La corruzione nella visione renziana
“Se non combatti per porre termine alla corruzione e al marciume, finirai col farne parte.”
Joan Baez
Si verifica una corruzione quando un pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio stringe accordi con
il privato per favorirne gli affari e trarne a sua volta vantaggi economici o simili personali. “L’Italia sarà alla
guida dell’Europa” dichiarò a gran voce, baldanzosamente, il premier Matteo Renzi assumendo la guida del
semestre europeo nel 2014. A quella dichiarazione fece subito, come d’abitudine, seguire i fatti, l’Italia si è
piazzata al primo posto, ma non nella crescita, nella classifica della corruzione europea. Bisogna concedergli
che gli immani sforzi, a suo dire prodotti, qualcosa hanno conseguito, lo score del nostro paese è salito di
ben 1, dicasi 1, punti conseguendo un risultato assoluto di 44 su 100. Ma grazie al peggioramento dei
concorrenti alla poco ambita graduatoria della corruzione, abbiamo recuperato ben 8 posizioni rispetto al
2014 attestandoci al 61° posto su 168 paesi nella graduatoria mondiale come certificato dal prestigioso
Corruption Preceptions Index del 2015 redattto da Transparency International.
I paesi del nord svettano con la Danimarca a 91/100 e la Finlandia a 90/100, ma eccellenti risultati li ha
conseguiti pure la tanto bistrattata Grecia. E’ vero che si parla di corruzione percepita e non accertata, per
le oggettive impossibilità ad adottare questa seconda definizione, ma è anche vero che sono necessarie 3
fonti di dati per essere presenti in graduatoria e l’Italia ne fornisce ben 7, possiamo quindi rivestire di
attendibilità i dati riportati. Il 53% dei paesi del G20 ha un valore inferiore a 50 che è considerata la soglia
sotto cui si hanno seri problemi di corruzione, Europa centrale ed Asia hanno 10 punti di vantaggio
sull’Italia e la Germania del dieselgate vanta un ottimo 81/100.
Travolto i paese dagli scandali, a partire dal caso Expo a Mafia Capitale, il governo ha creato questa
authority anti-corruzione affidandola al magistrato Raffaele Cantone, quello che lascia perplessi è la solita
abitudine di non lasciare lavorare la persona in questione, ma di usarne il nome ‘pulito’ per immagine, ogni
emergenza viene affidata a chi può garantirne la faccia pubblica con la propria privata. Berlusconi non a
caso faceva lo stesso, il suo emulo prediletto non pare deciso a cambiarne i modi, c’è bisogno a Roma? Ecco
ricorrere a Cantone, che per quanto poco possa dormire ha pur sempre giornate di 24 ore, difficile capire se
possa occuparsi di tutto al massimo delle sue responsabilità ed al contempo appare incomprensibile come
lo Stato non possa contare su più figure che possano occuparsi di emergenze, ma debba sempre rivolgersi
sul nome del momento, forse più voglia di dare immagine che sostanza.
Su tutto questo si innesta la vicenda Guidi, se appare perlomeno strano che un Ministro della Repubblica
diventi parte offesa dopo aver promesso di far passare un emendamento a favore del suo compagno, forse
per offese essendo stata paragonata ad una sguattera, è veramente inconcepibile come il premier del
paese se la prenda con le intercettazioni che hanno fatto venire a galla il marcio, salvo poi rimangiarsi tutto
di fronte alle giuste reazione dell’opinione pubblica. Come è sconsolante che lo stesso Renzi giustifichi il
tutto come un errore della Guidi, ma che non ci siano illeciti nel suo comportamento, evidentemente gli
risulta una pratica normale emendare leggi in senso ad personam così come appare scontato che un altro
Ministro della Repubblica, la virginale Maria Elena Boschi, si limiti a firmare tutto senza entrare nel merito
di niente, una sguattera guatemalteca ed una passacarte, questo è il governo del PD di Renzi, ad maiora.
MAURIZIO DONINI