8 MARZO 2015. LE DONNE VOGLIONO LAVORO, STESSA RETRIBUZIONE E STESSI DIRITTI
Sette lunghi anni di crisi hanno lasciato ferite profonde nella vita delle donne.
Una crisi pagata a caro prezzo dalle donne, le prime ad essere espulse dal mondo del lavoro e le
ultime a rientrarvi.
Nel 2014, le donne licenziate nelle Marche sono state 10.000 che hanno portato a 40.000 il
numero delle donne in cerca di un lavoro che non riescono a trovare (ovvero, più del doppio di 10
anni fa).
Il tasso di disoccupazione femminile raggiunge il 12,7%, tra i più alti delle regioni del Centro-Nord,
e drammaticamente alta è la disoccupazione delle giovani donne balzata al 40,9%: dunque una
ragazza su due vive il dramma e la frustrazione di cercare inutilmente lavoro.
Donne che ogni giorno si misurano con un lavoro che non c’è o è precario, discontinuo, incerto,
sottopagato, povero e senza tutele.
Donne costrette a fare i conti con diseguaglianze occupazionali e di reddito ulteriormente
aggravate dalla crisi che ha spinto anche l’Unione Europea a lanciare la campagna “Equal Pay
Day” per la parità salariale.
Anche nelle Marche, la disparità nei settori privati, arriva a livelli insopportabili. Secondo gli ultimi
dati dell’INPS, le 188.000 lavoratrici dipendenti percepiscono una retribuzione lorda media
annua di 14.600 euro a fronte di 21.500 euro percepiti dagli uomini.
Dunque, non solo le lavoratrici marchigiane hanno retribuzioni piuttosto inferiori alla media
nazionale (2.100 euro annui in meno), ma soprattutto percepiscono 6.900 euro lordi annui meno
degli uomini con conseguenti ripercussioni negative anche sulle loro pensioni.
In altri termini, una lavoratrice dipendente riceve una retribuzione media lorda giornaliera di 64
euro, pari a 25 euro in meno rispetto ad un uomo (-39%).
Differenze notevoli dovute solo in parte al maggior ricorso al part time da parte delle donne, ma
soprattutto ad una maggiore precarietà e minore durata dei contratti, a un’occupazione fatta di
lavori più poveri. Differenze ancora consistenti, nonostante la crisi abbia ridotto il ricorso allo
straordinario e al salario accessorio, spesso commisurato al tempo lavorato, fattori che
penalizzano le donne.
Ma in ogni caso si tratta di differenze che parlano di un modello produttivo e sociale ancora
troppo svantaggioso per le donne e che non valorizza le competenze e le energie espresse dal
lavoro femminile. Un sistema con troppi elementi di arretratezza che vanno rimossi.
E allora, questo 8 marzo, raccogliamo l’appello dell’attrice americana Patricia Arquette, che nel
ricevere l’Oscar, dedicandolo a tutte le donne, ha dichiarati che “adesso è ora di ottenere la
parità di retribuzione una volta per tutte e la parità di diritti per tutte le donne”.
Buon 8 marzo a tutte!
Ancona, 6 marzo 2015
Per la CGIL Marche
Daniela Barbaresi
Per la CISL Marche
Cristiana Ilari
Per la UIL Marche
Claudia Mazzucchelli