Da infolampo: Malati cronici, Economia mondiale
Rapporto Cittadinanza attiva: Malati cronici abbandonati
a se stessi e alle famiglie.
Presentato il Rapporto nazionale sulle politiche della cronicità dell’associazione. Tagli ai servizi,
burocrazia e difficoltà sul lavoro, farmaci, assistenza domiciliare: i principali problemi segnalati dalle
persone con malattie croniche. Per curarsi si può
arrivare a spendere fino a 7mila euro l’anno solo
per farmaci, visite ed esami extra Ssn. Senza
contare le spese per badanti o Rsa.
“Tra tagli ai servizi, eccessiva burocrazia e difficoltà
nel conciliare la patologia con il proprio lavoro, la
vita dei malati cronici è tutta una arte di
arrangiarsi”. Questo il quadro a tinte fosche che
emerge dal XIV Rapporto nazionale sulle politiche
della cronicità del Coordinamento nazionale delle
Associazioni dei malati cronici (CnAMC) di
Cittadinanzattiva, presentato a Roma dal titolo “La
cronicità e l’arte di arrangiarsi”. Il Rapporto nasce
da dati acquisiti da 38 associazioni/federazioni
nazionali di persone con malattie croniche e rare
aderenti al CnAMC, ed è stato realizzato grazie al
contributo non condizionato di MSD.
Per 90% malati cronici i tagli mettono a rischio
salute. Nel documento si parte con l’evidenziare il fenomeno: “Il 38,3% dei residenti in Italia ha almeno
una fra le principali patologie croniche (nell’ordine ipertensione, artrite/artrosi, malattie allergiche,
osteoporosi, bronchite cronica e asma bronchiale, diabete). Uno su cinque ha due o più malattie croniche.
Di questo universo, meno della metà (42%) si dichiara in buona salute”.
Ma come si sentono assistite queste persone? Il focus inquadra subito uno dei problemi chiave: la carenza
di risorse. “Oltre il 90% delle Associazioni teme che tagli ai servizi e riduzione delle risorse economiche
comportino un aggravamento delle proprie condizioni di salute. E ben il 76% mette in evidenza criticità
legate a tagli e riduzioni: il 70% afferma che la riduzione del personale nei centri specialistici ha avuto
effetti immediati sulle liste di attesa che, per quasi il 62%, si sono allungate; il 57% denuncia la chiusura
di reparti, il 45,7% la riduzione delle ore o dei cicli di riabilitazione; il 37% ha visto ridurre le
agevolazioni a sostegno dei malati e nella stessa percentuale la contrazione dell’assistenza domiciliare”.
Assistenza territoriale al palo. Una Associazione su tre riscontra la mancanza assoluta di servizi
alternativi sul territorio: a farne le spese sono soprattutto i servizi socio-assistenziali, con una
preoccupante ricaduta negativa sui servizi di trasporto per i disabili che quasi il 78% dei pazienti ritiene
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Carta dei diritti: da domani al via la
raccolta di firme in tutte le Marche
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Economia mondiale, la sfida dei sindacati agli squilibri
globali
Oggi (7/4) a Tokyo le organizzazioni dei lavoratori hanno presentato le proposte da sottoporre al
prossimo vertice del G7. Tra i temi centrali la riduzione delle diseguaglianze che crescono sempre più
nel mondo e l’impoverimento del lavoro
di Fausto Durante
Oggi a Tokyo alle ore 14,00 (le 7,00 in Italia) si è svolto un incontro tra i sindacati dei paesi del G7 e le
strutture sindacali internazionali Ituc, Etuc, Tuac. L’incontro, organizzato e ospitato dal sindacato
giapponese Rengo, ha avuto come oggetto la discussione del documento con le richieste dei sindacati al
prossimo vertice del G7 in programma per il 26 e 27 maggio nella località giapponese di Ise-Shima. Le
richieste principali, elaborate in cooperazione dal Comitato sindacale consultivo presso l’Ocse (Tuac) e
dalla Confederazione sindacale internazionale (Ituc), e condivise dai sindacati di Usa, Canada, Germania,
Italia, Francia, Gran Bretagna e Giappone, riguardano le principali sfide per l’economia mondiale.
Ridurre le disuguaglianze crescenti nel mondo – soprattutto gli squilibri nella distribuzione della
ricchezza, l’impoverimento del lavoro, le difficoltà di accesso ai beni comuni e ai sistemi di protezione
sociale – è per il sindacato internazionale il primo obiettivo per cui battersi oggi. In parallelo, devono
crescere l’attenzione e l’impegno per gli incrementi dei salari su scala globale e per la creazione di buona
occupazione, specie per i giovani e le donne; così come deve essere messa in campo, di fronte al
permanere della crisi economica, una fortissima azione di contrasto alla disoccupazione che parta dal
ritorno a una politica di investimenti pubblici e privati in grado di invertire la tendenza alla diminuzione
dei posti di lavoro. Ridurre la disoccupazione è possibile solo se riprendono politiche economiche
orientate alla crescita, agli investimenti in infrastrutture, alla sostenibilità ambientale delle produzioni,
alla riconversione green dell’attività manifatturiera, alla difesa dei servizi pubblici.
La sfida dell’integrazione di rifugiati e migranti, l’impegno per costruire condizioni contrattuali ed
economiche decenti nelle catene globali della fornitura – così importanti nel ciclo produttivo delle grandi
imprese multinazionali, ma dove si verificano i casi più evidenti di sfruttamento del lavoro, sottosalario,
insicurezza nelle condizioni e nella salubrità del lavoro, ricorso al lavoro minorile in tante aree del
mondo, spesso con il silenzio e la passiva acquiescenza di molte imprese e di marchi importanti in diversi
settori –, la lotta per l’eguaglianza di genere, le azioni necessarie per affrontare le questioni legate al
cambio climatico e a quanto concordato nella recente conferenza sul clima di Parigi, completano il quadro
delle richieste del sindacati del G7 ai leader del mondo.
Su proposta della Cgil è stato convenuto di includere nelle richieste uno specifico riferimento alla
necessità, specie dopo la divulgazione del documento noto come “Panama Papers”, di una forte iniziativa
volta a contrastare l’evasione delle tasse e le frodi tributarie, attraverso la lotta ai paradisi fiscali e a tutte
le opportunità di evadere gli obblighi verso il fisco da parte dei detentori di grandi patrimoni e delle
imprese, la cui disinvoltura nella scelta delle sedi sociali per pure convenienze di bilancio e di profitti per
gli azionisti è ormai uno scandalo da far cessare.
Le richieste dei sindacati sono state trasmesse direttamente al primo ministro giapponese Shinzo Abe,
dato che proprio il Giappone detiene la presidenza di turno del G7. Il premier Abe ha incontrato la
delegazione del sindacato nella sede del governo giapponese e si è impegnato a discutere il documento
consegnatogli nella riunione di maggio. Al di là del risultato concreto, su cui dovremo aspettare lo
svolgimento del prossimo vertice del G7, è significativo che il premier giapponese abbia incontrato i
sindacati e ascoltato le loro richieste, insistendo sulla necessità del dialogo e della collaborazione tra le
parti per affrontare e vincere le sfide globali. Un messaggio che speriamo sia ascoltato e ripreso dall’Italia,
che avrà il prossimo turno di presidenza del G7.
Fausto Durante è responsabile delle Politiche europee e internazionali della Cgil
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globali