Da Infolampo: Pensionamento flessibile – Pil Bankitalia
Ue, se la scommessa è il pensionamento flessibile e
parziale
Secondo Eurofound, bisognerebbe incoraggiare l’uscita graduale dal lavoro e la riduzione dell’orario.
Dai risultati di una sua ricerca si apprende che quasi la metà dei cinquantenni degli Stati membri
dell’Unione preferirebbe rimanere meno tempo in azienda
di Carlo Caldarini
Eurofound, l’organismo dell’Unione europea istituito nel 1975 per contribuire alla pianificazione e
all’instaurazione di “migliori condizioni di vita e di lavoro”,
ha pubblicato i risultati di una ricerca sui programmi di
pensionamento parziali in Europa (in altre parole, l’accesso
flessibile e graduale alla pensione ai fini del cosiddetto
invecchiamento attivo) e, in particolare, su come questi
possono contribuire a rendere i sistemi previdenziali
nazionali “sostenibili e adeguati, incitando e motivando le
persone a estendere la loro vita lavorativa”.
Si tratta in pratica di una mappatura dei sistemi pensionistici
nazionali in vigore nell’Ue e in Norvegia, e soprattutto di
un’analisi del loro impatto sul prolungamento della vita
lavorativa, condotta sulla base di una revisione della
letteratura esistente e di studi di casi ed esperienze pratiche
in alcuni Paesi con regimi di pensionamento parziale
(Repubblica Ceca, Finlandia, Francia, Germania, Paesi
Bassi, Norvegia e Svezia).
Principali risultati
Secondo Eurofound, in molti Stati membri dell’Ue le riforme hanno già migliorato la sostenibilità
finanziaria dei sistemi pensionistici, ma le misure di congelamento e di riduzione delle prestazioni
pensionistiche ne hanno ridotto l’adeguatezza, così come l’aumento dei contributi previdenziali ha
generato una pressione negativa sui redditi e soprattutto sui salari. Eurofound fa notare anche che gli
aumenti dell’età pensionabile non raggiungono quasi mai l’effetto desiderato di scoraggiare il
pensionamento anticipato e di aumentare l’età effettiva della pensione. Molte persone non sono infatti in
grado di lavorare fino all’età pensionabile obbligatoria, o comunque non desiderano farlo. Secondo
Eurofound, sarebbero più efficaci a questo fine altre misure di incoraggiamento, come la promozione
della salute, l’apprendimento permanente, il miglioramento della qualità del lavoro e, soprattutto, la
riduzione dell’orario di lavoro.
Nell’Ue, quasi la metà (45%) dei lavoratori cinquantenni e oltre preferirebbe “lavorare meno ore”,
tenendo conto delle loro esigenze di reddito. Questa percentuale varia da paese a paese: 27% in Slovenia,
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CGIL CISL UIL alla Regione
Marche: subito un cambio di
passo nelle politiche regionali
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Pil Italia, Bankitalia avverte il governo: «Obiettivi
ambiziosi»
Il vicedirettore Signorini: la dinamica di crescita prevista dall’esecutivo è «significativamente maggiore»
rispetto al «quadro tendenziale». Sulla stessa linea anche la Corte dei Conti e l’Ufficio parlamentare di
bilancio.
«Abbiamo presentato il Def, il documento che inquadra la legge di Stabilità. Sarà pronta verso la fine
della settimana prossima», ha annunciato il premier Matteo Renzi nella sua e-news, lanciandosi in quella
che ha definito una «sintesi estrema» della situazione economica italiana: «Il deficit continua a scendere,
il Pil continua a salire. Passo dopo passo, piano piano, ma la direzione è quella».
TRE AVVERTIMENTI AL GOVERNO. Peccato però che gli obiettivi di crescita fissati dal governo per
il 2017 siano troppo ottimistici. L’avvertimento è arrivato da tre fonti diverse: Bankitalia, Corte dei Conti
e Ufficio parlamentare di bilancio. Palazzo Koch ha parlato attraverso il vicedirettore generale Luigi
Federico Signorini, audito in parlamento sulla nota di aggiornamento al Documento di economia e
finanza. Secondo Signorini, nello scenario programmatico per il 2017, la dinamica del Pil risulta
«significativamente maggiore» rispetto al «quadro tendenziale». Le previsioni dell’esecutivo puntano al
+1% l’anno prossimo, ma i dati tendenziali rendono al momento più probabile il raggiungimento di un
ben più modesto +0,6%.
SPENDING REVIEW «INDISPENSABILE». «L’obiettivo è ambizioso», ha concluso quindi Signorini,
«per conseguire il risultato la prossima legge di Bilancio dovrà essere definita con grande cura». Tradotto:
Palazzo Chigi vede il bicchiere mezzo pieno, Banca d’Italia mezzo vuoto.
Per Bankitalia, inoltre, è «indispensabile proseguire con sempre maggiore determinazione» sulla strada
della spending review. Perché non c’è altra via per «tenere i conti pubblici sotto controllo», a meno che
non si voglia «continuare a contare soltanto sul livello oggi eccezionalmente basso dei tassi di interesse»
oppure «comprimere gli investimenti», il cui rilancio è invece «necessario per la crescita».
RILANCIARE GLI INVESTIMENTI. Signorini ha sottolineato così la necessità di «concentrare
l’attenzione sulle misure che possono favorire una rapida ripresa degli investimenti, privati e pubblici».
Non solo assicurando «lo stanziamento di risorse», ma anche predisponendo «presidi per un efficiente e
tempestivo loro utilizzo». Sarebbe proprio questo il problema principale, visto che dall’avvio della ripresa
nel 2014 in Italia gli investimenti «sono stati meno dinamici sia rispetto agli altri Paesi dell’area Euro, sia
rispetto a quello che normalmente si osserva nelle fasi di uscita da una recessione».
SOVRASTIMATO LO STOP ALL’AUMENTO IVA. La differenza di vedute tra governo e Banca
d’Italia circa le prospettive di crescita del nostro Paese dipenderebbe in buona parte anche dalla
valutazione dell’impatto sul Pil del mancato aumento dell’Iva, da disinnescare con la legge di Stabilità.
Secondo l’esecutivo «avrebbe un impatto positivo pari a 0,3 punti percentuali nel 2017». Una previsione
che Bankitalia definisce «piuttosto forte rispetto a stime econometriche basate sui dati del passato».
La Corte dei Conti: «I margini sono stretti»
Sulla stessa linea, piuttosto scettica, si è collocata anche la Corte dei Conti, con l’audizione del presidente
Arturo Martucci di Scarfizzi.
Il nuovo quadro macroeconomico prefigurato nella nota di aggiornamento al Def «si presenta nel suo
insieme equilibrato, anche se non privo di elementi di fragilità cui occorrerà prestare attenzione», ha detto
infatti Martucci. Soprattutto «sul fronte della domanda estera e quindi delle nostre esportazioni». Ne
deriverebbe quindi «un rischio al ribasso» anche per le prospettive di crescita, «con conseguenti risvolti
avversi sul percorso programmatico di finanza pubblica».
COPERTURE, «UN ESERCIZIO IMPEGNATIVO». Sulla prossima manovra pesano «i margini stretti
posti da un quadro tendenziale che sconta già un profilo di riduzione significativo della spesa» e il
«rispetto dei parametri europei», che renderanno «la valutazione della congruenza e realizzabilità delle
coperture un esercizio impegnativo». In ogni caso, «ancora una volta la capacità di ridurre la spesa
pubblica potrebbe rivelarsi un fattore chiave» nelle scelte di bilancio.
DALLA MANOVRA ATTESI EFFETTI TROPPO PRONUNCIATI. L’eccesso di ottimismo da parte del
governo, in particolare per il 2017, secondo Martucci è dimostrato dalla «dimensione relativamente
pronunciata degli effetti espansivi attribuiti nella nota alla manovra di bilancio, pari a quattro decimi di
punto. Giova rimarcare che l’effetto espansivo ora ipotizzato resta assai maggiore di quello prefigurato in
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ambiziosi_43675262552.htm