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Torna Gustarte, ma dov’è la nostra terra?

gustarte016Gustarte apre i battenti e già fa discutere. Nona caso un lettore attento del nostro sito on line ci ha fatto notare il richiamo delle locandine e del manifesto di lancio della manifestazione: Gustarte:   Arte, Artigianato, Sapori e Mestieri   delle Marche”. Quando a dire il vero di Marche non c’è poi tantissimo, qualche azienda del territorio, in particolare del settore artigiano, forse si poteva osare di più se gli organizzatori conoscessero davvero la nostra terra. Non parliamo poi dell’offerta gastronomica, si spazia dall’etnico alle specialità pugliesi, alle norcinerie. Allora ci chiediamo ha senso chiamare una manifestazione Gustarte: I sapori, i mestieri delle Marche, l’Artigianato delle marche? C’era forse la necessità di riempire i contenitori, estendere la manifestazione ad altre vie della città, creare un evento per provare a ravvivare i flussi? Oppure è mera improvvisazione ed incapacità degli organizzatori? Per fare le cose per bene e non incorrere in svarioni e far diventare una manifestazione, anche di arte, in una fiera di paese, occorre cultura, umiltà, ricerca, passione. Altrimenti siamo alla sagra delle sagre, forse il cittadino non coglie appieno la differenza, ma qualcuno e non sono pochi la notano. Senza contare la necessità di un ritorno, in primo luogo di immagine, in secondo luogo economico, ammesso e non concesso che in tempi nei quali tutti gli istituti di ricerca certificano la non predisposizione degli italiani a spendere per cose voluttuarie è necessario fare scelte coerenti, in linea con l’orientamento e il sentiment della gente. Basta fiere, mercati, bancarelle ad ogni angolo, occorre selezione, qualità e rispetto del consumatore, se è Gustarte della nostra terra, deve essere riconoscibile, basta mischiare fave e ceci, scarpe e salumi, cappelli e cappelletti.