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Comuni, via dall’Anci, proposta sensata

anci2-640x400Si sta facendo strada in questi giorni tra gli amministratori locali di vari comuni l’idea di uscire dall’Anci, l’Associazione dei Comuni Italiani. Proprio ieri l’On. Ceroni FI ha rilanciato con forza l’idea di un esodo di massa dall’Associazione dei Comuni Italiani, non tanto e non solo per l’inutilità e la ridondanza della struttura associativa e neppure per il costo annuo della quota associativa, ma per la mera inutilità e il dispendio di risorse che l’associazione assorbe con la sua struttura centrale. Più sotto abbiamo riportato le tabelle relative alle quote di spettanza dei comuni associati, mettete nel conto che ad esempio le unioni dei Comuni pagano anche loro una quota, oltre a quella dei comuni singolarmente associati. Proprio oggi l’Anci è in assemblea a Bari per eleggere il successore di Piero Fassino alla Presidenza, un posto già prenotato dal Sindaco di Bari De Caro. Ora con la riforma del Senato, proposta dal Governo, i Sindaci, almeno alcuni potranno diventare Senatori, così alcuni Consiglieri regionali, diteci dove troveranno questi signori il tempo per seguire tutte le attività, senza contare che oramai molti organismo sono eletti all’interno di elite ristrette. Pensate per un attimo all’elezione dei Consigli delle Città metropolitane avvenuta domenica scorsa. Tutto è passato sotto silenzio e la votazione di questi nuovi organismi insediatisi in sostituzione delle provincie, così resuscitate, sono stati eletti dai consiglieri comunali delle città metropolitane appunto, Roma, Milano, Firenze, Napoli, Bologna, riproducendo con una elezione di secondo grado lo stesso organigramma delle provincie date per defunte. La verità come abbiamo sempre affermato è quella che la politica non potrà e non vorrà mai semplificare  e ridurre le cosiddette poltrone, gli cambierà nome, ma ha sempre necessità di una catena capace di fare da volano per le preferenze in campagna elettorale e quindi si cambia nome, ma la sostanza resta la stessa. Di fatto si riduce via via il potere di scelta dei cittadini a favore di elezioni di secondo grado dove le oligarchie di partito la fanno da padrone. L’Anci è uno di questi feudi dove piazzare gli uomini e le donne utili nelle prossime competizioni elettorali, dove intessere relazioni, seduti su una struttura burocratica, elefantiaca, guardate il sito se non siete convinti, pagata a spese dei cittadini, in proporzione alla popolazione del comune. Eccepiranno forse che si tratta di cifre tutto sommato modeste, almeno per i comuni più piccoli, ma sono pur sempre somme versate senza alcun beneficio tangibile, se non la visibilità e la smania di protagonismo dei nostri sindaci.

Iniziare a sfoltire questi organismi di mera rappresentanza può essere un segnale di probità e trasparenza nei confronti del Paese e ben vengano le rinunce dei Sindaci, coraggiosi e controcorrente.

r.an.

Per l’anno 2016, le quote associative ANCI restano invariate rispetto a quanto previsto per lo scorso anno ; Resta confermata la previsione di esenzione totale del pagamento delle quote da parte di tutti i Comuni con popolazione fino a 500 abitanti. Vengono inoltre esentati della SOLA quota proporzionale alla popolazione ( € 0,170 x abitante ) tutti i comuni con popolazione da 501 a 1000 abitanti.
Le quote 2016 sono determinate come di seguito:

–       Quota variabile pari ad € 0,170 per abitante (secondo ultimo censimento ISTAT 2011)

 

Alla quale va aggiunta la

 

–       Quota fissa:

Abitanti da 501 a 1.000 € 85,00

Abitanti da 1.001 a 3.000 € 111,00

Abitanti da 3.001 a 5.000 € 137,00

Abitanti da 5.001 a 10.000 € 164,00

Abitanti da 10.001 a 30.000 € 217,00

Abitanti da 30.001 a 50.000 € 275,00

Abitanti da 50.001 a 100.000 € 545,00

Abitanti da 100.001 a 500.000 € 1.090,00

Abitanti oltre 500.000 € 1.640,00

 

–       In più per le seguenti regioni va aggiunta l’addizionale regionale:

 

Lombardia

Emilia Romagna

Toscana

Puglia  

Piemonte