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infolampo, sulle pensioni!

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i due lampi di oggi       29 settembre 2015    Click qui La Bacheca dello Spi delle Marche

1 – È bavaglio, ma non si dice

2 – Pensioni flessibili, ultima suggestione di Renzi: cosa sono

 

www.radioarticolo1.it

È bavaglio, ma non si dice

Il diritto dei cittadini di essere informati viene cancellato per legge, anzi con una semplice delega al governo! Viene vietato ai giornalisti di fare compiutamente il loro dovere di informare. Ci avevano già provato ma erano stati fermati

di Silvia Garambois

Stop alla pubblicazione delle intercettazioni se non hanno rilevanza penale: chi è “occasionalmente coinvolto” non dovrà finire sui giornali. Lo ha deciso la Camera, ora lo dovrebbe ratificare il Senato: al bavaglio alla stampa manca solo l’ultimo nodo. Un nodo scorsoio.

Solo per restare alla cronaca più recente, questo divieto vuol dire che non sapremmo nulla del Rolex regalato al figlio del ministro Ministro Lupi (intercettazione per l’inchiesta sulle Grandi Opere), quel dono che a papà è costata la poltronissima da ministro, anche se nessuno ha mai pensato che fosse una questione “penalmente perseguibile”. Così non sapremmo nulla dei rapporti tra la ministra alla Giustizia Annamaria Cancellieri e la famiglia “amica” Ligresti, e le loro telefonate proprio nei giorni in cui c’erano pressioni per ottenere i domiciliari di una delle arrestate per il caso Fonsai. O ancora, l’imbarazzante storia delle telefonate tra Matteo Renzi e il generale della Finanza Michele Adinolfi…

Per chi ha la memoria un po’ più lunga, significa che da Tangentopoli a Calciopoli, dal crac Cirio agli spionaggi Telecom, non sapremmo nulla: semplicemente questi scandali non avrebbero mai visto la luce nella loro complessità. Magari qualcuno sarebbe pure finito in galera, ma molti dei protagonisti di quelle pagine nere di storia sarebbero rimasti tranquillamente al loro posto.

Significa che il diritto dei cittadini di essere informati – e non soltanto su chi è condannato! – viene cancellato per legge, e viene vietato ai giornalisti di fare compiutamente il loro dovere di informare. Ci aveva provato Berlusconi, prima ci aveva provato persino Mastella (quando c’era la “bufera Telecom”), ma erano stati fermati. Ora la Camera non ha neppure approvato un articolato di legge ma una semplice delega al governo. Una ennesima delega al governo.

Adesso tocca al Senato. E a tutti quelli che hanno a cuore la libertà e le libertà costituzionali.

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www.lettera43.it

Pensioni flessibili, ultima suggestione di Renzi: cosa sono

Lasciare il lavoro prima. Col sistema contributivo. Per favorire il turn over. Creando più equità padri/figli. Il Pd ci pensa. E il bacino è di 10 milioni di voti…

di Francesco Pacifico

Ha promesso ai dipendenti nuovi sgravi per le assunzioni.

Ha garantito agli statali l’aumento contrattuale fermo quasi da un lustro.

Si è impegnato a ritoccare (al ribasso) il forfait per gli autonomi.

E vuole cancellare l’Imu sulla prima casa, alzare gli investimenti al Sud e bloccare gli aumenti dell’Iva.

Un Matteo Renzi così generoso non può scontentare certamente i pensionati.

BACINO DA 10 MILIONI DI VOTI. Che sono 10 milioni, uno dei principali bacini elettorali del Partito democratico.

In un primo tempo il premier aveva desistito e dato retta al suo ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che anche nelle ultime ore ha ricordato che «la flessibilità», intesa come ritiro anticipato dal lavoro, «non è a costo zero».

FAVORIRE IL TURN OVER. Poi nel mondo renziano è passata una suggestione rafforzata dai ragionamenti del presidente dell’Inps, Tito Boeri: anticipare il pensionamento può garantire sia un maggior turn over nelle aziende tra lavoratori anziani e giovani sia l’accettazione del metodo di calcolo contributivo – assegno pensionistico basato esclusivamente sui contributi versati durante la vita lavorativa e non sull’ultimo stipendio – per chi vuole ritirarsi prima.

Creando una maggiore equità tra padri e figli.

Un intervento più generale costa 5 miliardi l’anno (© Ansa) Da sinistra, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, il premier Matteo Renzi e il titolare dell’Economia Pier Carlo Padoan.

Questo è lo stato dell’arte nel mondo politico, con la maggioranza riformista del Pd che si è unita alla minoranza più vicina alle istanze sindacali per superare la legge Fornero.

Ma le ricette sono diverse. Anche perché la norma che porta il nome dell’economista torinese, alzando l’asticella dell’età di ritiro verso i 67 anni, garantisce all’Italia di mantenere un avanzo superiore al 3%.

In quest’ottica un intervento più generale costa circa 5 miliardi all’anno, quanto l’Unione europea è pronta a scontare all’Italia in cambio delle riforme.

Che difficilmente potrebbero essere recuperati con le penalizzazioni previste dalla proposta Damiano-Baretta.

SERVE IL ‘CONTRIBUTIVO’. Delle due l’una: o chi ottiene un pensionamento anticipato accetta di ricalcolare l’assegno con il metodo contributivo, oppure – nella prossima Legge di stabilità – ci sarà spazio soltanto per piccoli sprazzi di flessibilità.

In questo secondo scenario potrebbero ottenere un’uscita anticipata le donne con i figli e quei lavoratori che, perso il lavoro, non hanno altri redditi o ammortizzatori fiscali.

Parallelamente gli uomini del Tesoro e il ministero del Lavoro starebbero studiando un intervento più generale, che però non scatterebbe prima di un paio di anni.

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