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Crolli di Borsa in Cina: in tre settimane 10 PIL della Grecia

Borsa: Tokyo apre in calo (-1,27%) con Wall Street e yenI lettori ci sono testimoni di quanta attenzione viene dedicata in questi mesi e settimane alla crisi greca, tanto più alla vigilia del referendum indetto dal governo Tsipras sulle vessazioni degli usurai della trojka. Ma vogliamo lo stesso aprire una finestra su un’altra crisi, che al momento coinvolge solo chi punta sulle borse cinesi, ma che ha riflessi potenzialmente enormi sul mondo. Mentre per vicinanza e facilità culturale, nel bene e nel male, tutti gli europei sanno quel che accade ad Atene, la Cina non ci è vicina (almeno sui media). Solo gli specialisti si sono accorti che in meno di un mese la borsa di Shanghai e quella di Shenzhen sono crollate del 25%, mandando in fumo un controvalore pari a 10 volte il PIL della Grecia.
Più sotto proponiamo all’attenzione dei lettori una corrispondenza da Shanghai per il sito Rischio Calcolato, che racconta con tono quasi scanzonato alcuni fatti che in realtà parlano di drammi improvvisi, estesi, giganteschi: le tipiche fiammate sociali che esplodono in occasione dei grandi crack borsistici causando improvvise tragedie esistenziali e suicidi, panico e paura di contagio finanziario, per giunta in un paese dove tutto corre verso l’essere grande e veloce. Anche nei disastri.
Senza anticipare troppo, c’è una prima riflessione: la crisi sistemica può avere sviluppi improvvisi e capaci di collegarsi. Se ad esempio qualcuno spera che l’equazione della crisi greca sia risolta da un cavaliere bianco (o giallo) che arriva da Pechino, ora dovrà mettere nel conto nuove incognite che complicheranno i calcoli: in Cina hanno le loro gatte da pelare. E se le grandi riserve di dollari incamerate per decenni dai fondi sovrani vorranno correggere il crollo di borsa cinese, magari dovranno disinvestire da altre parti, innescando altre crisi (vedi gli USA). Vedremo.
Per ora la Cina ha una finanza meno interconnessa di altri paesi, ma niente in quest’epoca è davvero completamente sconnesso. La crisi in borsa riflette (amplificando follemente l’ampiezza) il rallentamento nell’economia reale cinese. Troviamo così le tendenze globali, tutte in grado di interagire fra di loro. Troppa liquidità non ha trovato mete remunerative e si è congelata nelle alchimie finanziarie e nei debiti. Pertanto il capitale non ha abbastanza sbocchi nel reale, e allora li trova nelle bolle speculative o rapinando interi popoli.
Sullo sfondo c’è un ulteriore pericolo, visto che definiamo questa come una crisi sistemica. Le crisi sistemiche bruciano i libri contabili in guerra, e in effetti i focolai si moltiplicano. Cercare alternative a questo sistema economico suicida diviene una questione di sopravvivenza.
Buona lettura.

Pino Cabras