To be happy or not to be happy
L’indice iHappy è un algoritmo basato sui cinguettii in rete di Twitter che misura la felicità delle provincie
italiane. Al di là del valore o meno, comunque gli ideatori sono matematici e statistici universitari, quindi
più che degni di attenzione, quello che si evidenzia è come la classifica cambi di giorno in giorno,
Se un giorno la provincia più felice è Lecco al nord, il giorno seguente può benissimo essere Brindisi
all’estremo sud, l’accento è evidente sulla estrema volatilità dell’animo umano, basta poco per passare da
uno stato emozionale ad un altro, dalla gioia alla depressione, dalla felicità alla noia.
Si usa dire che queste sono le cose che differenziano gli uomini dagli animali, invero sicuramente anche i
nostri amici privi di parole, quanto spesso vorremmo che anche molti umani lo fossero, provano emozioni.
Lo scodinzolare del cane o il fare le fusa del gatto ne sono gli esempi più immediati, ma quello che pare
differenziare l’uomo dall’animale in questo campo è la sincerità e la complessità. Essere felici è diventato
un dovere sociale, il “come stai?” è diventato un assioma la cui risposta è scontatamente banale, mai
nessuno o quasi vi verrà a dare una risposta negativa. Per non passare per degli “sfigati”, passatemi il
termine d’uso comune, è d’obbligo asserire che tutto va bene, che poi si passi più tempo nei letti adulterini
per convenienza o per noia o ci si trascini stancamente tra diete e mortali format televisivi poco importa,
ma nella società dell’apparire essere “trendy” è il mantra.
Altro cantone è la complessità dell’animo umano rispetto a quello animale, se i nostri sinceri amici vivono
stati d’animo semplici e granitici, agli umani basta poco per variare il proprio stato, anche solo un
avvenimento lontano ed ignorato fino a pochi momenti prima può provocare un cambiamento d’umore. In
questo i media ed i comportamenti politically correct fanno la parte del leone, se cade un aereo russo in
Egitto con centinaia di morti la tragedia passa praticamente ignorata, mettere la bandiera dello zar sul
proprio profilo facebook non è socialmente trendy, ma se gli stessi caduti sono di un paese “amico”, si
addobba il letto come se sotto la doccia cantassimo la marsigliese a giorni alterni, uno di quei casi in cui la
morte non rende uguali.
Last but non least direbbero gli anglo-sassoni, è assodato scientificamente che l’uomo è l’unico animale che
tende all’infelicità, se il nostro cane raggiunto il benessere se lo gode nella sua semplicità estrema, l’uomo
vede questo stato come insoddisfacente, vuole di più, per finire regolarmente all’opposto, un vero e
proprio ossimoro umanistico. Una avidità sociale che divora ogni velleità di ragionevolezza come un moloch
affamato di anime, non basta stare bene, bisogna mostrare al mondo di poter avere od essere ancora di
più, la lunga scala dell’assunzione nell’Olimpo dei felicissimi, essere additati come quelli che “loro sì che
stanno bene”, suscitare l’invidia del piacere raggiunto, ma è veramente raggiunto?
MAURIZIO DONINI