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Da Infolampo: Migranti – Welfare

A migrant shouts a slogan as he wears a Tee Shirt with the message, "Open The Way" as he stands on the seawall at the Saint Ludovic border crossing on the Mediterranean Sea between Vintimille, Italy and Menton, FranceMigranti, oltre lo spioncino della nostra fortezza

Se provassimo a ragionare sulle motivazioni che spingono milioni di persone a intraprendere viaggi

pericolosi e a rischio della loro stessa vita, avremmo una visione più reale del fenomeno e di come

affrontarlo, evitando il solo approccio securitario

di Sergio Bassoli

Il gran parlare di questi giorni sui migranti purtroppo non è accompagnato da un’analisi e da

un’informazione orientata ad assumere comportamenti e decisioni tanto difficili quanto indispensabili per

uscire dalla logica della fortezza europea, mettendo in

discussione le nostre politiche nazionali e internazionali. Si

continua a distinguere tra migrante economico e rifugiato,

lasciando intendere l’esistenza di una scala di diritti umani,

ragion per cui chi fugge dalla fame, dalla povertà, dalla

schiavitù, dalla desertificazione, ha meno diritti di chi fugge

dalle bombe, e deve tornarsene indietro, deve rimpatriare per

dovuto castigo di sofferenza perpetua.

Si pensa di rispondere alla gestione di un flusso migratorio

mondiale, crescente, senza soluzione di continuità,

costruendo barriere, centri di detenzione, d’identificazione e

quant’altro possa allontanare dalle nostre case e dai nostri

confini queste persone, quando questo è saldamente in mano

a una rete internazionale sofisticata di organizzazioni

criminali, immersa in una dinamica perversa di collusione con dittature e regimi di turno. I quali non si

fanno alcuno scrupolo ad approfittare di questo mercato di esseri umani a fini ricattatori, per non essere

disturbati e per avere prestiti e donazioni, per sottoscrivere accordi con multinazionali, agenzie

internazionali, stati e organizzazioni sovranazionali, come l’Unione europea e i suoi Stati membri.

Si continua a vedere il problema dallo spioncino della trincea in cui ci siamo nascosti, cocciutamente

impossibilitati a voler vedere, capire e affrontare le cause e le dimensioni di un fenomeno, la migrazione,

che ci viene descritto come altro da noi, ma che in realtà è parte della nostra storia, del nostro presente e

futuro. Nei giorni scorsi, a seguito della morte in un Centro di prima accoglienza a Cona, in provincia di

Venezia, di una giovane ivoriana di 25 anni, e della rivolta degli stranieri ivi ospitati in condizioni

disumane, è ripreso con la solita foga decisionista e securitaria il dibattito nazionale sulla questione

migranti e rifugiati, con nuovo rischio di deriva populista, a cui il governo, anziché contrapporre un

programma articolato tra i diversi ministeri competenti, le autorità locali, le parti sociali e il terzo settore,

sembra preso dalla necessità di rincorrere le ondate populiste sul loro terreno. Anno nuovo, ma politica

vecchia.

La questione è complessa e complicata, ma deve essere affrontata, e noi abbiamo strumenti ed elementi

sufficienti per costruire un percorso e un piano che riesca a prendere in considerazione l’insieme del

Leggi tutto: http://www.rassegna.it/articoli/migranti-oltre-lo-spioncino-della-nostra-fortezza

Una ricerca dell’Auser su come

cambia l’assistenza agli anziani

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www.lettera43.it

Welfare aziendale, una rivoluzione che ignora le mamme

Offrire servizi al dipendente rende più semplice la conciliazione vita-lavoro, aumenta produttività e

potere d’acquisto delle persone. Ma in Italia le misure per la maternità ancora non hanno preso piede. Il

punto.

di Francesca Guinand

È una società composta al 70% da donne e ha raggiunto i 650 milioni di fatturato. Si chiama Welfare

Company e si occupa di welfare aziendale e pubblico. È la prima realtà italiana – nata da “Qui! Group” –

che propone strumenti innovativi a supporto di dipendenti, degli utenti e delle famiglie. Gregorio

Fogliani, presidente di “Qui! Group”, spiega: «Anche grazie al nuovo regime fiscale introdotto con la

Legge di Stabilità, in Italia stiamo assistendo a una straordinaria crescita del settore del welfare. Sempre

più aziende hanno preso coscienza del fatto che offrire servizi al dipendente è un’ottima opportunità su

tutti i fronti: rende più semplice la conciliazione vita-lavoro delle persone, migliora il clima in ufficio,

incrementa la presenza femminile e la produttività, oltre ad aumentare il potere d’acquisto dei lavoratori

con ricadute positive su tutta l’economia e sul benessere personale. Usufruendo dei benefit più diffusi, il

dipendente “guadagna” un importo pari a uno stipendio in più».

IL LAVORATORE SI FIDELIZZA. Già, le aziende si stanno rendendo sempre più conto che se sono

loro per prime flessibili nei confronti dei propri dipendenti, se offreno servizi di welfare come i buoni

pasto – il primo esempio a essere stato utilizzato nel nostro Paese -, contributi per le scuole dei figli, per la

formazione, cure sanitarie o strumenti per realizzare smart working, il lavoratore rende di più, si fidelizza,

tenderà a dare il massimo e a non cercare un altro impiego.

Chiara Fogliani, consigliere d’amministrazione di Welfare Company, dice a Lettera43.it: «Sia le piccole

sia le grandi imprese hanno le stesse necessità, cioè sostenere con il welfare i bisogni del dipendente. Ma

noto che l’attenzione verso le lavoratrici donne e madri viene dopo, servizi di welfare anziendale destinati

specificatamente alla maternità ancora non hanno preso piede».

I GENITORI HANNO SOFT SKILL. Le lavoratrici madri, insomma, sono anche in questo caso quelle

più penalizzate. Se le imprese si rendono conto che trattenere e valorizzare il talento dei propri dipendenti

è importante, ancora faticano a capire che perdere una professionista che è diventata mamma lo è

altrettanto, se non di più. Una madre, come un padre, sviluppa in pochi mesi quelle soft skill sempre più

ricercate da aziende e multinazionali, che spesso pagano corsi di formazione per far acquisire queste

competenze ai lavoratori. Ma non servono corsi: basta “esercitare” la genitorialità per acquisirle.

DUE ANNI PER COLMARE IL GAP. Secondo Fogliani «il welfare aziendale è un mondo nuovo e io

credo che nel giro di due anni il gap dei servizi offerti alle madri e ai padri rispetto a tutti gli altri

dipendenti verrà colmato. Credo nel mondo femminile e in quello delle pari opportunità e sono sicura che

il valore delle donne verrà compreso prestissimo anche all’interno delle aziende».

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che-ignora-le-mamme/208105/