Politica e realtà – due universi paralleli
La politica, o meglio i politici, verrebbe da dire troppo spesso, la sciano veramente allibiti, ieri ci si stupiva,
ma non più di tanto, per i fischi a valanga che sono arrivati a Manuel Valls, premier francese, alle
commemorazioni sulla Promenade des Anglais. Ma come può spiegare ai cittadini, evidentemente più
accorti di lui e dei suoi collaboratori, come si è permesso ad un bilico di entrare in una zona chiusa
dichiarando semplicemente che consegnava gelati? In un paese sottoposto ad una legislazione di
emergenza è forse normale che uno vada a consegnare con un camion di quelle dimensioni di sera? Ma
anche se non fosse stato guidato da un pazzo che si credeva terrorista, sarebbe stato forse più normale?
E’ evidente, e ribadito più volte, come il mondo reale e quello dei politici al giorno d’oggi siano due universi
paralleli senza punti in comune, dopo la tragedia dello scontro ferroviario i n Puglia, immancabili come le
mosche sul concime, sono arrivati tutti i notabili del governo Renzi in loco, altisonanti le dichiarazioni,
“dovranno spiegarci, dovranno dirci perché, dovranno dirci come è stato possibile”. L’aggettivo patetico
penso sia l’unica definizione possibile, su 16.000 km. di binari ben 9.000 sono a binario unico, ben il 55%
della rete, quindi perché sorprendersi? E buona parte di questi 9.000 km. sono privi di sistemi automatici di
sicurezza. Non è solo il governo Renzi il colpevole, da decenni si è puntato sulle tratte veloci che danno
tanta visibilità e si è lasciata il resto della rete abbandonato a sé stesso, di che stupirsi? Come diceva un
autorevole commentatore, aprire un secondo binario non è politicamente pagante, meglio inaugurare una
tratta autostradale o una nuova linea. Poi accade che, come mi è capitato pochi giorni fa, fai la Firenze-
Bologna, uno dei fiori all’occhiello del Pinocchio di Firenze che si crede un Primo Ministro, e di passare per
decine di chilometri di cantieri, un conto è l’annuncite, un altro la realtà dei fatti.
Basta andare indietro con la memoria, quando il ministero delle infrastrutture si chiamava Lavori Pubblici,
un dicastero che cambiando nome non ha mai perso la sua natura e che da sempre è al centro di polemiche
e casi giudiziari per un insieme variegato di corrutela e clientelarismo. In questo ministero si muovono cifre
immense con tutto il corollario di possibili mazzette o perlomeno favori. A parte il breve interregno del
magistrato Di Pietro, ben presto messo in condizioni di lasciare, i casi di malaffare si sono sempre
affastellati ordinatamente sui tavoli delle varie procure d’Italia.
L’immagine della disfatta è nel viso nel Ministro Del Rio, uomo assurto al Dicastero delle Infrastrutture per
provata fedeltà al segretario del PD, immobile in Parlamento, muto, con al fianco la ministra Madia che
come al solito faceva la figura del soprammobile, utile quando un fermaporta in assenza di vento. Di fronte
alle denunce presentate negli anni passati relativamente ai problemi su quelle tratte c’era poco da dire, è
un fallimento totale, più che un governo del fare siamo di fronte ad una società di media che vivono di
tweet e post, peccato che intanto gli italiani muoiano.
MAURIZIO DONINI