E’ ora di dire basta!
E’ ora di dire basta alle analisi superficiali, ai luoghi comuni, alla retorica ricorrente priva di approfondimenti e elementi concreti. L’articolo di MDP sul Resto del Carlino di domenica denota quella abitudine oramai invalsa di dare sostegno alle tesi più comuni, facili, di presa immediata, evitando di consumare le suole delle scarpe e capire sul terreno come stanno davvero le cose. Così in queste settimane dietro alla chiusura “temporanea” del Caffè Novecento e di qualche atro esercizio giunto a “fine ciclo di vita” si sono scatenate le tifoserie pro e contro l’amministrazione comunale, pro e contro il caro affitti. Sono solo questi due elementi, il secondo più ricorrente del primo a tener banco e a fare strame dei poveri commercianti. Basta! Confabitare dice basta! Niente di più sbagliato e soprattutto niente di più strumentale. Molti locali hanno chiuso ed altri chiuderanno nei prossimi mesi e nei prossimi anni. E’ in atto da tempo un’autentica rivoluzione cultural-commerciale con la scomparsa di numerose categorie di esercizi commerciali e con un’ampia offerta di locali sfitti, difficilmente fittabili. Oltre al fatto che nessuno prende in considerazione l’attrattività dei centri commerciali, diffusi oramai come funghi e in qualche misura in crisi essi stessi. Dopo il boom degli anni settanta e ottanta il commercio ha subito un lento e progressivo depauperamento, con la scomparsa di alcune tipologie di attività, in particolare dai centri storici e l’affacciarsi del franchising e di nuove tipologie di attività. I pubblici esercizi, anche in virtù della crisi economica, della loro numerosità hanno visto assottigliarsi clienti e ricavi, mentre per alcuni le attività collaterali, gli eventi, la scelta di andare vero una determinata tipologia di clientela è bastato per restare sul mercato, per altri ciò non è stato sufficiente. Ci sono altri fattori che hanno impiombato i bilanci o hanno determinato i titolari alla chiusura. Non si può imputare al costo delle locazioni, peraltro ampiamente ribassate in molti casi, la chiusura di un locale parrucchieria i cui titolari senza eredi nell’attività decidono di andare in pensione e chiudere. Forse tra le altre cose quell’esercizio non era neppure più alla moda o trendy rispetto alle esigenze attuali della clientela, possibile? Non si può ascrivere ai lavori in centro e ai costi di locazione la chiusura se chiusura sarà del caffè Novecento. Troppi sono gli elementi mai presi seriamente in considerazione dalla proprietà per arrivare ad un equilibrio nella gestione. Li elenchiamo sinteticamente affinché i vostri lettori sappiano che esistono approfondimenti su questo versante:
- Superficie estremamente elevata rispetto al volume d’affari sviluppato normalmente dal locale;
- Superficie destinata alla pasticceria pagata allo stesso prezzo del locale commerciale;
- Disposizione incongrua del locale, doppia entrata e doppia uscita, scarsa verificabilità dei consumatori;
- Molta parte della superficie utile utilizzata solo parzialmente ed in alcuni giorni del mese;
- Necessità in forza degli elementi sopra richiamati di un gran numero di personale;
Forse l’articolista questi elementi non li conosceva e non li ha approfonditi, ma avrebbe fatto bene a chiedere alle parti, a tutte le parti per farsi un’opinione più meditata. Noi non disconosciamo la realtà e i costi sensibili delle locazioni, oramai nella generalità dei casi ridotte a cifre molto abbordabili, ma si parla alla luna se non si parla di percentuali, cioè di quanto realmente può incidere il costo della locazione su un budget commerciale. La sostenibilità è data anche e soprattutto da un buon piano di business, da un’attenta analisi del territorio e da altri importanti elementi. Siamo certi che nei casi presi in esame dall’articolista tutti questi elementi non siano stati valutati. Con quali elementi MDP parla di locazioni con costi pari a corso Buenos Aires Milano? Non è facendo del sensazionalismo che si fa informazione. Confabitare è pronta ad un confronto con tutte le parti in causa, a portare in evidenza dati reali rispetto alle locazioni in corso e alla numerosità dei locali sfitti, sui quali, come su quelli in locazione i proprietari pagano salati tributi, allo scopo di far emergere le motivazioni vere della crisi epocale del commercio. Certo, se fosse sempre domenica e ci fosse un evento alla settimana in centro, forse qualche caffè o cappuccino in più si venderebbe, ma sarebbero sempre almeno 5/6 esercizi a dividersi la clientela!
Ufficio Stampa Confabitare