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Cambia il commercio, non cambiano le rappresentanze sindacali!

chipstarLa trasformazione del settore commerciale e se vogliamo la sua rapida evoluzione verso il negozio monoprodotto o monoservizio ha la sua identificazione precisa in alcune tipologie merceologiche e nel contempo spazza via a decine vecchi negozi, illustri insegne e distribuzione di prodotti oramai “confinati” nei grandi centri commerciali, all’interno dell’offerta dei supermarket. La yogurteria, la patatineria, evoluzione e segno dei tempi dell’antesignana piadineria, le gelaterie, le pizzerie in serie, le erboristerie, i ristoranti tematici, piuttosto che le calzetterie o le lavanderie self service, ma un fenomeno nuovo e del tutto inaspettato è rappresentato dalla diffusione dell’autonoleggio, rappresentano il volto di un Paese in rapida trasformazione insieme al suo settore economico più tradizionale, legato spesso all’impegno e alla tradizione famigliare, il commercio. Sono migliaia i nuovi negozi, sono soprattutto le grandi catene a farla da padrone, ma un posto di rilievo in alcune tipologie spetta anche a giovani imprenditori, professionisti associati, li potete trovare sotto le insegne inconsuete dei Dentisti associati, centri di dimagrimento, fiorai, supermercati bio, centri ottici, supermercati per animali, servizi postali e uffici in coworking. Tutti uniti cercano in città la migliore location e le opportunità non mancano viste le numerose chiusure avvenute nel recente passato ed ancora in corso. In molti casi le nuove aperture sono legate ad un progetto di franchising, settore che cresce a doppia cifra, ma vige in particolare la regola della massima specializzazione, lo sviluppo delle reti è uno degli elementi fondamentali della nuova vitalità del settore. Nell’anno appena trascorso i consumi secondo gli ultimi report di Rds Consulting sono cresciuti di pochissimo, ma nel 2016 ci si aspetta una impennata  sensibile e Confimprese stima intorno al 18% l’incremento sul 2015, grazie alle nuove aperture e quindi alla nuova offerta, ma anche ad un clima generale più favorevole.  Il franchising in particolare, trainato in alcune regioni da progetti specifici di sostegno per l’insediamento all’interno dei centri storici, spinge la crescita di alcuni settori merceologici, calzature e abbigliamento, arredamento, GDO, immobiliare, ristorazione tra gli altri, facendo leva su costi di investimento sempre più bassi e il valore aggiunto dei servizi in rete. A tanta vitalità fa riscontro l’inadeguatezza e la visione troppo tradizionale delle associazioni di categoria, dalle più piccole e locali alle grandi centrali nazionali, incapaci di “seguire” l’andamento del fenomeno e costrette a rincorrere la dinamicità di un settore che evolve sotto la spinta di società e brand a livello nazionale e internazionale. D’altro canto in molti casi queste organizzazioni non hanno al loro interno, né tra i propri consulenti, le professionalità giuste per “assistere” i nuovi imprenditori, le catene di franchising e neppure sono in grado di “pianificare” con gli enti locali uno sviluppo equilibrato del territorio, rimanendo sempre più spesso ostaggio di operazioni settoriali, di iniziative localistiche, prive di un respiro generale.

ARES