Festival del Paesaggio, gran finale domenica a Montecarotto con ‘Arte nel parco”
Domenica 7 giugno a Montecarotto una passeggiata-evento tra le creazioni
selezionate da Inteatro
Una passeggiata nella natura tra suggestioni artistiche è l’evento che domenica 7 giugno a
Montecarotto chiuderà il Festival del Paesaggio, rassegna promossa dall’Unione Montana dell’Esino
Frasassi e dal Gal Colli Esini S. Vicino insieme con un ampio partenariato nell’ambito del progetto
Tur 2. L’appuntamento è alle ore 17 al Parco del Trabocco con “Arte nel Parco”, percorso che
accompagnerà i partecipanti alla scoperta delle installazioni e performance realizzate sul posto dai
tredici artisti selezionati tramite bando da Inteatro per Ecomuseo del Paesaggio, sezione del Festival
che vede il coordinamento scientifico di Giorgio Mangani. Via via si materializzeranno immagini,
suoni e visioni che invitano a guardare il paesaggio esteriore ed interiore attraverso nuovi sguardi. E
allora ecco un manichino senza volto che evoca un mondo ribaltato, i colori sfolgoranti di una natura
dipinta, sassi che diventano sculture alla ricerca di un equilibrio, le lettere dei matti che il pubblico
deciderà se salvare, e ancora le parole di Tolstoj per una riflessione sul rapporto uomo-natura o le
onnipresenti ‘faccine’ del linguaggio digitale da appendere agli alberi per descrivere uno stato
d’animo.
Ecco in dettaglio i progetti selezionati: “Mondo alla rovescia” del Gruppo Boote (Jesi – Santa Maria
Nuova), “Serie di paesaggi” di Giovanni Branciforte (Jesi), “Le parole altrimenti mancanti” di Federico
Brocani (Jesi), “La casa di Phi” di Laura della Valle (Macerata), “Sui sassi” di Francesca Fava
(Fabriano), “Di passaggio” di Federica Loredan (Genova), “Roba Naturale” di Arianna Mandolesi
(Fermo), “How are you today?” di Francesca Pierelli (Sirolo), “L’anello mancante” di Yuri Punzo –
Luoghi Comuni (Fermignano), “Salutatechidomandadime” di Alice Toccacieli – Luoghi Comuni
(Fermignano), “Harmoniques” di Laurent Trezegnies (Belgio), “Ci metto una pietra sopra” di Gianluca
Valeriani (Fermo) e “Il bosco politico #2” di Tamara Vignati (Ancona – Parigi).
La regista e attrice Adriana Zamboni guiderà questo viaggio, durante il quale, come nello spirito del
Festival, si cercherà una relazione con il pubblico, sia in alcune performance che nella ricerca
dell’opera migliore: i partecipanti potranno votare il progetto preferito con una scheda che verrà
consegnata all’inizio della passeggiata.
Sarà possibile raggiungere il Parco del Trabocco unicamente tramite la navetta gratuita, messa a
disposizione dall’amministrazione comunale, che transiterà tra piazza della Vittoria e il Parco dalle
ore 16 alle 17, e dalle 19 alle 20 per il ritorno.
Per il Festival inoltre, Palazzo Baldoni ospita la mostra “I luoghi del cuore di Montecarotto”, frutto del
lavoro di ricerca sulla vita dei borghi condotto dal Sistema Museale della Provincia di Ancona (orario:
sabato 17-20 e domenica 10-13 e 17-20).
Con l’incontro di arte e natura, sintesi emblematica dei temi ispiratori della rassegna, si chiude il
Festival del paesaggio, che dal 13 maggio al 7 giugno ha acceso di eventi il territorio dei Colli Esini
Frasassi. Il Festival è stato realizzato nell’ambito del progetto di promozione turistica Tur 2,
cofinanziato dal Gal Colli Esini S. Vicino grazie al Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e
sostenuto da un ampio partenariato, con l’Unione Montana dell’Esino Frasassi nel ruolo di capofila.
Ingresso libero. Info 331 7610782; www.colliesinifrasassi.it; facebook: Colli Esini Frasassi .
Moretti Comunicazione
Isabella Tombolini
“MONDO ALLA ROVESCIA”
GRUPPO BOOTE (JESI – SANTA MARIA NUOVA)
Ispirate dalla lezione surrealista e dadaista − della quale Montecarotto è custode nel prezioso e
originale Museo della Mail Art − al Parco del Trabocco due querce secolari e una panchina si
trasformano nello scenario invertito e stravolto della visione e della percezione consueta di una
passeggiata al parco. Le querce affondano le loro radici in aria, un manichino senza volto
padroneggia sulla panchina senza alcuna volontà di azione specifica, se non quella di chiedere, a chi
osserva, di convertirsi al suo mondo ribaltato di posizioni sovvertite. È il vuoto del cielo il mondo
vero in cui si perde lo sguardo del manichino. Come se volesse condurci ad uno stato conoscitivo
oltre la realtà (surrealtà),
l’uomo-manichino espande, in libertà, tutte le sue potenzialità immaginative, accedendo a ciò che
sta oltre il visibile, oltre il cielo fisico. Il lavoro si avvale di tutti i materiali e le forme disponibili nel
luogo − il ready-made della natura − e costruisce un’opera minimalista, lasciando l’interpretazione
di un possibile messaggio interamente al singolo individuo.
“SERIE DI PAESAGGI”
GIOVANNI BRANCIFORTE (JESI)
L’intento poetico di questa istallazione è mostrare come lo scenario naturale, quando non è
concepito come elemento accessorio per la composizione di un’opera o semplice rappresentazione
di un luogo, ma viene sentito e narrato pittoricamente dall’artista come tema autonomo, esprime
una forza evocativa che coinvolge l’osservatore.
La serie di paesaggi proposta nasce dalla libera sperimentazione di come l’ambiente naturale,
dinamico di per sé, possa attraverso i cambiamenti di luce, ombra e toni cromatici disegnare lo
spazio e la profondità in modo del tutto inatteso.
Le opere sono state realizzate nell’arco di un periodo abbastanza lungo. Ho osservato il fiume, lo
scorrere dell’acqua, il variare del paesaggio con i cambi di stagione e nei vari momenti del giorno
cercando di cogliere ciò che avveniva con il variare della luce per ricostruire poi idealmente sulla
tela la dinamicità di tutto questo scorrere materico e temporale.
Le opere proposte sono state realizzate con tecnica mista su legno ,tela e carta di bambù.
“LE PAROLE ALTRIMENTI MANCANTI”
FEDERICO BROCANI (JESI)
Vorrei poter costruire, con l’aiuto del pubblico, un’opera che rappresenti il più nettamente possibile
un aspetto specifico del territorio. Più che una passione la definirei una missione dove
tenteremo, di mettere in salvo tutte quelle parole che non usiamo più per non perdere la memoria
di quello che siamo stati. Il tutto per definire l’immaginario di un’epoca; conoscerla serve ad
allargare lo sguardo sulla realtà, a cogliere sfumature a cui mai avremmo pensato e dettagli che
fanno la differenza. Coinvolgerò il pubblico nella ricerca e nella raccolta delle parole cadute che
rischiano di sparire e che andranno ad incastrarsi l’una con l’altra solamente se tutti noi saremmo
aperti verso l’altro. Il progetto vuole essere un tentativo non ultimo di risveglio essenziale per
momenti di vera e propria condivisione e sentimento popolare perché bisogna (pre)occuparsi di più
delle parole che parlano di quello che siamo. Quelle che funzionano a mo’ di scrigno
dell’anima. Questa cultura popolare non si deve spegnere, ma ardere per bruciare la fiamma della
filosofia poetica.
“LA CASA DI PHI”
LAURA DELLA VALLE (MACERATA)
canne, spago, yuta
13 x21 m, 2015
La lumaca è bene ancorata alla terra e mentre si muove da un luogo a un altro porta con sé la sua
dimora, costruendone anno dopo anno, sin dalla nascita, la sua delicata architettura.
Questa immagine si fa metafora della vita contemporanea essenzialmente divisa tra il bisogno di
costruire stabilità e sicurezza attorno a qualcosa di materiale, e la necessità di mobilitarsi portando
con sé ciò che si è accumulato e ottenuto, così da rafforzare un modello mentale che protegge e
rassicura.
Eppure la spirale – il guscio della lumaca -, simbolo per eccellenza dell’infinità della natura, riassume
in sé duplici aspetti – pieno/vuoto, stabile/mobile, interno/esterno, fragile/solido – mostrandoci
attraverso queste dicotomie che anche ciò che appare solido ed eterno rimane essenzialmente
effimero, soggetto all’erosione naturale del tempo.
“SUI SASSI”
FRANCESCA FAVA (FABRIANO)
La performance in pietra e natura consiste nella creazione di sculture di sassi uniche ed effimere
realizzate unicamente mediante l’utilizzo di sassi e l’ applicazione delle leggi della Fisica e della
forza di gravità. La ricerca dell’equilibrio tra gli elementi comporta l’esercizio della concentrazione e
della percezione del fluire armonico della vita.
Le dinamiche tensionali vengono azzerate nel punto di equilibrio raggiungendo uno stato di quiete
fisico e mentale: dal materiale all’immateriale, dal peso alla leggerezza nell’annullamento delle
forze che porterebbero i sassi a cadere; le sculture così create, senza elementi aggiunti ed
integralmente in pietra locale, sono pervase da un senso intrinseco di fantastico e di meraviglia
scaturito dal vedere sassi come magicamente sospesi: anche i sassi possono volare!
“DI PASSAGGIO”
FEDERICA LOREDAN (GENOVA)
Ideazione/coreografia/composizione musicale/interpretazione: Federica Loredan
Con il sostegno di BFGE – The Bogliasco Foundation, Centro Culturale Mojud
Essere di passaggio. Sfiorare un posto senza metterci radici, forse senza tornarci più, ma portarne
addosso i segni nella prossima tappa. Abitare il luogo per pochi minuti, senza lasciarvi una traccia.
Passare di lì “per caso”. Ma niente è per caso e tutto si rivela un tramite.
Passare da un luogo ad un altro, trasformarsi da uno stato ad un altro, evolversi.
Un ponte.
Scrive l’artista: “Affascinata da tempo dal tema dell’acqua, per sonorità e immaginario e legata nelle
mie creazioni all’ambiente circostante, mi sono trovata a lavorare in diverse occasioni, per
performance in situ, in riva al mare, sul greto di un fiume, accanto a una fontana. Nel tempo l’acqua
, da semplice elemento scenografico e a volte limite dinamico-spaziale, è diventata elemento
sonoro, evocativo, co-protagonista in un dialogo ritmico e narrativo.”
“ROBA NATURALE”
ARIANNA MANDOLESI (FERMO)
Naturale sinonimo di ordinario, normale, comune, consueto, logico, ovvio, regolare e legittimo.
Naturale sinonimo di istintivo, innato, originario, spontaneo, semplice ed immediato.
Roba naturale vuole riflettere sui comportamenti e tendenze della nostra epoca. Appesa ad un
albero una ex tossica dialoga con la foresta pregando affinché altri corpi non cadano nella trappola
della “roba naturale”. Danzando con la terra invocando gesti lontani, si va alla ricerca di un
movimento guidato da impulsi ed attitudini infantili.
La foresta ci mette alla prova dicendo solo quello che siamo pronti ad ascoltare. Anime anche loro
gli alberi, scavano nel silenzio svegliando i nostri sogni nascosti ed incubi peggiori.
“HOW ARE YOU TODAY?”
FRANCESCA PIERELLI (SIROLO)
In un mondo in cui l’unico mantra che recitiamo è lo slogan della Nike, in cui la Coca-Cola è
proprietaria del concetto di felicità e l’autostima è contenuta nell’armadietto dei cosmetici, l’unico
linguaggio possibile per l’artista Francesca Pierelli è quello pubblicitario. Nel progetto che sarà
presentato a Montecarotto, delle emoticon appese agli alberi del Parco ci racconteranno lo stato
d’animo dei protagonisti della passeggiata.
“L’ANELLO MANCANTE”
YURI PUNZO – LUOGHI COMUNI (FERMIGNANO)
“Le radici, quelle degli alberi, in realtà le abbiamo anche noi,
Essere umani come alberi, legati da radici invisibili ad un terreno,
Ad un luogo che ci nutre e ci cresce…”
Uno scherzo dell’evoluzione, un imprevisto che pone la questione di dove tracciare il limiti
dell’umanità. Dove inizia l’uomo?
Quante sono le specie di confine che abbiamo dimenticato per fare spazio all’idea di uomo che
si adatta meglio alla nostra aspettativa.
Questa deviazione dal naturale percorso ci fa porre l’attenzione sul legame inestricabile tra
noi e l’elemento naturale e di conseguenza sulla cura che dovremmo riservare alla terra che
viviamo, ci coglie di sorpresa, distratti di fronte all’evidenzia che non possiamo ferire lei
senza fare del male anche a noi.
“SALUTATECHIDOMANDADIME”
ALICE TOCCACIELI – LUOGHI COMUNI (FERMIGNANO)
A Volterra c’era il Manicomio. Quando l’hanno chiuso, hanno lasciato tutto lì. Ora quel posto sembra
una carcassa di un animale preistorico, sventrato, che si lascia attraversare, vedere dentro, e se ci vai
puoi trovare di tutto, come dentro la pancia di una balena: vecchi ricettari dei medici, sedie, materassi e
portavivande. Le cose dei matti. Frammenti che evocano storie in assenza di soggetti. Cento lettere mai
spedite dentro quell’enorme ventre vuoto. Richieste di aiuto, di visite, di danaro, mai giunte a
destinazione che raccontano un’umanità variegata, sorprendente, caustica. Vorrei portarle dentro il
bosco perché, come al manicomio, l’uomo lì dentro diventa più piccolo, si mette in disparte e ascolta
meglio. Vorrei che qualcuno potesse leggere e accogliere quelle richieste, vorrei trovare per quelle
parole dei destinatari ideali. Il pubblico che partecipa alla performance potrà decidere se le lettere
debbano restare a sciogliersi nella foresta o se salvarne qualcuna e spedirla con l’intento di dare avvio
ad una virtuosa catena di ascolto.
“HARMONIQUES”
LAURENT TREZEGNIES (BELGIO)
Nel suo lavoro l’artista belga ricerca un approccio relazionale con i luoghi, servendosi di nastri
colorati con cui connette alcuni elementi-chiave del paesaggio . Tuttavia, l’opera non è il nastro né
gli oggetti che esso evidenzia, ma è lo spazio che in tale procedimento viene descritto, e, dunque,
reinventato. Lo spirito degli interventi di Laurent Trezegnies è quello di evidenziare prospettive e
punti di fuga inediti anche per i residenti che, in tal modo, sono costretti a mettere a fuoco
differenze o dettagli a cui mai avevano fato caso prima.
“CI METTO UNA PIETRA SOPRA”
GIANLUCA VALERIANI (FERMO)
La realizzazione dell’opera dell’architetto Gianluca Valeriani, si basa sulla ricerca dell’equilibrio tra
pietre. Un cammino lungo e difficile che esige calma e umiltà in totale sintonia con l’ambiente.
Un’immersione nel silenzio e nell’ascolto della natura che si traduce in un cammino di conoscenza,
un continuo processo di riflessione/elaborazione tra l’uomo e la natura fino a trovare il punto
d’equilibrio, scambio percettivo tra soggetto e pietra.
Energia potenziale condensata che aspetta di liberarsi-esplodere-crollare.
Equilibrio e profondità sono i temi su cui lavoro negli ultimi anni.
“IL BOSCO POLITICO #2”
TAMARA VIGNATI (ANCONA – PARIGI)
E’ un’azione performativa partecipata che si propone di essere un invito alla riflessione sul rapporto
uomo-natura con la lettura di alcuni brani di Lev Tolstoj. Nel Parco vi è una postazione fissa di
caccia; la caccia é un paradosso in cui il cacciatore pur identificandosi con la natura la uccide. La
lettura avviene camminando e le pagine del libro sono condivise con il pubblico e con l’ambiente
circostante.
“Arte nel parco” è condotto dalla regista e attrice Adriana Zamboni.
Adriana Zamboni nel 1975 è cofondatrice del Laboratorio Teatro Settimo, vi collabora fino al 2001.
Si occupa di invenzione e realizzazione di spettacoli teatrali, elaborazione di progetti e laboratori
che riguardano l’Ambiente, il teatro pedagogico, allestimenti di mostre e installazioni urbane,
produzioni grafiche e video.
Collabora con alcune importanti realtà teatrali e artistiche Italiane per produzioni teatrali-
multimediali,(Associazione Inteatro di Polverigi (An), Giallo Mare Minimal Teatro di Empoli (Fi),
Cantieri Teatrali Koreja di Lecce, Teatro Regionale Alessandrino, Segni d’Infanzia di Mantova,
Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea); è referente per il
progetto teatro-scuola della città di Settimo Torinese con oltre 40 laboratori di teatro, video e arte.
Recentemente ha condotto con Compagnia3001 il progetto “Dire, Fare, Non Discriminare”
sostenuto dal Fondo Sociale Europeo su 30 scuole Piemontesi sul tema della non discriminazione.