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La riforma Madia è scritta male, lo sancisce la Consulta!

1409769409902_medium_140711_170842_to110714pol_0712La Consulta affonda la riforma Madia della Pubblica Amministrazione e il premier accusa il colpo dando la responsabilità al titolo V della Costituzione e quindi alla mancata modifica, che dovrebbe avvenire secondo lo stesso premier con il referendum confermativo del prossimo 4 novembre. E’ così? No, caro premier la Consulta, seppure in un esercizio sempre più ampio di poteri, in grado di offuscare il lavoro, poco, dell’esecutivo, ha perfettamente ragione. La ragione della bocciatura è nel testo scritto con i piedi della riforma formulata dal Ministro Madia e dalla confusione insita nei termini usati per tradurre in pratica la consultazione con le Regioni, requisito non rispettato dalla norma licenziata e fatta approvare dal Ministro della Funzione Pubblica. In tempi di campagna elettorale pre referendaria utilizzare tutti gli argomenti, anche quelli meno appropriati per convincere gli elettori della bontà delle proprie proposte e tentare di “sminuire” il lavoro della Consulta è un esercizio pericoloso. Fatto salvo il nostro parere, espresso da lungo tempo sul ruolo della Consulta e sul potere acquisito non per merito, ma per demerito dei governi succedutesi, incapaci di elaborare corrette e coerenti proposte di legge, farle approvare senza rilievi dopo il passaggio parlamentare. Questo evidenzia una caduta forte dello spessore culturale dei nostri amministratori, la costante ricorso ai decreti legge e l’incapacità cronica di legiferare conformemente alle regole in vigore. Insomma approssimazione, arroganza e una buona dose di arroganza produce i guasti ai quali assistiamo oramai da anni, la modifica della Costituzione e il ruolo della Consulta nulla c’entra.

Ares