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Da infolampo: Caporalato – Accoglienza

caporalatoCaporalato, una piaga in numeri e infografiche

Giro d’affari da 17 mld. Con 400 mila braccianti, pagati 3 euro per ogni cassone. Sono 72 le zone a

rischio in Italia. E aumentano quelle al Centro-Nord: ben 39.

di Lara De Luna

Paola, Abdullah, Arcangelo, Zaccaria; morti sotto il sole, a causa di condizioni inumane di lavoro, sono

solo alcune tra le migliaia di vittime che ogni anno cadono nella rete del caporalato.

Fenomeno che conta tra i 14 e i 17,5 miliardi di euro di fatturato

annuo e una forza lavoro di 400 mila braccianti, secondo le stime

l’Osservatorio Placido Rizzotto della Flai, tolti all’economia legale.

«Esistono tante agromafie quanti sono gli aspetti del lavoro agricolo»,

dice Sergio Costa, comandante del Corpo Forestale dello Stato per la

regione Campania, una delle più colpite. «Particolarmente diffusa è

una mafia infiltrata nelle maglie più piccole del territorio italiano»,

microterritoriale, presente in maniera capillare nei piccoli centri e

nelle zone più povere dell’entroterra e caratterizzata da una struttura

piramidale tipica della criminalità organizzata.

UNA STRUTTURA PIRAMIDALE. Ogni caporale, controllato a sua

volta dai ranghi più alti della realtà mafiosa, «gestisce un alto numero

di microterritori grazie alla presenza di piccoli criminali nativi del

luogo».

Caserta e provincia, Metapontino, provincia di Foggia: le zone più a

rischio sono laddove si pratica l’agricoltura intensiva.

Il caporalato è un fenomeno oggi «estremamente più complesso

rispetto a quello che abbiamo imparato a conoscere trent’anni fa»,

spiega ancora Costa.

Profondamente sofisticato, si differenzia «da regione a regione, da coltivazione a coltivazione». L’unica

costante è il presidio criminale e scientifico del territorio. Non è un unicum, bensì parte di una realtà

composita che lo sfrutta come «pilastro fondamentale, per poi confondersi con il mondo della

prostituzione, del racket, dello spaccio di droga».

La ricerca di merce umana da usare nei campi diventa quindi spesso utile per altre forme di sfruttamento.

DAL RECLUTAMENTO ALLA GESTIONE DELLE PAGHE. Figure storiche di intermediazione tra

proprietà agricola e manodopera – rigorosamente poco specializzata -, i caporali si occupano anche di

reclutamento, organizzazione del lavoro, gestione delle paghe.

Il Terzo Rapporto Agromafie e Caporalato dell’Osservatorio Placido Rizzotto riporta come sia proprio il

carattere informale dell’intermediazione a non permettere di avere un quadro definito di questa realtà dal

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infografiche_43675247949.htm

www.voxeurop.eu/it

I cittadini sono più accoglienti dei loro governi

The Guardian, euobserver.com

Secondo una recente inchiesta di Amnesty International la maggioranza delle persone accoglierebbe i

profughi, smentendo le posizioni ufficiali e le politiche di molti governi.

La grande maggioranza delle persone (l’80 per cento) è pronta ad accogliere i rifugiati a braccia aperte, e

molti sono disposti ad accoglierli a casa loro, secondo un’inchiesta globale svolta da Amnesty

International.

Il nuovo Refugees Welcome Index – l’Indice sull’accoglienza dei rifugiati – si basa su un sondaggio

compiuto su oltre 27mila persone da GlobeScan. Elenca 27 paesi di tutti i continenti e si basa sulla

disponibilità degli intervistati a lasciare che i rifugiati vivano nel loro paese, nella loro città, nel loro

quartiere e in casa loro.

I cinesi risultano come i più accoglienti per i rifugiati. Seguono i britannici e i tedeschi. Spagnoli e greci

fanno parte dei primi dieci, mentre i russi chiudono la classifica.

In Germania, dove nel 2015 sono stati accolti 1,1 milioni di rifugiati, “quasi tutti gli intervistati (il 96 per

cento) hanno dichiarato che accetterebbero dei rifugiati nel loro paese, mentre solo il 3 per cento ha detto

che ai rifugiati dovrebbe essere rifiutato l’ingresso”, osserva il Guardian.

“Solo nove dei 27 paesi oggetto della nostra inchiesta si sono impegnati ad accogliere alcuni dei 4,8

milioni di profughi siriani. Ma sono d’accordo solo per spartirsi meno di 174mila persone tra di loro”,

afferma Amnesty. Secondo l’organizzazione per i diritti umani,

altri quattro paesi della nostra inchiesta – la Turchia, la Giordania, la Grecia e la Germania – accolgono

milioni di rifugiati, e ricevono pochissimo aiuto dagli altri paesi. Principalmente perché continuano a

ritenere che la protezione dei rifugiati non sia affare loro. Il loro atteggiamento è in flagrante contrasto

con la disponibilità e la dedizione dei loro cittadini. Il nostro rapporto dimostra che i politici non hanno

più scuse per non fare la loro parte: invece di cercare di fare i titoloni a colpi di retorica contro i rifugiati

dovrebbero prendere decisioni coraggiose.

“Questi numeri parlano da soli”, ha detto Salil Shetty, il segretario generale di Amnesty International:

La gente è pronta ad accogliere i rifugiati, ma le risposte disumane dei governi alla crisi dei rifugiati

dimostra quanto siano sconnessi dai loro stessi cittadini. L’Indice sull’accoglienza dei rifugiati mette in

luce il modo vergognoso con il quale le autorità hanno praticato una politica di corta veduta, giocando

con le vite di chi fuggiva dalla guerra e dalla repressione. Troppo spesso usano le retorica xenofoba e

antirifugiati per far salire il loro indice di gradimento. Questo rapporto suggerisce che non ascoltano la

maggioranza silenziosa dei cittadini accoglienti che si fanno carico da soli della crisi dei profughi.

I leader dei paesi di tutto il mondo sono in questi giorni riuniti a Istanbul sotto l’egida dell’Onu per un

vertice mondiale umanitario, dove è previsto che si impegnino ad accogliere un numero superiore di

rifugiati, a cominciare da quelli che scappano dai conflitti in corso in Medio Oriente. In questa occasione

la cancelliera tedesca Angela Merkel doveva incontrare il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan per

tentare di salvare il controverso accordo sul rinvio dei rifugiati arrivati in Europa passando dalla Turchia.

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loro-governi