteralmente sulle dita di una

mano. Questo ci ha incoraggiato ad accelerare il processo sulle altre banche, per cui, invece di

agire con due ulteriori ondate, agiremo con un’unica ondata definitiva il 20 febbraio.

Dal lato delle operazioni straordinarie abbiamo tutti letto quanto è avvenuto: è stata una

negoziazione molto lunga, iniziata alla fine del mese di agosto e portata avanti fino alla prima

decade di gennaio, in cui ci siamo trovati in una situazione estremamente originale: quella di

negoziare con delle autorità, e non con una controparte privata. Ciò detto, credo che si sia

fatto un ottimo lavoro, mi sembra anche bene accolto del mercato, un lavoro che ha

dimostrato che anche in un contesto particolarmente difficile, come era questo delle bridge

banks, era possibile individuare una soluzione ragionevolmente di mercato che, di nuovo,

insisto, è stata molto apprezzata sia dalle istituzioni che dai mercati.

Per quanto riguarda i risultati: ovviamente, a livello annuale, risentono della mega-operazione

di utilizzo della shortfall che è stata fatta alla fine del primo semestre, nella quale abbiamo

anche caricato una tantum immediatamente tutti i costi di ristrutturazione previsti dal piano.

Quindi, evidentemente, il risultato appare in negativo; in realtà, se andiamo a isolare la

componente normalizzata, la banca ha chiuso con profitto anche quest’anno.

Gli eventi fondamentali: continua la difficoltà, che è tipica di tutte le banche italiane in questo

momento, sul margine di interesse, dove, se per un verso abbiamo ottenuto delle importanti

riduzioni del costo della raccolta – stiamo parlando di cifre assolutamente coerenti con le

ambizioni del piano industriale, perché si tratta di aver superato i duecento milioni di riduzione

del costo della raccolta in termini di margine di interesse, per l’altro il margine è comunque

calato per due componenti: da un lato la componente relativa agli impieghi – dove non tanto

gli impieghi, che si sono mantenuti costanti nell’anno, ma lo spread sugli impieghi si è

ulteriormente ridotto a causa della “guerra sui prezzi” che c’è in questo momento, dall’altro

lato abbiamo ridotto in maniera significativa il nostro portafoglio di Titoli di Stato, in particolare

di Titoli di Stato italiani, e ovviamente questo ha comportato una minore contribuzione di

questa componente al margine di interesse.

Sui costi abbiamo fatto secondo me una eccellente performance, lo vedo anche confrontando i

risultati con quelli delle altre banche. È stato possibile ridurre, in assoluto, il livello dei costi

nonostante si siano dovuti assorbire gli oneri straordinari relativi al Fondo di Garanzia dei

Depositi e al Fondo Volontario, oltre che alla svalutazione del Fondo Atlante, e, last but not

least, abbiamo avuto un anno, a mio avviso, di svolta per quanto riguarda il credito.

Perché dico di svolta? Perché al di là dell’utilizzo della shortfall, che ovviamente ha permesso di

incrementare significativamente le coperture, abbiamo assistito a una radicale riduzione del

flusso di entrata dai crediti performanti nei non performimg loans. Il livello di un miliardo e

trecento milioni è molto simile al livello di un miliardo e duecentocinquanta milioni che

caratterizzava l’anno 2007, l’anno pre-crisi. Parliamo di percentuali sui crediti in essere non

particolarmente dissimili. Fatemi dire: siamo tornati sostanzialmente al livello pre-crisi per

quanto riguarda i nuovi flussi di crediti deteriorati. Questo, insieme all’utilizzo della shortfall, ha

permesso di abbassare significativamente lo stock assoluto dei crediti non performanti, che si è

ridotto sia dal punto di vista del valore lordo che del valore netto. Questo flusso di riduzione è

avvenuto con un apporto molto marginale di vendite dei crediti non performanti. Quindi un

lavoro fatto molto bene dalle nostre strutture, un lavoro che ci rende particolarmente ottimisti

sulla possibilità di raggiungere quegli ambiziosi obiettivi di piano industriale che abbiamo sul

costo del credito e che prevedono circa cinquanta basis point nel 2020. A mio avviso la

dimensione dei flussi e la riduzione dello stock rendono particolarmente credibile questo

obiettivo.

Complessivamente quindi un anno che, nonostante le enormi difficoltà che caratterizzano

questo mercato, ci ha permesso di ottenere, in termini normalizzati, un risultato positivo, un

anno che ci ha permesso di mettere a punto componenti importanti del nostro piano

industriale, e di creare le condizioni – attraverso l’acquisizione delle tre banche – per sfruttare

ulteriori economie di scala. Il mio giudizio è sostanzialmente positivo.

Quali tempi e attività dobbiamo attenderci per la conclusione dell’iter di

acquisizione delle tre bridge banks, e quali saranno i passi successivi?

Abbiamo firmato il contratto nella prima decade di gennaio e sono previste delle precondizioni

per la finalizzazione definitiva del contratto. Queste precondizioni riguardano innanzitutto la

cessione dei crediti non performanti che abbiamo individuato come cedibili: sappiamo che

Atlante ha già preso una delibera in tal senso, si tratta di “mettere a terra” questa

componente.

Si tratta poi di finalizzare alcuni dettagli che sono previsti sempre nel contratto, inclusa

evidentemente la ricapitalizzazione delle banche stesse da parte del Fondo di Risoluzione.

La stima che abbiamo, e che abbiamo comunicato al mercato, è di circa tre mesi. Quindi io

sono abbastanza ottimista sul fatto di arrivare alla primavera con un lavoro già molto

avanzato.

È evidente che noi a nostra volta abbiamo fretta perché le tre banche stesse ci chiedono di

intervenire sulla gestione il più velocemente possibile. C’è una gran voglia, che queste banche

comunicano, di riscatto; c’è voglia di far vedere le loro capacità, di tornare sul mercato in

maniera “normale”. Una voglia che noi non possiamo che condividere e in qualche modo

accompagnare.

Quindi credo che sia dal lato del Fondo di Risoluzione che dal lato nostro ci sia un enorme

sforzo in corso per rendere più corto possibile questo periodo.