La moda dell’Associazionismo
INTERVISTA AL DR. SALVATORE COSTANTINI E AL DR. MASSIMO
PALERMO
Quando si parla del sociale il primo pensiero è rivolto alle tante validissime
onlus e fondazioni che si occupano di grandi progetti di ricerca e sostegno a
livello internazionale, ma il sociale è un mondo abbastanza vasto e alcune
volte si rischia di finire dentro il vortice delle solite associazioni rinomate, del
resto ogni paese in Italia ha le sue associazioni o club per eccellenza che si
occupano in modo per certi versi “maniacale” del sociale. La parola sociale
può significare tutto e niente e per molti è solo una parola da poter sfruttare in
alcuni contesti e/o situazioni. Occuparsi del sociale prevede e richiede
innanzitutto l’assunzione di responsabilità su tutti quei processi che vedono
come unico scopo generale il bene e il sostegno sociale. Il Dr. Salvatore
Costantini di Messina ha dichiarato durante un convegno riguardante il tema
del sociale tenutosi lo scorso 17 maggio che:
“La risorsa e i risultati rappresentati dalle tante associazioni sociali, onlus,
fondazioni, organizzazioni ecc.. è sempre riconducibile a quei valori
democratici ancorati alla partecipazione e alla rappresentanza nella vita
essendo sicuramente un elemento imprescindibile per chi opera nel sociale,
non bisogna però confondere la rappresentanza in protagonismo sociale e
purtroppo in molti casi, oggi avviene proprio questo.”
Ascoltare chi la pensa in modo non sempre convenzionale è sempre
interessante e il giovane Dr. Massimo Palermo di Salemi, amministratore
unico della società massinvest, ha pure dichiarato che:
“L’occuparsi del sociale inteso come conseguimento di finalità sociali,
culturali, di ricerca e sostegno nell’interesse di tutti è un qualcosa di
indispensabile, l’occuparsi del sociale inteso come conseguimento di uno
pseudoprotagonismo sociale nel sponsorizzare finalità che vedono come
scopo centrale non tanto la collettività ma chi sponsorizza, non serve proprio
a nulla. Esistono associazioni e club che per molti rappresentano un qualcosa
di socialmente valido e rinomato, per me in alcuni casi non sono altro che uno
strumento utile a parecchi iscritti nel cercare di essere pseudoprotagonisti a
livello sociale, nulla di più. L’occuparsi del sociale vede comunque molte
strade, non avviene per fortuna solo nel modo e nel campo associazionistico.”
Due brevi riflessioni che rappresentano una parte della realtà, che forse si nutre
anche da quel pseudoprotagonismo riguardante un determinato mondo del
sociale, fatto da persone che vedono come obiettivo non tanto la collettività
ma la propria persona che ambisce a essere quello che forse non potrà mai
diventare. Non bisogna quindi confondere la rappresentanza e la promozione
sociale in protagonismo, oggi il problema principale sta proprio in questo. In
conclusione, una parte dell’associazionismo sociale dovrebbe assumere le
connotazioni di una reale e vera adesione di soggettività sociale attraverso
persone e forme adeguate che non significhino strumentalizzazione o
colonizzazione ma valorizzazione reale finalizzata al solo bene comune.
Alfredo Riviello