Il Parlamento ascolti l’Europa dei diritti
Unioni gay: la Corte Europea dei Diritti umani ha condannato l’Italia per violazione del diritto alla
vita privata e familiare perché il vuoto legislativo discrimina le coppie gay in quanto le priva di diritti
e obblighi di base.
“Una sentenza importante che va nella direzione giusta perché ribadisce il diritto di ogni persona al
rispetto della vita privata e familiare: ora il Parlamento italiano deve ascoltare l’Europa dei diritti”.
E’ quanto dichiarano Daniela Barbaresi, Segretaria regionale della CGIL e Cinzia Massetti,
responsabile dell’Ufficio Nuovi Diritti della CGIL.
Anche attraverso l’Ufficio Nuovi Diritti che da diversi anni opera nel territorio per promuovere il
pieno riconoscimento dei diritti, sia nell’ambito lavorativo che nella vita privata, delle lavoratrici e dei
lavoratori indipendentemente dal proprio orientamento sessuale e identità di genere, la CGIL ha
condiviso e continua a sostenere la richiesta della coppia fanese, Fausto ed Elvin, di ottenere il
riconoscimento della propria unione.
Peraltro, la scelta di importanti Comuni come Pesaro e Ancona che hanno istituito il registro delle
unioni civili, pone le Marche tra le regioni in prima fila rispetto alla tutela dei nuovi diritti.
Finchè le unioni gay non verranno pienamente riconosciute, non si potranno superare le
discriminazioni in ambito sociale e lavorativo; si pensi alle discriminazioni per mancato
riconoscimento delle detrazioni per familiari a carico, degli assegni familiari, dei permessi, della
pensione di reversibilità ecc.
“In alcuni contratti aziendali e nazionali siamo riusciti a far riconoscere alcuni diritti anche a coppie
LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, transgender) quali permessi, misure di conciliazione dei tempi di
vita e di lavoro” – prosegue Cinzia Massetti – “;ma, mentre in tema di obblighi (oneri e tributi), vi è
uguaglianza, in tema di riconoscimento di diritti si discriminano le persone in base al loro
orientamento sessuale. Auspichiamo quindi che il nostro Governo e il Parlamento, tanto solerti ad
ascoltare l’Europa in tema di austerità, lo siano altrettanto in tema di diritti umani, dimostrando che
quella Carta dei diritti partita dal nostro Paese nel 1950 vi possa far ritorno con una piena
accoglienza e rispetto di tutti i suoi cittadini”.
E’ bene ricordare che l’articolo 8 della Convezione Europea dei Diritti dell’Uomo stabilisce che ogni
persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e della
propria corrispondenza e che non può esservi ingerenza di una autorità pubblica nell’esercizio di
tale diritto a meno che tale ingerenza sia prevista dalla legge e costituisca una misura che, in una
società democratica, è necessaria alla sicurezza nazionale, alla pubblica sicurezza, al benessere
economico del Paese, alla difesa dell’ordine e alla prevenzione dei reati, alla protezione della
salute o della morale, o alla protezione dei diritti e delle libertà altrui.
Ancona, 22 luglio 2015