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Ceriscioli, le Marche, il referendum…..

Piero-Celani06Il Presidente Ceriscioli nel day after referendario si consola dicendo che le Marche, in fondo, si

sono piazzate al quinto posto tra le regioni dove il sì non è stato asfaltato.

Certo, dice, il governatore, il risultato è indiscutibile e i cittadini non hanno voluto il

cambiamento.

Ma ben lungi da una analisi sul perché e sul percome di una disfatta politica, Ceriscioli ipotizza

scenari cupi per la regione che vanno dalla Finanziaria alla ricostruzione post terremoto

perché viene meno l’interlocutore principale: Renzi.

Che poi la sua città abbia dato il 52,44% di consensi al No non è significativo.

Non è significativo che una “accozzaglia” di partiti e movimenti abbiamo detto No non soltanto

ad una riforma costituzionale ma al renzismo e ad una politica, quella del PD, incapace di

parlare alla gente, incapace di dare risposte ai bisogni della gente, incapace di disegnare un

futuro che non c’è.

Il 4 dicembre gli elettori hanno detto basta alla politica delle slide, alla politica degli annunci,

alla politica dell’occupazione di poltrone, poltroncine e strapuntini. Hanno detto No ad una

maggioranza politica, in Parlamento, che per mesi e mesi ha posto il Paese in stand by.

Tutto ruotava solo ed esclusivamente attorno al referendum quale punto di arrivo o di

partenza per nuove, luminose, carriere.

Tutto il resto, per dirla con Califano, era noia.

Era noia il drammatico problema dei terremotati che dopo quattro mesi non sanno ancora

quando potranno tornare nei loro territori. Era noia il drammatico problema

dell’immigrazione. Era noia il cammino di una Finanziaria fatti di annunci, chiacchere e vuoto.

Era noia un Paese sempre più stanco ed incerto.

Era noia un Paese sempre più povero, stritolato da un’Europa sempre più matrigna, e che

sarebbe diventata ancora più tale se avesse vinto il sì.

Tutti questi problemi sono stati semplicemente accantonati. Non c’era posto per questo Paese

nelle slide del renzismo dilagante.

E così il Paese, quello vero, quello reale, si allontanava. Cosa volete che siano milioni di

pensionati che tirano avanti con pane e fantasia? Cosa volete che siano centinaia di migliaia di

giovani che non trovano lavoro o che addirittura smettono di cercarlo? Che volete che siano

quei giovani laureati che sempre più numerosi se ne vanno all’estero?

Ma no. Il Paese è stato fermo per una riforma voluta non dal Parlamento ma dal Governo, per

una riforma approvata a colpi di maggioranza, per una riforma che non semplificava la vita dei

cittadini ma la complicava ancora di più.

Ora questo Paese, il Paese reale, ha detto No. Ha detto basta.

Così dire che la nostra Regione, in fondo, è al quinto posto tra le quelle dove il Si ha tenuto non

è una risposta.

E’ solo la plastica dimostrazione dell’incapacità politica di un partito, il PD, di dare risposte, di

relazionarsi con i cittadini, di comprenderne le reali esigenze.

E mentre la liturgia politica prevede che ora il partito uscito con le ossa rotte dalle urne,

riunisca il politburò per un esame della situazione, l’Unione Europea, niente affatto sensibile

al fascino di una politica sempre più distaccata dalla gente, ci chiede conto di una manovra

finanziaria da redimere al netto delle promesse e mance preelettorali. Una redenzione che

pagheremo sicuramente cara.

Ma Ceriscioli si consola con il suo quinto posto. Peccato, per lui, che la politica non sia una

gara. La politica è proposta. La politica è concretizzazione delle idee.

E allora, caro Ceriscioli, non appena avrai metabolizzato tutti quei No, vediamo quali sono le

tue proposte per una regione che attende, invano finora, risposte a problemi concreti.

PIERO CELANI

Consigliere Regionale Forza Italia