E la chiamano riforma
La Camera ha approvato in seconda lettura le riforme costituzionali, che ora tornano in Senato. 357 i sì e 125 i no. «Voto riforme ok alla Camera. Un paese più semplice e più giusto. Brava Maria Elena Boschi, bravo Emanuele Fiano, bravi tutti i deputati di maggioranza #lavoltabuona», ha commentato Matteo Renzi su twitter. Presenti in aula Fi, Sel, Lega e anche Sc, mentre i banchi di M5s sono rimasti vuoti. «Abbiamo fatto quel che abbiamo sempre detto. #avanticosì», scrive su Twitter, il leader di Ncd Angelino Alfano.
Scompare il Senato, così come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi per far posto a 95 tra consiglieri regionali e sindaci, oltre a 5 “senatori” nominati dal Capo dello Stato. Vedremo i frutti, ma già da ora possiamo essere certi dei frutti di questa “riforma” frettolosa e abborracciata. L’esecutivo pare voglia mettere a segno alcuni fatti, indipendentemente dalla qualità delle riforme. La prova? Riforma “abolizione” delle Provincie, Garanzia Giovani, riforma delle ferie dei magistrati, Jobs Act e cosi di seguito.In alcuni casi i frutti avvelenati già si vedono, come gli esuberi tra i dipendenti delle provincie in difficoltà ad essere ricollocati.