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BANKITALIA INCHIODA LO IOR IN PROCURA

000ior00Così può essere riassunto il giudizio della Banca d’Italia sull’Istituto opere religiose, la Banca Vaticana sotto inchiesta alla Procura della Repubblica di Roma.

L’indagine è esplosiva. Perché nel fascicolo, prossimo alla chiusura, è finita un’ampia relazione dei tecnici di Palazzo Koch che hanno confermato i complessi accertamenti del Nucleo di polizia valutaria della Guardia di finanza, al comando del generale Giuseppe Bottillo. L’inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto Nello Rossi e dai sostituti Stefano Rocco Fava e Stefano Pesci, nel cui registro degli indagati figurano i nomi degli ex vertici dello Ior, Paolo Tulli e Massimo Cipriani, accusati di abusivismo bancario e finanziario. Fari investigativi sono stati accesi anche su presunti casi di riciclaggio, reato di cui potrebbero rispondere entrambi gli ex funzionari. Con Tulli e Cipriani ci sono altri due indagati, cittadini italiani laici che avrebbero avuto conti correnti allo Ior e che rispondono dei reati di riciclaggio e bancarotta fraudolenta. Ma andiamo con ordine.

BANKITALIA

Come detto l’inchiesta è alle battute finali. Entro la fine di settembre, infatti, i magistrati potrebbero notificare agli indagati l’avviso di chiusura delle indagini preliminari, atto solitamente propedeutico alla successiva richiesta di rinvio a giudizio. L’impianto accusatorio sarebbe solido e confermato anche dalla relazione di Bankitalia. Stando a quanto emerso, infatti, i tecnici hanno passato al setaccio i risultati investigativi della Procura, raggiungendo un duro giudizio sulla condizione attuale dello Ior. Risulterebbe, infatti, che l’Istituto continua a celare l’identità dei propri correntisti, col rischio che sia violata la normativa antiriciclaggio. Si tratterebbe di una gestione «opaca» dei conti correnti che, stando alla Santa Sede, possono essere aperti esclusivamente da soggetti del clero. Nei fatti, però, così non sarebbe. Le varie inchieste svolte dalla Procura di Roma hanno dimostrato come dello Ior si siano serviti (e continuino a servirsi) laici. Ci sarebbe un vero e proprio «sistema» per celare l’identità dei titolari dei depositi, conti correnti che fisicamente non sono all’interno della Banca Vaticana ma in vari istituti di credito sparsi in tutto il mondo (in Italia solo la Banca del Fucino). Un modo che ben potrebbe essere utilizzato per portare illegalmente all’estero la valuta.

IL «SISTEMA» IOR

Gli investigatori coordinati dal generale Bottillo sono riusciti a tracciare un nitido schema di come sia stata costruito questo «sistema». Si tratta di un vero e proprio “calderone” in cui confluiscono e si mischiano soldi di tutti i correntisti dello Ior. Il denaro viene spostato dall’Istituto vaticano in varie banca del mondo senza che, però, siano comunicati i nominativi dei titolari dei soldi. Negli atti si legge che «dagli accertamenti svolti (…) si è visto come lo Ior si avvale di istituti di credito presso i quali intrattiene numerosi rapporti di conto corrente che vengono utilizzati» per varie operazioni finanziarie. Si tratta di manovre che «sono fatte dallo Ior anche per conto della sua clientela». Per la Procura, si tratta di una «confusione globale» delle disponibilità economiche «di diversa provenienza e natura che caratterizza i conti Ior». Infatti, è annotato, «nel momento in cui determinate somme vengono messe a disposizione dell’istituto da terzi (quindi laici, ndr ) o dalla propria clientela istituzionale esse si confondono con l’insieme delle disponibilità dello Ior, con la conseguenza che un’ipotetica origine delle somme si svincola completamente dalla sua destinazione». Dunque, «emerge non solo un’incertezza sulla destinazione delle somme», ma anche «l’esistenza di un meccanismo tale per cui anche i passaggi intermedi tra l’origine della provvista e la sua fuoriuscita dai conti Ior non possano essere monitorati dall’Autorità di vigilanza».

Ivan Cimmarusti

http://www.iltempo.it/cronache/2015/09/16/bankitalia-inchioda-lo-ior-e-attiva-la-procura-1.1457621

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