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Da Infolampo: Diseguaglianze e Unioni Civili

ob_74947b_uguali-diritti-la-vignettaRapporto Fondazione Di Vittorio: le insostenibili diseguaglianze del sistema Italia

Un Paese sempre più spaccato in due e che procede a due velocità, con grandi e profonde differenze tra nord e sud. Un Paese dove la soddisfazione sulla qualità della vita è calata di 22 punti negli ultimi 10 anni (addirittura 17 negli ultimi 5), a dimostrazione di quanto la crisi economica abbia avuto impatto sulla vita delle persone. E’ quanto emerge dal “Rapporto 2015 sulla qualità dello sviluppo in Italia”, realizzato dalla Fondazione Di Vittorio della Cgil e dall’istituto di ricerca Tecnè.

Il rapporto misura lo stato di salute del Paese e le disuguaglianze territoriali, utilizzando 87 indicatori di base, raggruppati in 10 macro-aree di analisi per valutare la qualità dello sviluppo. Qualità delle abitazioni, beni posseduti dalle famiglie, caratteristiche del territorio, condizione di salute degli individui, relazioni amicali e partecipazione sociale, servizi socio assistenziali e sistema culturale, struttura economica, equità economica, soddisfazione per la qualità della vita. Da questa analisi risulta che, l’indice complessivo della qualità dello sviluppo, utilizzando come base di confronto la media nazionale (indice base Italia = 100), colloca il nord-est al primo posto con 111 punti, seguito dal nord-ovest (107), dal centro (103), mentre il sud e le isole si fermano molto più in basso, con l’indice a 87 punti. Del rapporto si parlerà oggi su Radio Articolo 1 durante la trasmissione Elleradio delle 12: Molto ottimismo, poca ripresa. Interverranno Carlo Buttaroni di Tecnè e il presidente della Fondazione Giuseppe Di Vittorio, Fulvio Fammoni

La crisi non è finita. La Cgil  non è sola nel sostenere le nuove difficoltà che l’Italia e l’Europa devono affrontare in campo economico. Ci sono vari centri studi e ricerche (Cmr e Centro Studi Confindustria, per esempio) che mettono in evidenza la ripresa della fiducia, ma nello stesso tempo sono costretti ad ammettere i tanti ritardi del sistema nazionale. La Cgil lancia invece un nuovo indicatore economico per monitorare l’economia reale. Se ne parla oggi sulle pagine del Corriere Economia con un articolo di Enrico Marro. Intanto la Fondazione Di Vittorio presenta il suo rapporto annuale sulla crescita delle diseguaglianze.

Barbi (Cgil): Per uscire dalla crisi servono investimenti pubblici

“Se non c’è ripresa dell’occupazione, non si potrà parlare di ripresa. Una parola che è stata molto abusata in questi anni per celare la verità. Il governo italiano, ad esempio, ha detto che la ripresa è iniziata alla fine dell’anno e che la crisi  l’abbiamo messa alle nostre spalle, poi la produzione industriale italiana è tornata subito in territorio negativo. La verità è che non si vuol mettere le mani a una politica veramente

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Unioni civili, facciamo chiarezza

Cosa prevede il disegno di legge Cirinnà in discussione in Parlamento? Facciamo chiarezza

di  Redazione

Non possiamo sapere cosa accadrebbe in Italia nel caso di un referendum propositivo sul diritto di famiglia, come è accaduto ad esempio in un paese a forte vocazione confessionale cattolica qual è l’Irlanda. Ma sappiamo che una parte non così irrisoria del paese voterebbe a favore di un riconoscimento dei diritti delle famiglie composte da persone dello stesso sesso, e probabilmente anche su una piattaforma più ampia di quella contenuta nello stesso disegno di legge Cirinnà.

Lo sappiamo perché assistiamo a un gioioso proliferare di manifestazioni a sostegno del disegno di legge – le piazze #svegliatitalia, che stanno colorando di punti rossi tutto lo stivale con gli appuntamenti per il prossimo sabato 23 gennaio –  e anche perché ce lo insegna la storia degli ultimi quarant’anni.

Quelle poche volte che cittadini e cittadine sono state chiamate a esprimersi per abrogare leggi che prendevano atto di un’evoluzione della società in contrasto con il dettato integralista cattolico (pensiamo al tentativo di abrogare la legge sul divorzio e al tentativo di abrogare la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza) uomini e donne di carne e sangue si sono opposti.

Perché le donne e gli uomini vivono nel mondo reale, dove è evidente la necessità di disciplinare, regolamentare nel diritto situazioni che esistono nei fatti, che appartengono all’esperienza diretta o indiretta di tutti.

Sappiamo poi, che le famiglie sono in costante evoluzione, che esistono nei fatti “specifiche formazioni sociali” di configurazione differente che esprimono legami d’affetto, solidarietà, amore che sono solidi, duraturi, consolidati; “formazioni sociali” che solo la normativa tarda a riconoscere mentre il contesto sociale, le comunità territoriali, le scuole, le altre famiglie, nella maggiorparte dei casi riconoscono, rapportando si ad esse sulla base del riconoscimento di quello che sono, famiglie.

Chi ha amici o amiche che vivono in coppia con persone dello stesso sesso, sa che sono persone anche con figlie e figli, che se ne prendono cura, che sono impegnati in meravigliose feste di compleanno, a condividere ricette di dolci e suggerimenti su come continuare a far finta che Babbo Natale esista, rimedi omeopatici per il raffreddore invernale e numeri di telefono di dentisti che riescano a curare i figli senza spaventarli. Persone che fanno famiglie. Uguali e diverse dalle altre, con le dinamiche tipiche delle famiglie.

Capita allora di restare sconvolti quando in una di queste famiglie succede “qualcosa” di imprevisto – una malattia, una separazione, un incidente – e i legami di fatto, quelli che riconosciamo come legami di fatto, non vengono tutelati come legami di diritto. Perché solo allora ci accorgiamo che queste famiglie sono diverse dalle nostre, meno tutelate, invisibili agli occhi della legge.

Di questo si occupa il disegno di legge Cirinnà. Mettere ordine, fare chiarezza, iniziare a riconoscere e tutelare nella legge realtà che esistono nei fatti.

Il testo della proposta di legge parla chiaro: “Il Capo I introduce ex novo nel nostro ordinamento l’istituto dell’unione civile tra persone dello stesso sesso quale specifica formazione sociale, ai sensi dell’art. 2 della Costituzione. Il Capo 2 reca invece una disciplina della convivenza di fatto, sia eterosessuale che omossessuale, orientata essenzialmente a recepire nell’ordinamento legislativo le evoluzioni giurisprudenziali già consolidate nell’ambito dei diritti e dei doveri delle coppie conviventi”.

Si parla di diritti e doveri di reciproca assistenza e contribuzione ai bisogni comuni, di diritti di successione, di diritto a permanere nella casa comune e di successione nel contratto di locazione, di estensione alle coppie di fatto della facoltà di godere, a parità di condizioni, di titolarità all’accesso alle graduatorie per l’assegnazione degli alloggi di edilizia popolare, di obbligo di mantenimento alimentare in caso di cessazione della convivenza di fatto, di riconoscimento del lavoratore convivente che presti stabilmente opera nell’impresa dell’altro come se fosse un collaboratore familiare, di possibilità di essere nominati tutori del proprio convivente in caso di inabilità, di parificazione dei diritti del convivente a quelli del coniuge superstite nel caso di risarcimento danni procurati dalla morte del convivente di fatto, di regime patrimoniale della coppia, cause di nullità e annullamento.

E certo, si parla anche di permettere alla parte dell’unione civile di ricorrere all’adozione non legittimante nei confronti del figlio naturale dell’altra parte. La stepchild adoption, l’adozione del “figliastro” – ovvero la possibilità di adottare figli che già esistono, hanno già un legame affettivo con le persone che considerano i propri genitori, ma sono legalmente riconosciuti – e riconoscibili – solo da uno di loro.

Un’adozione, peraltro, limitata – per questo “non legittimante” – perché sancisce il legame solo tra

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