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BANCA MARCHE: LA STORIA INFINITA

00celanipieroapUna relazione di 107 pagine con tanto di grafici ed allegati (redatta con la collaborazione tecnico scientifica del dipartimento di management della facoltà di Economia dell’Univpm) frutto di un lavoro di tre mesi e mezzo e dodici riunioni.

Questo il risultato della Commissione d‘indagine su Banca delle Marche voluta dal Consiglio regionale.

Non c’è che dire. Un dossier molto voluminoso. Ampio. Esauriente? Esaustivo?

Proviamo a leggere queste pagine.

La prima parte è una relazione introduttiva. Poi si parola dei crediti deteriorati, del ruolo delle banche locali e si ripercorre la storia di Banca delle Marche.

Infine le conclusioni, dove si parla, genericamente, di colpe, tante ed altrettanto diffuse e confuse. La stessa Commissione, del resto, precisa che l’obiettivo è stato quello di “cercare di fare chiarezza in merito ad una situazione poco lineare e difficile da decifrare”.

E il presidente della commissione d’indagine, illustrando in aula i contenuti della relazione finale ha detto che “Questa commissione senza alcun intento di stabilire responsabilità tecniche, ha cercato di fare chiarezza sugli ultimi cinque anni di vita di Banca Marche, fino alla situazione di insolvenza. In tutte queste pagine viene proposta un’analisi approfondita, anche con valore scientifico rilevante”.

Beh! Veramente ci saremmo aspettati dalla Commissione non tanto le responsabilità tecniche del crak (per quelle sta operando la magistratura) quanto l’interazione con la politica, specie quella regionale.

Per questo con il M5S, la Lega Nord, Fratelli d’Italia e Gruppo Misto, ho presentato una proposta di risoluzione per fare completa chiarezza.

Non possiamo dire a tutti quei marchigiani, e sono davvero tanti, che hanno perso tutti i loro risparmi che la situazione è poco lineare e difficile da decifrare.

Sarebbe una ulteriore presa in giro e una dimostrazione di come, ancora una volta, i cittadini, le imprese, i risparmiatori non siano stati e non sono affatto tutelati dalla politica regionale.

Avremmo voluto invece di 107 pagine sulla storia di Banca delle Marche, scoprire i perché e i per come una banca che doveva essere punto di riferimento dell’economia regionale, abbia finito per lasciare su lastrico tanti, troppi, cittadini marchigiani.

Avremmo dovuto mettere in campo ogni azione possibile anche nei confronti del Governo, del Parlamento e di Bankitalia per rimuovere la disposizione sulla segretezza, la valutazione della piena congruità con i principi costituzionali sulla tutela delle proprietà, la correttezza delle azioni intraprese a seguito della risoluzione del 22 novembre 2015 e ancora, rivedere la svalutazione al 17% delle sofferenze  (avvenuta con l’avvio della Risoluzione) e chiedere al parlamento provvedimenti che permettano di ottenere dalla gestione dei crediti in sofferenza dalla bad Bank e/o nella cessione della bridge Bank il ripristino dei diritti azzerati di tutti i risparmiatori, azionisti ed obbligazionisti subordinati.

Ma soprattutto avremmo voluto che la politica tutta a trazione PD, questa maggioranza politica che amministra la regione, dimostrasse più rispetto per i cittadini marchigiani vittime di Banca Marche, dando loro la verità e non astruse fumerie che sanno tanto di autoassoluzione.

Credo che Banca delle Marche non sia sorta all’improvviso. Credo che non abbia amministrato denari senza mai essersi confrontata con la classe politica.

Ebbene quella classe politica che guida la Regione Marche da tanti anni avrebbe dovuto avere il coraggio di andare a fondo e non di raccontarci la storia di Banca Marche.

O forse c’era il rischio di scontentare il Governo Renzi?

 

 

PIERO CELANI

CONSIGLIERE REGIONALE FORZA ITALIA