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Unioni dei Comuni un altro flop, a caro prezzo!

000unionedeicomuniPerché l’Italia dei flop? Perché non vi è provvedimento, legge, decreto, norma alla quale questo Paese si attenga in maniera scrupolosa e ne segua pedissequamente l’attuazione. Un flop è stato l’azzeramento delle Provincie, trasformate di fatto in Enti di secondo grado, consegnate ad una fase di incertezza normativa ed economica, con i dipendenti in fibrillazione per il loro futuro e il loro stipendio. Un flop è il Jobs Act, crescono infatti i contratti in virtù delle ricontrattualizzazioni con gli sgravi fiscali contenuti nello Sblocca Italia, ma l’efficacia del Jobs Act è tutta da dimostrare in quanto a ripresa dell’occupazione, senza una vera ripresa economica. Un flop è Garanzia Giovani, progetto europeo per i giovani fino a 29 anni non occupati e non impegnati in un corso di studi. Hanno fatto acqua i centri per l’impiego, non attrezzati a gestire le profilazioni dei giovani, le adesioni scarse delle aziende al progetto e le istituzioni, regioni e Provincie in esta. Un flop è l’ultimo provvedimento contro i vitalizi dei parlamentari, che salva il vitalizio alla gran parte dei condannati, in seguito “riabilitati”, la casta salva un parte della casta! Un flop ancora più grande è l’unione dei Comuni. Il Ministero degli Affari regionali a fine marzo aveva stanziato a questo proposito ben cinque milioni di euro per incentivarle e l’Anci si era fatta portavoce dell’esigenza di avviare la fase delle fusioni nell’ottica di un risparmio complessivo della spesa. Invece l’Anci, con l’avvallo autorevole della Corte dei conti deve registrare un aggravio di costi, piuttosto che una riduzione e quindi la metodologia usata non ha prodotto risultati efficaci. Le Unioni erano state sancite dal decreto legge n° 78 del 2010, con l’obbligo di aggregare tutti gli enti con meno di 5 mila abitanti. La norma è stata modificata dalla legge 54 del 2014, ma le unioni sono state un autentico flop. Alla fine dello scorso anno erano solamente 309 con 1.440 comuni su un totale di 5.639 interessati dall’accorpamento, lasciati liberi di operare in virtù di proroghe e di finanziamenti regionali che dovrebbero portare al completamento dell’operazione. In sole tre Regioni, Emilia Romagna, Liguria e Friuli Venezia Giulia, guidae da piddini seguaci del premier, sono stati spesi circa 6 milioni di euro per realizzare poche decine di unioni.

ARES