Da Infolampo: Referendum una vittoria nel merito – Ragazze
Referendum: una vittoria «nel merito»
Per Susanna Camusso va sottolineato lo sforzo della Cgil di condurre una campagna elettorale sui
contenuti dell’ipotesi di riforma, a difesa della Costituzione. Soddisfazione anche dall’Anpi: “Ora
finalmente si potrà pensare ad attuarla la nostra Carta”
“Grazie a compagne e compagni Cgil per una campagna difficile mantenuta sul merito della difesa della
nostra Costituzione, ora #cartadiritti”. Eccolo il primo commento di Susanna Camusso, segretario
generale della Cgil, al risultato del referendum costituzionale
che ha visto prevalere con il 59,11% dei voti il NO all’ipotesi
di modifica della Carta Costituzionale. Un commento affidato
a un tweet nel quale Camusso sottolinea la scelta della sua
organizzazione, quella di prendere posizione in maniera
chiara, ma in piena autonomia, valutando cioè esclusivamente
il merito dell’ipotesi di modifica della Costituzione.
Un concetto ribadito a stretto giro, sempre via twitter, anche
da Gianna Fracassi, segretaria confederale Cgil: “Abbiamo
tenuto una posizione sul merito della riforma a differenza di
altri – afferma Fracassi – La storia della Cgil non si
cancella!”. Mentre per Serena Sorrentino, segretaria generale
della Fp Cgil, “Ha Vinto la Democrazia”, perché “quando il
popolo può scegliere boccia cattive riforme”. E lo sguardo,
anche per Sorrentino, va subito rivolto al futuro, ovvero alla
proposta di legge sulla Carta dei Diritti e ai referendum
abrogativi promossi dalla Cgil.
Da segnalare anche il commento dell’Anpi, compagno di
viaggio della Cgil, insieme anche all’Arci, in questa
campagna elettorale. “Ancora una volta ha vinto la
Costituzione, contro l’arroganza, la prepotenza, la mancanza di rispetto per la sovranità popolare e i diritti
dei cittadini”, scrive il presidente dell’associazione Partigiani, Carlo Smuraglia. “Noi che abbiamo fatto
una campagna referendaria rigorosa, sul merito, con l’informazione e il ragionamento, siamo felici e
orgogliosi di questo successo. Ora finalmente si potrà pensare di attuare la Costituzione nei suoi principi e
nei suoi valori fondamentali, per eliminare le disuguaglianze sociali, privilegiare lavoro e dignità della
persona, per riportare la serietà, l’onestà e la correttezza nella politica e nel privato”, aggiunge Smuraglia,
che conclude:”Questa è una vittoria anche dell’ANPI, ma soprattutto della democrazia e ripeto, con forza,
della Costituzione”.
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L’Italia reale e quella percepita
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Quali lavori per le ragazze? Ecco il mercato del futuro
Lavorare di più e guadagnare di più, due buoni motivi per cui le ragazze dovrebbero studiare materie
tecnico scientifiche sfidando chi dice loro che non sono brave abbastanza. Le previsioni sul mercato del
lavoro danno indicazioni chiare sulle professioni del futuro
di Barbara Leda Kenny
Quest’anno il 16 febbraio si è tenuta la prima giornata mondiale delle donne nella scienza indetta
dall’Onu. Le iniziative, pubbliche e private, rivolte alle ragazze per orientarle agli studi tecnico-
scientifici si moltiplicano. Perché è così importante che le ragazze, e le donne, partecipino alle
professioni di questo settore?
Il numero delle italiane al lavoro è in crescita costante, ha subìto una battuta d’arresto con la crisi, ma le
previsioni per i prossimi anni ci dicono che l’occupazione femminile crescerà più di quella maschile[1].
Questo risultato riflette la volontà netta delle ragazze di entrare nel mercato del lavoro: si impegnano
moltissimo, e secondo Almalaurea si laurea il 30% delle ragazze contro il 18% dei ragazzi. Eppure questo
impegno non sempre si trasforma in un vantaggio sul mercato del lavoro. Perché? In primo luogo perché
gli stereotipi condizionano la scelta del percorso accademico e le donne si concentrano in settori in cui c’è
più offerta che domanda (materie umanistiche, giurisprudenza, architettura), mentre le facoltà tecnico-
scientifiche vedono una netta prevalenza maschile. Dall’altra parte, anche i datori di lavoro sono
condizionati da stereotipi e questo aumenta il divario tra offerta e domanda di lavoro femminile.
Secondo Cedefop (il Centro Europeo per lo sviluppo della formazione professionale), nonostante la crisi,
l’occupazione del settore tecnologico e scientifico in Europa è cresciuta del 12% tra il 2000 e il 2013 e ci
si aspetta che continui a farlo aumentando di un altro 8% entro il 2025 (la crescita complessiva di tutte le
professioni è stimata al 3%). Se guardiamo ai settori associati alle professioni Stem (scienza, tecnologia,
ingegneria, matematica) la crescita stimata è del 6,5% entro il 2025, ma i numeri variano moltissimo a
seconda dei settori: nel farmaceutico la crescita stimata è zero, mentre nell’informatica ci si aspetta una
crescita dell’8% e del 15% nei servizi professionali. Saranno Stem circa due terzi delle possibilità di
impiego che rimpiazzeranno i posti di lavoro delle persone che vanno in pensione.
In Europa le professioni Stem sono molto sbilanciate da un punto di vista di genere: sono uomini il 76%
dei lavoratori del settore e l’85% nei settori associati. Le Stem si connotano quindi come un mercato del
lavoro molto maschile. Per esempio, ai vertici delle società ICT (Information and Communications
Technology) gli uomini detengono saldamente il potere occupando l’84% dei posti nei CDA e la
presidenza del 97% delle società.
Le competenze digitali, comunque, non riguardano solo le professioni Stem. Secondo UN Women, l’ente
delle Nazioni unite per l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne, nel prossimo futuro l’80%
dei lavori chiederà competenze di questo tipo, e le competenze digitali saranno sempre più importanti in
tutte le professioni.
Ma non è solo un problema di parità nel mercato del lavoro. La tecnologia media il nostro rapporto con la
realtà e risponde, anticipa e induce i bisogni della società. L’esclusione dall’innovazione, dalla
progettazione e dalla gestione tecnologica produce una realtà pensata da uomini, e in questo, come in altri
settori, ormai sappiamo che rappresenta un limite sotto molti profili, incluso quello economico.
Gli studi ci dicono che le ragazze vengono scoraggiate dall’intraprendere studi scientifici e tecnologici tra
gli 11 e i 13 anni, per questo è importante ripartire dalle ragazze per cambiare il futuro. Il Rapporto Pisa
2012 dedica un capitolo all’approfondimento tra autostima, percezione delle proprie competenze tecnico
scientifiche e performance di ragazzi e ragazze. Viene fuori che la percezione di non essere abbastanza
brave riguarda specialmente le ragazze più brave, e che questa mancanza di autostima si manifesta anche
quando i loro risultati sono pari a quelli dei ragazzi. Tutto questo ci conferma che le “disparità di genere
nel modo in cui vengono indirizzati, motivati e nella percezione che hanno di sé ragazzi e ragazze ha un
effetto molto più forte delle differenze di genere nelle performance” nello scoraggiare le ragazze
dall’intraprendere studi tecnico-scientifici. In Europa fa eccezione solo la Finlandia, affiancata nel mondo
da Cina (Macao), Singapore e Taiwan, i paesi con lo standard sia maschile che femminile più alto e con le
economie tra le più forti al mondo.
In Italia, invece, la strada è ancora lunga. Ma ci sono donne che hanno iniziato a spianarla e spesso si
parla dei lavori del futuro, di lavori che possono innovare la tecnologia in ambiti specifici. Come si fa a
fare o a inventarsi uno di questi lavori, esiste una ricetta per le ragazze? “Formazione di alto livello,
esperienza all’estero, mobilità territoriale” ci risponde Mary Franzese, CMO e Cofondatrice di Neuron
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