Da Infolampo: Camusso – Precariato
Terrorismo: Susanna Camusso scrive agli iscritti e alle
iscritte della Cgil
Il segretario generale della Cgil ha inviato una lettera sul terrorismo agli iscritti e alle iscritte
La Cgil è una grande organizzazione sindacale aperta, fondata sulla libertà di adesione, che non conosce e
rifiuta discriminazioni di carattere religioso o di
provenienza geografica. Democrazia e libertà
sono il nostro dna e sono il fondamento della
nostra Costituzione.
Sono questi principi e valori che noi, il nostro
Paese e l’Europa considerano inviolabili e che
vogliamo strenuamente difendere.
Li abbiamo conquistati con il sangue e con il
dolore dei nostri padri che ci hanno aiutato a
costruire un continente in pace. Abbiamo
combattuto la paura, l’odio razziale, la fame, le
diseguaglianze. Abbiamo avviato la costruzione di
un’Europa prospera e solidale. Si è trattato di un
sogno che ha iniziato a realizzarsi che non
vogliamo perdere ma difendere e avverare.
Per questo non vogliamo né possiamo rassegnarci
all’Europa della paura.
Più volte nella nostra storia siamo stati chiamati a
difendere la democrazia.
L’abbiamo fatto senza tentennamenti, con il cuore
e la forza di una grande organizzazione. Siamo stati in prima linea a combattere il terrorismo che dilagava
nel nostro Paese. Non siamo stati ad osservare ma siamo stati protagonisti del risveglio delle coscienze,
dello scontro con le organizzazioni eversive, della lotta a qualsiasi ambiguità. Non ci sono stati né dubbi,
né incertezze perché mai il terrorismo può trovare giustificazione alcuna, siano esse economiche o sociali,
tantomeno ideologiche o religiose.
Siamo stati nei luoghi di lavoro, nelle scuole e nelle università, nelle strade e nelle piazze d’Italia.
Listavamo a lutto le nostre bandiere, piangevamo i morti del nostro Paese e programmavamo l’iniziativa
politica, spiegavamo le nostre ragioni, organizzavamo il contrasto fattivo ai terroristi.
Non eravamo soli, ovviamente, ma quella scelta, quel dire a viso aperto da che parte stavano la Cgil, le
sue donne e i suoi uomini, ha contribuito a debellare il terrorismo, a porre un argine alle stragi e alle
Leggi tutto: http://www.cgil.it/terrorismo-susanna-camusso-scrive-agli-iscritti-alle-iscritte-della-cgil/
Non Autosufficienza: le proposte Cgil, Cisl,
Uil per il confronto con il Governo
Piano nazionale, Livelli Essenziali e
finanziamento
-Il Fondo per le non autosufficienze: un
Piano strategico per la definizione di livelli
essenziali
www.ilfattoquotdiano.it
Precariato, in Toscana lavoratori pagati con buoni pasto.
Cgil: “Punta di un iceberg”. Rossi: “Arrestare chi lo fa”
Compensi bassissimi, nessuna copertura previdenziale e assicurativa. Secondo la Cgil i casi accertati
sono una decina, la maggior parte a Firenze: “Sempre più frequente il ricorso a un mix di nero, voucher
e buoni”. Carlo Di Paola, segretario toscano Fisascat-Cisl: “Di questo passo si arriva al baratto”
di David Evangelisti | 17 luglio 2016
Chi pensava che la retribuzione del lavoro accessorio tramite voucher fosse precarizzante si prepari: c’è
anche di peggio. Iniziano infatti a spuntare casi di lavoratori super-precari pagati in parte anche con buoni
pasto. Nella maggior parte dei casi significa retribuzioni più basse e nessuna copertura previdenziale e
assicurativa. La denuncia porta la firma della Cgil Toscana e riguarda un fenomeno cominciato a affiorare
a fine 2015, soprattutto in ristoranti e bar. I casi accertati sono al momento una decina, la maggior parte a
Firenze: “Temiamo che si tratti solo della punta dell’iceberg”, dice a ilfattoquotidiano.it Luana Del Bino,
coordinatrice regionale degli uffici vertenze. Il governatore Enrico Rossi, parlando con Il Tirreno che per
primo ha acceso i riflettori sulla questione, ha chiesto di “arrestare chi lo fa” perché “questa non è
neanche una forma di degrado: è una violazione della dignità del lavoratore”. Giuseppe Civati (Possibile)
sul suo blog parla ironicamente di “supervoucher”, poi attacca: “Se le imprese faticano a stare sul mercato
è una brutta notizia. Ma costringere i lavoratori a stare al di sotto delle condizioni di umanità lo è anche di
più”.
“Casi analoghi nel mondo della vigilanza, delle mense e delle pulizie” – Il ricorso ai buoni pasto per
pagare i precari non stupisce Cisl e Uil: “E’ aberrante: casi simili esistono purtroppo anche nel mondo
della vigilanza, delle mense e delle pulizie” conferma al Fatto Marco Conficconi, segretario regionale
Uiltucs. “La fantasia di alcuni datori di lavoro è senza fine, di questo passo si arriverà al baratto“, attacca
Carlo Di Paola, segretario toscano Fisascat-Cisl. I lavoratori che si sono rivolti alla Cgil per denunciare la
loro condizione sono soprattutto lavapiatti e semplici addetti alle pulizie della cucina, la maggior parte di
essi 55enni disoccupati di lungo corso senza più ammortizzatori sociali oppure giovanissimi.
“Il pagamento tramite buoni pasto è illegittimo” – Il pagamento tramite buoni pasto – precisa la Cgil – è
“illegittimo”. Il ticket nasce infatti “non per pagare il lavoro ma come benefit per le ditte che non sono
dotate di mensa aziendale”. Il sindacato evidenzia le “controindicazioni” a livello economico,
previdenziale e assicurativo. Il taglio minimo del “buono lavoro” è ad esempio di 10 euro (equivalente a
una retribuzione oraria di 7,5), il doppio di quello previsto per i buoni pasto. Le coperture Inps e Inail? Un
voucher di 10 euro garantisce 2,5 euro di contributi previdenziali e assicurativi mentre i ticket fino a un
importo giornaliero di 5,29 euro non prevedono alcuna copertura. Dalla Cgil fanno inoltre notare che i
buoni pasto sono spendibili sono in determinati circuiti e in alcuni casi solo dopo mesi dalla loro
emissione. “Peggio di così – attacca Del Bino – c’è solo la retribuzione totalmente in nero”.
Un mix a base di lavoro nero, voucher e buoni pasto – Per pagare il lavoro accessorio – prosegue Del
Bino – si inizia a ricorrere sempre di più a una sorta di “mix” tra “paga in nero, voucher e buoni pasto”.
L’esponente Cgil ricorda ad esempio il caso di un lavoratore di un ristorante di Pistoia “inizialmente
retribuito in nero, in secondo tempo pagato con buoni pasto, poi retribuito con voucher, successivamente
assunto per un periodo di prova di 2 mesi e infine licenziato per non aver superato la prova”. Nessuno
stupore per Di Paola: “Nel mondo degli appalti ne ho viste di tutti i colori. In passato un titolare aveva
pagato formalmente il lavoratore tramite assegno, salvo poi richiederne indietro la metà dell’importo”.
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buoni-pasto-cgil-punta-di-un-iceberg-rossi-arrestare-chi-lo-fa/2902641/