Da Infolampo: Pensioni – Occupazione verde
Sulle pensioni serve un confronto vero
Sulle pensioni serve un confronto vero tra sindacati e governo. L’incontro che si è tenuto al Ministero del
Lavoro lo scorso 24 maggio è stato solo interlocutorio e in quella sede non è stata affrontata alcuna
questione di merito.Si è deciso però di andare avanti e di programmare altri incontri. E questo non può
che essere positivo.
di Ivan Pedretti – pubblicato da L’Unità il 28 maggio 2016 .
Mi permetto di osservare che questa disponibilità al dialogo da parte del governo non è piovuta dal cielo
ma è stata conquistata con le unghie e con i denti dai lavoratori e dai pensionati, che in questi mesi più
volte si sono mobilitati in tutta Italia chiedendo ascolto e
risposte. La grande manifestazione del 19 maggio scorso in
piazza del Popolo a Roma aveva proprio questo come
obiettivo.
Perché sulle pensioni si è perso troppo tempo e si è alimentato
un clima di profonda incertezza e preoccupazione tra le
persone. E’ per questo che ora serve un confronto serio e di
merito. Perché i titoli, gli spot e le promesse elettorali non
bastano più.
Quello che mi aspetto è che si possa ragionare concretamente
su cosa bisogna fare, che ci sia una reale disponibilità
all’ascolto e la comune volontà di trovare delle soluzioni.
Sosteniamo da tempo che ci sia fortemente bisogno di un
intervento in favore dei pensionati con un reddito medio-
basso. Suggerisco al governo di non focalizzare la propria attenzione solo sui famosi 80 euro per le
minime.
Capisco che il titolo è affascinante ma c’è un’altra operazione da mettere in campo: fare in modo che i
pensionati paghino le stesse tasse dei lavoratori. Con l’equiparazione fiscale si darebbero infatti risposte
ad una platea più ampia di pensionati con un costo pari a quello previsto per il bonus da 80 euro.
Credo poi che vada avviata una discussione sul sistema di rivalutazione degli assegni perché quello
attualmente in vigore non consente ai pensionati e agli anziani un reale recupero del potere d’acquisto.
Dopo tanti anni di blocchi della rivalutazione e le conseguenze della sentenza della Corte costituzionale
credo che questa discussione non sia più rinviabile. Così come credo che il governo dovrebbe prendere
seriamente in considerazione una nostra proposta rivolta ai giovani. Anziché destinare le risorse
recuperate in questi anni dai pensionati al debito pubblico parte di queste potrebbero essere utilizzate per
la creazione di un fondo previdenziale per le nuove generazioni. Perché siamo pienamente coscienti che
chi lavora oggi con carriere discontinue e con contratti precari paga pochi contributi e domani avrà una
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Festa nazionale di LiberEtà,
Parco del Castello
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Serve una grande spinta per l’occupazione verde
Un incontro a corso d’Italia rilancia la proposta della Cgil. Di Cesare: “Il Piano del lavoro è lo
strumento giusto: lo Stato intervenga con la creazione di impiego nei settori green”. Decarbonizzazione,
una strada complessa, ma necessaria. La discussione
di Emanuele Di Nicola
“In Italia abbiamo una doppia crisi: la crisi del lavoro e quella ambientale. Vanno assolutamente
affrontate insieme”. Lo ha detto Gianni Di Cesare, responsabile Green economy ed economia circolare
della Cgil, nella sua relazione che ha aperto l’incontro “Verde è il futuro del lavoro. Piano del Lavoro e
sviluppo sostenibile” svolto oggi (31 maggio) nella sede Corso Italia. Il sindacato ha fatto il punto
all’interno e con il contributo di “discussant” esterni. E’ stata l’occasione per riflettere sullo scenario
attuale, la situazione del clima e l’obbligo di intervenire, come sarà l’occupazione di domani con un punto
fermo: il lavoro deve essere “green”, e per farlo serve una svolta complessiva, anche da parte del governo
italiano. Da parte sua la Cgil rilancia la proposta contenuta nel Piano del Lavoro, l’intervento dello Stato
con una grande spinta verso l’occupazione verde, proposta definita tre anni fa e ora più che mai attuale.
La giornata è stata introdotta da Simona Fabiani, responsabile delle Azioni per il clima e beni comuni.
“Abbiamo voluto questa iniziativa nella settimana europea dello sviluppo sostenibile per rilanciare il
Piano del Lavoro della Cgil – ha spiegato -. Oggi, a tre anni dal lancio del Piano, si conosce meglio la
portata della crisi: il rilancio dell’occupazione, dignità e qualità del lavoro erano le linee guida di quel
testo, che rilanciava l’intervento pubblico in economia con la creazione diretta di posti di lavoro. Nel
Piano si diceva che la ricchezza del paese è in sé, indicando – tra le altre – le opere strategiche nella
manutenzione del territorio, energie rinnovabili, conoscenza, ricerca, università e servizi alla persona. I
nuovi settori verdi – dunque – non sono solo necessari, rappresentano anche una possibilità di sviluppo”.
Il Piano del Lavoro “ è stata un’importante intuizione politica della Cgil, non compresa da questo governo
che pensa invece di affrontare la crisi con gli strumenti tipici del liberismo”. Così Gianni Di Cesare. “Per
noi il Piano è lo strumento giusto – ha spiegato -. Attualmente abbiamo un incremento di occupazione
solo tra i 55enni per i noti effetti della riforma pensionistica. Il lavoro dell’esecutivo non è assolutamente
all’altezza: basti dire che la disoccupazione è passata dal 10,6% di tre anni fa all’11,4% del marzo di
quest’anno, è un dato strutturale. Da una parte c’è la disoccupazione giovanile che va oltre il 40%, poi c’è
quella femminile e i disoccupati di lunga durata che sono l’anticamera della povertà. Siamo in piena crisi
del lavoro”.
C’è poi la seconda crisi, ovvero quella ambientale e climatica: “Non è solo locale, è una crisi globale
legata alle vicende del clima – ha proseguito Di Cesare -, la situazione di oggi rispecchia un fallimento:
negli ultimi 15 anni sono cresciute di un terzo le emissioni dei gas serra, le quantità di C02 nell’aria, sono
stati gli anni più caldi di sempre nel pianeta. Per definire una risposta dobbiamo partire da questo
scenario”. Qui si inserisce la grande questione della decarbonizzazione: “C’è bisogno di gestire con cura i
processi di transizione del lavoro – ha osservato -, ma resta un nodo fondamentale. Serve un impegno
forte economico e finanziario per spostare la situazione, a partire dal governo italiano che deve aggiornare
il piano per lo sviluppo sostenibile. Il problema non si affronta con un approccio a breve termine”.
La Cgil ha già una sua proposta: un intervento pubblico in grado di creare un “big push”, una forte spinta
per la creazione di posti di lavoro nei settori verdi. “Di questa spinta oggi c’è sempre più bisogno,
mettendo insieme le necessità dell’ambiente e quelle del lavoro. Per parlare ai lavoratori – secondo Di
Cesare – occorre dare loro una speranza, ovvero una spinta significativa verso l’occupazione green. Nel
Def del governo non c’è nessun segno di inversione di tendenza, quindi qualcosa non sta funzionando.
Serve la creazione diretta di lavoro per giovani e donne nei comparti verdi”. In tal senso un ruolo
fondamentale possono avere le città: “Oggi sono inefficienti, bisogna riorganizzarle con una nuova
sostenibilità, per esempio rivedendo con serietà il ciclo dei rifiuti. Alle città sostenibili poi si può
collegare un aumento dell’occupazione”, ha concluso.
LA DISCUSSIONE
Nell’arco del dibattito ha preso la parola Alex Sorokin, presidente di InterEnergy. “Gli ostacoli maggiori
allo sviluppo sostenibile – a suo avviso – sono il pensiero dominante, che non aiuta in questo momento e
anzi va in senso contrario. Poi c’è la povertà dei Paesi in via di sviluppo: gli Stati molto poveri non
riescono ad occuparsi anche dell’ambiente”. Gravi responsabilità spettano ai governi occidentali: “L’altro
problema è che – a molti livelli – non si fanno interventi di larghe vedute, si agisce solo a breve termine.
Al contrario, la quarta rivoluzione industriale deve avere una caratteristica fondamentale: deve essere
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