Da Infolampo: Tirocini – podemos
In un anno gli stage sono aumentati di 100.000 unità. Talvolta si tratta di lavoro mascherato che, con
Garanzia Giovani, è a totale carico delle risorse pubbliche. Ma lo strumento resta fondamentale.
Un’inchiesta di Rassegna e Radioarticolo1
di Stefano Iucci
Nel silenzio generale c’è un nuovo “caso voucher” che rischia di profilarsi all’orizzonte: quello
dell’abuso dei tirocini formativi. In un solo anno, con il contributo determinante di Garanzia Giovani, i
tirocini in azienda sono aumentati di 100.000 unità,
passando da 250.000 del 2014 ai 350.000 del 2015,
con un incremento del 53 per cento. Un boom di
cui si parla poco ma che è paragonabile a quello dei
voucher. Cosa si nasconde dietro questa esplosione
degli stage? Sono effettivamente uno strumento di
formazione on the Job o nascondono spesso lavoro
mascherato.
È un tema importante perché riguarda anche, oltre
alle questioni centrali dei diritti e delle esigenze dei
tirocinanti e dell’efficacia delle politiche attive del
lavoro, l’utilizzo corretto delle risorse pubbliche. I
tirocini con Garanzia Giovani sono, infatti,
interamente finanziati da denaro pubblico ed è
questo che ha facilitato il loro boom: su un
miliardo e mezzo, 500 milioni di euro sono andati
per finanziare proprio gli stage e circa il 65% dei
giovani a cui è stata proposta una misura sono,
appunto, entrati in tirocini formativi. Una
preoccupazione, questa del lavoro mascherato, che non riguarda solo l’Italia, se è vero che la Ces – il
sindacato europeo – ha espresso negli ultimi anni preoccupazione rispetto all’abuso di questo strumento
che, nato per facilitare la transizione dei giovani nel mercato del lavoro, si è spesso rivelato inadeguato.
“Vediamoci chiaro”
Per cercare di capire meglio questo fenomeno la Cgil ha lanciato da qualche mese un’iniziativa dal titolo
esplicito: “Tirocini: vediamoci chiaro”: “È una campagna ambiziosa – spiega Andrea Brunetti,
responsabile giovani della confederazione –. Non vogliamo solo denunciare gli abusi, che sappiamo con
certezza esistere, ma anche ascoltare i giovani, coinvolgere chi il tirocinio lo ha fatto davvero per farci
raccontare la propria esperienza, le relazioni intercorse sia con chi promuove lo stage sia con l’azienda
che ospita la persona e che dovrebbe essere il soggetto all’interno del quale si sviluppano quelle
competenze formative necessarie per orientarsi meglio e entrare nel mercato
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Sisma, Cgil: vicini a chi soffre e ai
lavoratori impegnati nell’emergenza
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Pablo Iglesias: “è pericoloso abituarsi a vivere nel
parlamento”
Cosa succede a un partito nato e cresciuto “fuori dal palazzo” quando i suoi rappresentanti fanno il loro
ingresso in parlamento? Ne ha parlato in una lunga intervista concessa a Eldiario.es il segretario
generale di Podemos Pablo Iglesias. Ne riportiamo alcuni interessanti passaggi.
intervista a El Diario traduzione di Giulia Riccio e Paolo Brugnara
In che modo la presenza di un parlamentare di Podemos può essere d’aiuto in occasione di uno sfratto, o
di una rivolta in un CIE?
La presenza di cariche pubbliche nei conflitti aiuta a evitare le violazioni dei diritti civili e umani delle
persone coinvolte. Non è una garanzia assoluta, ma è più difficile portare a termine uno sfratto con
violenza in presenza di deputati o consiglieri. L’attenzione mediatica aiuta a dare visibilità a una
situazione di ingiustizia e fa in modo che se ne parli.
Noi stessi, nei nostri dibattiti interni, riconosciamo che in molti casi l’aspetto più importante dell’essere in
parlamento è ciò che trascende dal parlamento, i dibattiti e le iniziative rivolti all’esterno. Siamo
consapevoli del potere di veto di cui dispone il governo, siamo coscienti dei limiti imposti dalle sue
dinamiche. Molte volte l’aspetto più importante dell’essere in parlamento è che ci si veda. E a volte ti si
vede di più in altri luoghi. Poter essere in quei luoghi in cui la gente soffre, utilizzando il pur limitato
capitale che abbiamo potuto accumulare per metterlo al loro servizio, è fondamentale.
Ma c’è un altro elemento cruciale. Può essere rischioso abituarsi a vivere in parlamento, dove si
incontrano solo altri parlamentari o giornalisti. Si potrebbe quasi dire che la gente più interessante con cui
ci si può relazionare in parlamento sono gli stessi lavoratori, i camerieri e gli addetti alle pulizie. È
fondamentale che i nostri deputati mantengano il contatto con la realtà stando lì dove la gente soffre; è
qualcosa che in un modo o nell’altro ti segna e ti permette di non dimenticare da dove vieni. Quando per
molte settimane ti invitano a feste di giornali, a cocktail e a eventi pubblici finisci per relazionarti con una
categoria di persone che non rappresenta la realtà della maggioranza dei cittadini.
Non è invece stando in parlamento che si possono cambiare le leggi in modo da impedire gli sfratti o
chiudere i CIE?
Si possono cambiare molte cose stando al governo. Al governo, e non in parlamento. Io preferisco
governare. Il problema è che non è che al parlamento manchino funzioni esecutive, ma che le sue funzioni
legislative sono molto limitate. Mi spiego meglio: una decisione presa a maggioranza dal parlamento non
si converte automaticamente in una legge che si deve applicare. Anche se approviamo delle leggi, il
governo ha a disposizione molti meccanismi per limitare la capacità legislativa del parlamento.
Martedì abbiamo votato con il sostegno del PSOE e di altri gruppi parlamentari per parificare il congedo
di paternità a quello di maternità. Sono perfettamente cosciente del fatto che il governo non metterà in
pratica questa raccomandazione, al contrario, la disattenderà. Ma sarà il governo stesso a dover dare conto
alla gente di questa decisione. Noi dobbiamo essere in grado di governare come facciamo nelle principali
città, e dobbiamo essere in grado di portare avanti un’attività parlamentare degna e che dimostri la nostra
capacità di governo, però al tempo stesso dobbiamo essere consapevoli del fatto che dobbiamo stare là
dove la gente soffre e contribuire alla crescita degli spazi di contropotere. Perché le istituzioni non sono
pensate per cambiare le cose. Sono pensate per resistere. L’opposizione ha a disposizione un palcoscenico
in parlamento, ma chissà che il palco principale non sia altrove.
Qual è l’attività politica che Podemos intende portare avanti in questa nuova fase che non avrà un
carattere elettorale?
È questo il dibattito cruciale. Io sostengo, e non tutti la pensano come me, che un lavoro brillante in
parlamento non è la cosa più importante quando si è all’opposizione, perché non si ha davvero facoltà di
legislare. La consegna del governo al PP da parte del PSOE darà al partito di Rajoy quasi tutto il potere, e
noi dobbiamo rendere compatibile l’attività parlamentare con la costruzione di un movimento popolare.
C’è una cosa per la quale Podemos è stata elogiata e che a me fa orrore. Si è detto che abbiamo avuto la
funzione di evitare la crescita di movimenti sociali e che abbiamo permesso di canalizzare le
rivendicazioni in una forza parlamentare. Non è questo che vogliamo essere. Possiamo essere uno
strumento elettorale a disposizione dei settori sociali che, a nostro modo di vedere, devono organizzarsi
autonomamente nella società. Dobbiamo essere in grado di stimolare questi spazi di organizzazione
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parlamento.html